Un bilancio molto in attivo
Intervista a Daniele Viotti di Tiziana Magone
Vorrei sapere come è nato Next Gen U, in collaborazione con il Polo del ‘900, se è un’idea del tutto originale o se prende spunto da progetti che hai visto fare in altre realtà a livello europeo.
L’idea è nata grazie a un confronto con la Compagnia di San Paolo, che mi ha contattato dopo la mia esperienza come parlamentare europeo. L’idea era molto più banale di quella che poi è stata realizzata, avevamo in mente di organizzare un percorso di avvicinamento ai temi europei per una fascia di età di ragazzi e ragazze tra i 14 e i 25 anni. Il giorno dopo che ci siamo incontrati è scattato lo stato di emergenza in Italia per la pandemia, momento in cui l’Unione europea ha accelerato le politiche economiche di bilancio, per esempio con il piano Next Generation EU, introducendo centinaia di miliardi di euro nei bilanci europei. Io sono stato relatore al bilancio dell’Unione Europea e unico membro italiano della Commissione bilancio, così abbiamo pensato di lavorare con i ragazzi e le ragazze sul bilancio, un tema che si conosce davvero poco. I ragazzi avevano bisogno di osservare e capire il presente emergenziale che stavano vivendo durante la pandemia, quindi, i temi da trattare non potevano essere quelli canonici, dell’Erasmus, del razzismo sociale, della transizione ecologica. C’era un’altra esigenza, storica e sociale cogente, e il bilancio, in quel momento, era uno strumento grande e prezioso per l’Europa. Abbiamo così studiato la storia in presa diretta. Mai mi sarei aspettato di concentrarci su un aspetto economico così approfondito, perché il bilancio spesso è considerato noioso, tecnico. Intorno a maggio 2021 il progetto è partito: inizialmente non sapevo come poter incuriosire i ragazzi su questo tema, ma alla fine la risposta è arrivata direttamente da loro: si sono inventati un podcast, usando così uno strumento nuovo e acquisendo loro stessi competenze tecniche.
Quanti ragazzi/e avete coinvolto, con quali metodi e con quale frequenza?
In realtà quasi tutto il progetto è stato fatto online, perché fisicamente non ci si poteva muovere. Abbiamo coinvolto quattordici centri di aggregazione e associazioni giovanili di tutte le province del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, arrivando a un totale di circa duecento ragazzi. In altre epoche non credo che questo progetto avrebbe riscosso così tanto successo se le associazioni avessero fatto semplicemente un post sui social, promuovendo un approfondimento sull’economia. Quello che li ha attratti probabilmente è stato che si affrontasse un argomento di attualità, di cui comprendevano le potenzialità.
Siamo stati invitati da Biennale Democrazia, realizzando un “processo” al Bilancio europeo. Pensavo di aver fatto il lavoro più bello del mondo, il parlamentare europeo, poi mi sono reso conto che il lavoro più bello del mondo è stato lavorare con questi ragazzi sul bilancio. È stato appassionante dar vita a un vero e proprio processo, con tanto di accusa, difesa, testimoni e giuria popolare. Il processo è stato verosimile, con accuse anche su temi scomodi, senza che ci fosse una visione celestiale dell’Unione Europea. Li ho spinti a fare un lavoro non solo di “ricezione passiva”, ma di analisi critica delle dinamiche europee. E infatti il voto finale non è stato per nulla scontato: il Bilancio europeo è stato assolto con il 55-60 per cento dei voti, quindi non con formula piena.
Gli accusatori e i difensori sono diventati tali perché, studiando questo bilancio, alcuni avevano maturato delle idee favorevoli e altri più critiche verso il bilancio?
Non ci siamo divisi per fazioni. Per dar vita al processo ci siamo fatti aiutare da associazioni che si occupano di realizzare attività teatrali, abbiamo costruito un copione, recitando una parte. Il lavoro che i ragazzi e le ragazze stanno facendo è un esercizio di partecipazione democratica e di attivismo civico, e questo è importante valorizzarlo. Il bilancio, infatti, non è tecnica, ma politica.
Gli argomenti della difesa e dell’accusa li hanno scritti ragazzi?
Li ho indirizzati io, così come per la costruzione dei podcast. Essendo il loro primo anno di lavoro e l’argomento molto complesso, bisognava immaginare una realizzazione finale che rimanesse comunque in superficie. I ragazzi e le ragazze hanno poi potuto approfondire temi scelti da loro, per esempio il tema del podcast si è concentrato sull’ambiente, in particolare sull’agricoltura, perché probabilmente quelli che non vivono in centro nelle grandi città sentono questo tema in modo diretto, in prima persona. È stato utile in qualche misura diversificare la provenienza dei partecipanti, ottenendo così una visione geografica e geopolitica differente, oltre ad aver coinvolto fasce d’età molto diverse.
C’è stato anche un secondo momento di incontro…
Il secondo evento che abbiamo fatto dal vivo è avvenuto il 5 febbraio 2022, al Bunker di Torino, dove hanno potuto confrontarsi, creando dei tavoli di lavoro con persone di diverse associazioni. C’era il forte bisogno di incontrarsi dal vivo, alcuni ragazzi della stessa città non si erano mai incontrati. Questa giornata è stata anche l’occasione per presentare il progetto per il prossimo anno. Uno dei temi scelti è stato proposto dai giovani stessi: cosa sta facendo l’Europa sul territorio, come agisce?
Questo significa che il progetto dell’anno seguirà gli sviluppi di progetti europei all’interno del territorio?
Questo permetterà loro di fare due lavori diversi. Uno, più semplice, per le ragazze e i ragazzi più giovani, di censire le targhe che sono nelle nostre città e che descrivono le opere pubbliche realizzate da fondi europei; l’altro andrà a osservare su quali progetti le amministrazioni dei territori di competenza investiranno i nuovi fondi del Recovery Plan, dalla ricostruzione di un ponte a trasformazioni digitali. Il nuovo progetto non finirà tassativamente a dicembre 2022, sicuramente si organizzerà qualcosa in collaborazione con Biennale Democrazia, realizzando uno spazio di confronto pubblico.
Volevi aggiungere qualche cosa che abbiamo trascurato e che ti sta particolarmente a cuore?
Per quanto riguarda i podcast, io ho gestito più i contenuti, i ragazzi poi sono stati affiancati tecnicamente da persone più esperte. Ascoltando le sei puntate del podcast si osserva come siano riusciti a rendere proprio il tema del bilancio, trovando paragoni e similitudini con la loro vita di tutti i giorni. Ad esempio hanno paragonato la fase di selezione degli investimenti europei al momento in cui più coinquilini devono scegliere cosa comprare con una cassa comune per il loro appartamento. E penso che questo sia stato davvero originale.
Ci saranno nella prossima edizione gli stessi ragazzi che hanno partecipato al primo progetto oppure parzialmente cambieranno?
I centri giovanili saranno gli stessi, i ragazzi un po’ cambieranno ma sarà comunque un progetto in continuità con quello precedente. Per chi si è avvicinato alle associazioni nell’ultimo periodo proveremo ad aggiornarli per renderli al pari degli altri, in modo tale che possano partecipare attivamente allo stesso modo.
daniele.viotti@gmail.com