Per Aldo Fasolo

In ricordo di Aldo Fasolo

di Davide Lovisolo

“L’Indice” nacque quarant’anni fa, nel 1984, per iniziativa di un gruppo di intellettuali che si richiamava al modello delle più prestigiose riviste internazionali, quali la “New York Review of Books”. Quel gruppo si proponeva di creare anche in Italia uno strumento di orientamento, grazie alle recensioni e a una produzione libraria in aumento esponenziale. E fra i fondatori c’era Aldo Fasolo, scomparso dieci anni fa, il cui nome già allora spiccava in un elenco composto per lo più di letterati e umanisti.

Aldo credette fin dall’inizio in questa impresa, ne fu uno dei motori, e si pose l’obiettivo di far sì che, a differenza di altre iniziative simili, il mondo della cultura scientifica avesse uno spazio significativo. Da questo punto di vista, “L’Indice” rappresentò, e rappresenta ancor oggi, un’eccezione nel panorama dell’informazione editoriale, in quanto l’attenzione all’editoria scientifica è stata ed è abbastanza scarsa nelle pagine degli inserti dei vari quotidiani nazionali. L’attenzione di Aldo per i problemi di divulgazione o, per dire meglio, di comunicazione scientifica fu alla base del suo impegno perché la nuova rivista diventasse uno strumento per avvicinare chi la legge al mondo della scienza, sempre con un approccio critico e aperto. Per fare questo, energia e attenzione furono investite nel costruire rapporti con una rete di recensori competenti e capaci di comunicare in maniera semplice ma corretta temi, concetti, problemi e controversie del mondo scientifico. È su questa rete che si è fondata l’autorevolezza dell’“Indice”. Come diceva Aldo, l’impegno, la varietà, la competenza e l’indipendenza di tale rete costituiscono infatti il patrimonio principale, unico e prezioso, della rivista.

La sua è stata una vera battaglia culturale, di grande respiro, che ha lasciato il segno, se ancora oggi “L’Indice” è un punto di riferimento per chi, leggendo, vuole conoscere come la scienza si racconta e per chi, da persona esperta e interessata alla comunicazione, vuole contribuire alla diffusione di conoscenze che sono cruciali per affrontare le sfide di questo mondvo complesso, in un panorama che ha visto aumentare enormemente la produzione di libri, a cui però non sempre corrisponde una loro maggiore qualità.


Alle spalle della mia scrivania

di Paolo Peretto

Alle spalle della mia scrivania, riflessa sullo schermo del computer vedo una vetrinetta antica che contiene molti libri di saggistica, ma non solo. Questi oggetti rappresentano parte dell’eredità (quella materiale) di Aldo Fasolo. La vetrinetta me la cedette lui quando si trasferì in un ufficio più spazioso, quasi al termine della sua carriera universitaria. Molti di quei libri me li passava Aldo stesso con regolarità, spesso subito dopo averli recensiti proprio per questa rivista, “L’Indice dei libri del mese”, a cui era storicamente legato. Altri li ho raccolti dal suo studio dopo la sua scomparsa avvenuta dieci anni fa. Ora, mentre sto scrivendo vedo riflessa la Storia del pensiero biologico di Ernst Mayr, il Darwinismo neurale di Gerald Edelman, Ontogenesi e filogenesi di Steven Jay Gould e molti altri titoli fondamentali per chi lavora e vive di biologia evoluzionistica. Li guardo e provo una sincera gratitudine.

Sebbene la saggistica sia al centro dele mie letture, l’incontro con Aldo mi ha permesso di esplorare nuovi orizzonti e di acquisire una visione più completa della biologia. Riflettendoci, questi libri non sono solo un’eredità materiale, ma rappresentano il “succo” dei suoi insegnamenti: un profondo amore e rispetto per la scienza, in particolare per il pensiero evolutivo che ha plasmato il suo, e anche il mio, modo di vivere, anche nella vita di tutti i giorni. Se alzo lo sguardo il riflesso mi trasmette anche altri autori: Stieg Larsson, Jo Nesbø, Donato Carrisi, Massimo Carlotto. Sì, i noir erano un’altra grande passione, letteraria, che ho condiviso con Aldo e su cui disquisivamo con entusiasmo e piglio scientifico. D’altronde Aldo era il ritratto di un’autorevole serietà scientifica, ma aveva anche un’anima molto pop. Ripensandoci, la passione per questo genere non proprio “classico” in fondo rappresentava quella per la ricerca, la curiosità e l’interesse per il lato oscuro della mente umana.

