Contiene sei testi rari selezionati dal Centro studi internazionali Primo Levi di Torino.
Il cuore del numero di ottobre 2015 è Primo Levi: il solo scrittore italiano integralmente tradotto in inglese in un’unica grande opera unitaria. Un’edizione paragonabile ai Complete Works, che l’editore Liveright manda in libreria il 15 ottobre negli Stati Uniti, non è stata dedicata neppure a Machiavelli o Dante. L’Indice accompagna idealmente questo grande evento, editoriale e culturale, dedicando all’autore di Se questo è un uomo uno speciale curato dal Centro studi internazionali Primo Levi di Torino. Lo speciale contiene sei testi rari (con una circolazione limitata e una visibilità ancor minore) nei quali si possono cogliere anticipazioni di temi di grande portata e di libri futuri.
Un breve cenno solo ai due testi di natura recensoria.
Il primo riguarda il suo lavoro: il chimico che chiuso nel suo laboratorio ricerca un modo per avere la meglio sulla materia inanimata, pur nel suo isolamento e peculiare mestiere, rappresenta l’archetipo atavico e universale dell’umana condizione e, proprio in questa sua incessante ricerca, trova la fonte della sua nobiltà. Una rapida e pregnante intuizione che si trova nella recensione al libro di Fabrizio De Sanctis (Il chimico), cui segue il rammarico che il suo autore non si sia addentrato (di più e meglio) nella descrizione di quel mestiere, esaltazioni e fallimenti compresi. La recensione è del 1961 e anticipa di quattordici anni l’uscita dei racconti del Sistema periodico (1975). All’opposto di ogni nobiltà c’è un’“empietà (che) lascia attoniti”: quella dei burocrati dello sterminio nazista. Trapela dalle loro notule di servizio: le loro disposizioni sanguinarie e feroci sono pacate, impersonali e meccaniche. Non ci troviamo davanti a belve, ma a impiegatucoli solerti, indifferenti all’orrore sotteso dalle loro parole, “cannibali in mezze maniche”. Levi intuisce che si tratta di una nuova forma di perversione, che non ha nulla di titanico, ma è ordinaria piccola e meschina, in una recensione (al libro di David Rousset, Le Pitre ne rit pas) del 1952. Gli echi del celeberrimo saggio di Hannah Arendt sulla banalità del male sono evidenti, ma quest’ultimo vedrà le stampe undici anni dopo, nel 1963. Recensioni autoriali, lampi, piccoli saggi, pensieri fecondi che andavano maturando.
Il “libro del mese” che segue lo speciale è Primo Levi di fronte e di profilo di Marco Belpoliti (Guanda), un riesame complesso e articolato della produzione leviana che spazia dalla genesi delle opere ai raccordi che, tra le opere stesse, si instaurano e si possono seguire a partire dai lemmi. Ne scrivono Domenico Calcaterra e Alessandro Cinquegrani, nati entrambi nel 1974. L’interesse per i testi di Primo Levi continua ad arricchirsi di nuove pubblicazioni, e, come il testimone di una staffetta, a passare di generazione in generazione.
La consultazione dello Speciale Primo Levi è ora disponibile integralmente: