Serena Patrignanelli – La fine dell’estate | Premio Calvino

Stranger Things nel Quartiere

di Mario Desiati

Serena Patrignanelli
LA FINE DELL’ESTATE
pp. 352 , € 18,
NN, Milano 2019

La fine dell’estate di Serena Patrignanelli è un romanzo di difficile collocazione negli schemi attuali e nelle suddivisioni della narrativa contemporanea. Per alcuni potrebbe essere mero romanzo di formazione. Oppure il proverbiale romanzo distopico. Romanzo mondo. Romanzo di fame e guerra. Certo è un romanzo di caratteri forti, grandi scene madri e sviluppo narrativo affidato all’evoluzione dell’introspezione dei personaggi più che all’incedere dei conflitti. Questa caratteristica rifugge dalle attuali regole generali dove il pathos ha più valore dell’approfondimento, le trame si rendono fitte piuttosto che affidarsi all’evoluzione psicologica. La fine dell’estate è invece un romanzo corale, una storia ambientata nel variopinto ma povero Quartiere, che sin dall’appellativo tautologico mostra quanto questo romanzo si muova anche e soprattutto per i grandi archetipi della letteratura. Infatti c’è la guerra, c’è una carestia che incombe, c’è la necessità della sopravvivenza e c’è la purezza dei suoi protagonisti. Pochi adulti, e molti bambini di undici anni che però pensano come diciottenni, e al lettore può anche venire il dubbio che in realtà possano essere adulti che non sono mai cresciuti, uomini che si difendono così dalla guerra che è alle porte. Due di loro, Pietro e Augusto si ingegnano nella costruzione di un motore a legna perché manca la benzina (dettaglio importante per l’innesco delle avventure di due dei protagonisti) e mutano il loro grado di innocenza nei confronti della realtà senza mai perderla. “Per mettere insieme tutti questi pezzi e per farli funzionare servivano una quantità di tubi e valvole e tappi e guarnizioni, e sistemi per controllare l’intero processo dal posto di guida, che causavano un’esplosione del lavoro” scrive l’autrice, mostrando come faceva Nabokov quando descriveva una rotella o un meccanismo, il funzionamento non solo del motore a gasogeno, ma del modo di pensare dei suoi personaggi. Ammettendo nel finale che è un mondo quasi fantastico che si rinnova continuamente, dove ciò che appare frutto dell’esperienza era solo illusione, “quello che sembrava un punto d’arrivo era meno che un punto di partenza, e non iniziavano stagioni che durassero per sempre”.

Il Quartiere si svuota mentre incombe un conflitto che però non sembra mai palesarsi realmente, se non nelle conseguenze che indirettamente ha nella vita dei personaggi principali. È come se ciò portasse alle ragioni di una sconfinata libertà: i genitori partono, le scuole chiudono, gli sfollati come fa Semiramide, di cui Augusto si innamora, conducono assieme mondi nuovi, mondi impensabili per chi è nato e cresciuto nel Quartiere. Questo portato rende Semiramide il personaggio più sorprendente dell’intero romanzo anche se appare poche volte. “Aveva respirato la stessa aria nuova e fragrante quando avevano lasciato la vecchia casa e si erano spostate al Quartiere, anche allora era radiosa, Semiramide, e piena di aspettative…” Anche nella carestia e nella guerra ci sono fonti di luce e lei è una di queste fonti. 

Il libro racconta un mondo possibile che viene vissuto da esseri che credono nell’uomo pur non essendo ancora uomini, un mondo dove non tutto è ciò che appare, in cui la letteratura prende l’impegno di smarginare i contorni, la realtà non sembra mai quello che sembra come hanno fatto in libri analoghi grandi scrittori del Novecento a cui si può pensare leggendo quest’opera (Trilogia di K. di Agotha Kristof potrebbe essere il riferimento più facile e scontato, ma viene in mente anche La storia di Elsa Morante).

“Le previsioni di Pietro erano sbagliate. L’errore stava nel credere che le cose potessero essere definitive, che quello che arrivava sarebbe rimasto, e quello che era andato perso sarebbe stato perso per sempre. In realtà, tutto era labile. Ogni stato era reversibile, poteva essere vera una cosa e vero il suo contrario”. È proprio come scrive l’autrice, un mondo ufficiale e un mondo sottosopra, così come le realtà di Stranger Things: a chi scrive come Serena Patrignanelli spetta proprio il compito di non lasciare le cose così scontate come sembrano.