La lettura come strumento di incontro | Il Mignolo

Osservatorio scuola

di Beniamino Sidoti

L’Aie, Associazione italiana editori, ha pubblicato interessanti aggiornamenti sui dati del mercato del libro che paiono mostrare come nel 2020 ci sia stata più una leggera flessione che il crollo che si stava prefigurando in primavera. Sono dati importanti, che però non restituiscono una fotografia fedele del mondo del libro, in rapida e completa trasformazione, in particolare nel settore ragazzi; su queste pagine vi abbiamo raccontato negli anni una serie di cose che negli scorsi mesi si sono semplicemente fermate: i festival, le attività delle scuole, le occasioni in biblioteca, le presentazioni e gli incontri con gli autori, il sistema della promozione della lettura. Dopo il brusco arresto, in molti si sono rapidamente reinventati, e hanno dato vita a occasioni di lettura ad alta voce e di promozione della lettura “a distanza” perché altrimenti non si poteva fare. Quello che è successo è interessante, e per molti aspetti imprevisto e meritevole di analisi.

Cosa è successo

Già a febbraio 2020 i due autori Matteo Corradini e Andrea Valente avevano lanciato Letture sul sofà, uno spazio su cui inserire video e audio per raccontare qualcosa a ragazzi e ragazze, bambine e bambini rimasti a casa: il sito ha raccolto in breve tempo moltissimo materiale e moltissimi contatti, ed è stato solo il primo di una lunga lista di iniziative analoghe. Nel corso dei mesi successivi sono state pubblicate alcune lezioni, alcuni laboratori ma soprattutto moltissime letture sui siti e i social di case editrici e scuole, biblioteche e associazioni, autori e illustratori, teatri e festival…

La promozione della lettura nel 2020 è stata svolta principalmente con brani registrati, disponibili su Facebook o YouTube, Spreaker o simili: tutto questo mentre, in modo singolare, televisioni e radio latitavano, cioè tardavano a mettere a disposizione, sul digitale o sui siti, programmi dedicati alla lettura in particolare o alla scuola in generale (con qualche lieta eccezione come La banda dei fuoriclasse di RaiGulp). Incidentalmente, questo eccesso di condivisione rischia di portare alla luce alcune contraddizioni sui modelli di vendita: la lettura integrale di un libro è ancora “promozione” o sostituisce il libro? Non è una domanda oziosa o teorica, visto che di mezzo ci sono anche i diritti e il riconoscimento del lavoro dell’autore, oltre che la monetizzazione dei contenuti digitali.

Per fortuna ci sono state anche altre modalità di promozione della lettura. Nel lungo periodo sono emerse in particolare proposte più o meno strutturate, che svolgevano più o meno la stessa funzione della didattica a distanza: non cose da scaricare o fruire in streaming, ma occasioni “in sincrono” o “in compresenza” – non video, quindi, ma videoriunioni o videotelefonate sulle varie piattaforme (Meet, Zoom, WebEx, Streamyard…) e da qui sui vari social e sulla rete (Facebook, ancora YouTube, siti e blog).

La lettura è tornata a essere così un servizio “dedicato” e personale, fatto su misura, da chiedere e fruire anche direttamente al telefono: per un piccolo gruppo (una classe o un gruppo di lettura) o anche per un singolo. I soggetti che hanno proposto queste Favole al telefono (così si è chiamato più di un progetto, omaggiando anche il centenario di Gianni Rodari) sono di nuovo stati molti e diversi: associazioni, biblioteche, scuole e insegnanti, autori e illustratori, librerie… e dall’altro lato stavolta non c’erano solo i bambini, principali destinatari delle videoletture, ma anche adolescenti o anziani. Su un mezzo di comunicazione “antico” come il telefono, il libro è tornato a essere un luogo di incontro tra persone.

Le letture all’aperto

Mentre le scuole erano chiuse, e quando i parchi sono stati riaperti, in vari posti in Italia il libro è tornato a respirare: durante la primavera prima e l’estate poi, si sono tenuti incontri con l’autore e letture en plein air, nel rispetto delle distanze di sicurezza, segnate dalla posizione delle sedie o da degli hula hoop poggiati per terra, da tappeti o asciugamani. Piccole occasioni di varie sperimentazioni, a volte contestate (così è stato in un caso di cronaca di Prato, che ha visto una insegnante messa sotto accusa dal suo sindacato per aver proposto delle letture in un giardino), ma nel solco di ciò che già si faceva, solo con maggiori distanze e piccoli gruppi.

Più innovative e interessanti sono state le proposte di lezioni dal balcone che diversi insegnanti hanno iniziato a portare ai propri allievi confinati in casa; e, analogamente, le piccole occasioni di letture a domicilio che si sono tenute dai balconi o presso le case di vari luoghi (cito per tutte l’attrice ed ex libraia sarda Paola Atzeni). Di nuovo, in questi modi, in spazi antichi e nuovi, il libro è stato un luogo di incontro tra persone.