Presto, la sede del suo dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi, così ricca di storia torinese e di ricordi lavorativi, sarà trasferita in un edificio nuovo fuori città, più adeguato alle esigenze didattiche e scientifiche del futuro, dove sembra che non sarà possibile trasferire la vetrinetta antica. In ogni caso, sono certo che la sua immagine sul riflesso del mio desktop continuerà ad accompagnarmi.

paolo.peretto@unito.it
P. Peretto insegna neurobiologia all’Università di Torino


Eoengraulis fasoloi

di Giacomo Giacobini

Ho un ricordo molto vivo dell’ultimo incontro che ho avuto con Aldo Fasolo, un pomeriggio di un giorno di fine novembre del 2014. L’occasione era stata una riunione con Piero Angela negli studi torinesi della Rai. Uscendo, ci siamo salutati in piazza Carlina, quella sera io sono partito per Parigi, due giorni dopo sono stato svegliato da una telefonata di Piera Levi Montalcini, sconvolta, che mi diceva di aver avuto notizia della sua morte e mi chiedeva se era vero.

Quell’incontro con lui e con Piero Angela, due persone che hanno rappresentato una parte rilevante nella diffusione di conoscenze scientifiche nel nostro paese, ha per me un significato particolare. Sottolinea quanto sia importante la comunicazione scientifica in tempi nei quali si sta diffondendo una mentalità antiscientifica della quale è solo uno dei tanti indici l’esistenza di persone – e addirittura di medici – no-vax. Spesso mi chiedo cosa una persona razionale come Aldo avrebbe detto di questo fenomeno.

Il suo impegno nella comunicazione scientifica ha avuto varie sfaccettature. La collaborazione con “L’Indice” ne è stato un aspetto. Ha scritto – e ha sollecitato vari autori (me compreso) a scrivere – articoli di commento su libri, iniziative museali, personaggi. A questa attività si è affiancato un suo attivo impegno in iniziative museali, in particolare per quanto riguarda il Museo regionale di scienze naturali di Torino, del cui comitato scientifico ha fatto parte, ma anche il Progetto Museo dell’uomo, del cui comitato è stato membro fin dall’inizio. Ho avuto il privilegio di collaborare con lui alla realizzazione di varie esposizioni temporanee. Una delle più importanti è stata, nel 1992, quella basata su due grandi scheletri di dinosauri cinesi, Mamenchisaurus e Tsintaosaurus organizzata presso il Museo regionale di scienze naturali. Il titolo della mostra, Mamenchi e Tsintao, era stato proposto da lui per rendere più amichevoli i termini scientifici. Ebbe un grande successo di pubblico, così come La scimmia nuda. Storia naturale dell’umanità, inaugurata presso lo stesso museo nel 2009, l’anno darwiniano, bicentenario della nascita di Charles Darwin e 150° anniversario della pubblicazione di L’origine delle specie. Aldo è stato un biologo dello sviluppo e un evoluzionista molto impegnato, come ha sottolineato anche Telmo Pievani in un suo ricordo pubblicato sul web magazine “Pikaia” il 28 novembre 2014. Ha presieduto l’associazione CentroScienza ed era un bravissimo conferenziere. Ricordo una sua relazione tenuta nel 1998 nell’ambito delle iniziative sviluppate dalla Consulta della cultura della nostra Università. Ci aveva parlato del senso dell’olfatto, del quale si tende a sottovalutare l’importanza, insegnandoci, tra l’altro, quanto sia importante annusare un bicchiere di buon vino prima di assaggiarlo. Io lo facevo già ogni tanto, ma da allora l’ho fatto in modo sistematico e ora, ogni volta che lo faccio, penso a lui.

Aldo ha avuto riconoscimenti prestigiosi per la sua attività di ricercatore, di insegnante, di scrittore e di comunicatore, ma a mio avviso il più importante riguarda un’acciuga, anzi, un’antenata dell’acciuga. A lui è stato dedicato un fossile dell’Eocene di Monte Bolca, Eoengraulis fasoloi, la più antica specie di acciuga nota, risalente a circa cinquanta milioni di anni fa. Un privilegio davvero raro. Questo “pesce di nome Fasolo” sta a ricordare quanto sia stato rilevante e variegato il contributo dato da Aldo alla scienza e alla comunicazione scientifica.

giacomo.giacobini@unito.it
G. Giacobini ha insegnato anatomia all’Università di Torino