Due modelli per la lettura

Stanno convivendo così, in questo momento, due idee di lettura e due modelli per la promozione della lettura: da una parte la registrazione, la proposta di brani all’interno di strutture dedicate al consumo veloce, in forma di video o di audio, sempre disponibile; dall’altra la lettura come occasione di incontro, in un tempo condiviso in forma virtuale o fisica.

Una delle due prospettive è centrata intorno alla cristallizzazione di una performance, come accade per la musica ma ancora più per il cinema; l’altra intorno all’esperienza, come è invece tipico del teatro e in particolare del teatro di prossimità e di comunità.

Da una parte si enfatizza della lettura il suo carattere solitario, dall’altro la bellezza dell’incontro. Sono due aspetti della lettura che convivono da sempre, e due modi di porgere il libro: uno è rivolto all’interno, l’altro all’esterno; in uno ritroviamo Don Chisciotte, nell’altro Paolo e Francesca.

Luoghi e spazi di incontro

Se c’è una cosa che stiamo imparando durante questa pandemia e questa crisi globale è capire cosa ci serve e di cosa possiamo fare a meno. Credo che non possiamo rinunciare né alla solitudine raccolta del libro né alla sua chiassosa moltitudine, non possiamo fare a meno né del raccoglimento né dell’espansione, né di Don Chisciotte né di Paolo e Francesca. Quello che dobbiamo chiederci è piuttosto cosa rispecchi meglio la lettura: se c’è di più della lettura nella visione di un video o nell’ascolto di una telefonata.

Credo che ci serva e ci servirà per molti anni ancora la possibilità di moltiplicare gli spazi di incontro, la potenza naturale che ha una storia nel creare un gruppo che ascolta, un filo che unisce, un orecchio che si tende per una voce che si lancia. E penso che questo debba e possa avvenire da una finestra o da un balcone, via telefono o computer, in una corsia d’ospedale o in una mensa, sempre con due persone che usano una storia come luogo di incontro, una poesia come stanza di vita quotidiana, una divulgazione come appiglio reciproco.

Coordinarsi

Un’altra cosa che ha dimostrato questa vicenda è la totale mancanza di coordinamento tra i vari soggetti che si occupano di lettura e di promozione della lettura: non c’è stato cioè un soggetto in grado di indirizzare gli sforzi, ma nemmeno un’occasione di confronto sulle modalità più efficaci di lettura ad alta voce, di diffusione della lettura.

È un bene che di lettura si occupino più soggetti, certamente: ma è un po’ uno spreco se ognuno di noi registra un suo video caricandolo in un posto diverso. E avremmo bisogno di raccontarci come leggere al meglio, come usare le tecnologie, cosa ha funzionato e cosa no; avremmo bisogno di usare meglio anche altre tecnologie, come la radio – grande dimenticata di questa fase di letture; avremmo bisogno di tener presenti le esigenze concrete di tutti i lettori; di capire perché per qualche giorno o molte settimane ci siamo sentiti stanchi di leggere e incapaci di elaborare storie; di trovare nuovi luoghi di confronto per parlare di libri e non sempre delle notizie del giorno (che sono le stesse giorno dopo giorno).

La buona notizia è che questo è accaduto, e sta accadendo.

La buona notizia è che chi si occupa di lettura non ha smesso di parlarsi e sta cercando di capire come fare e cosa fare – e ogni spazio dove abbiamo continuato a incontrarci, ogni festival, ogni rassegna, ogni libreria, è stata un’occasione per fare qualche passo in avanti. Perché tutti questi spazi adesso sono virtuali, ma da lettori siamo da sempre abituati alle esperienze virtuali – a sublimare la presenza anche nella distanza. E stiamo imparando, e mettendo da parte: come è proprio di ciò che si impara con le storie. Non sappiamo ancora a cosa porterà, ma già sappiamo che potrà servire.

Ecco: oggi sappiamo che, al di là dei video, il libro ha una sua utilità specifica che ancora non avevamo rivendicato. E vale la pena coltivare consapevolmente il libro come luogo di incontro, moltiplicare le storie e le voci, e non essere solo fornitori di contenuti ma portatori di esperienze. Sarebbe bello farlo parlandone, e sarebbe ancora più bello essere aiutati da una politica nazionale, da programmi televisivi e radiofonici, da discussioni e linee guida. Partendo dalla magia che la sola voce può creare, la voce che da sempre evoca. E il nuovo presidente del Cepell (Centro per il libro e la lettura), Marino Sinibaldi, ha una lunga esperienza di uso della voce per i libri e per le storie, e questo è certamente un buon segno. Ci stiamo lavorando in tanti: per ora in modo sparso, ma interessante. Intanto, abbiamo scoperto che le storie non fermano la pandemia, ma possono essere fondamentali per aiutarci l’un l’altro.

ben.sidoti@gmail.com

B. Sidoti è scrittore e formatore