L’allegria d’averti amico
di Riccardo Gasperina Geroni
René de Ceccatty
Elsa Morante
Una vita per la letteratura
ed. orig. 2018, trad. dal francese di Sandra Petrignani,
pp. 412, € 20,
Neri Pozza, Vicenza 2020
In linea con le proprie recenti politiche editoriali, Neri Pozza dà alle stampe la biografia di Elsa Morante, pubblicata in Francia nel 2018 da René de Ceccatty, fine intenditore della cultura e della letteratura italiana del Novecento, e autore tra l’altro di due importanti saggi su Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia. La traduzione dell’opera dal francese è affidata alle mani di Sandra Petrignani che conosce a fondo quel côté intellettuale romano che, a cavallo tra la prima e la seconda metà del Novecento, ha costituito uno dei momenti più floridi della cultura italiana. Elsa Morante. Una vita per la letteratura racconta la storia di una donna che non avrebbe mai accettato di farsi chiamare “scrittrice”. Desiderava, come “scrittore”, porsi al pari degli uomini, e non accontentarsi di un’etichetta con cui si sarebbe sentita sminuita. Elsa non doveva avere un carattere facile, anzi la sua complessità, come emerge dalle pagine della biografia, rispecchia la stessa complessità delle sue “cattedrali di carta”, i suoi romanzi che sono entrati di diritto nel canone del Novecento italiano. Nel lavoro di de Ceccatty, una parte di primo piano spetta ad Alberto Moravia, marito di Elsa con cui trascorre anni di intenso scambio intellettuale e piacevoli momenti di vita coniugale nell’isola di Capri, sebbene la loro relazione sia sempre piuttosto turbolenta, come suggeriscono i pettegolezzi degli amici, le lettere che si scambiavano, e le annotazioni del diario della stessa Morante. De Ceccatty giunge alla stesura di questo lavoro solo dopo un approfondito scavo archivistico e una attenta ricognizione delle testimonianze di prima mano. Così sulla scena di questa storia compaiono l’amico Pasolini, l’amante e giovane pittore morto suicida, Bill Morrow, a cui è dedicato il capolavoro degli anni sessanta Il mondo salvato dai ragazzini (1968); e poi l’attrice Adriana Asti e l’attore Carlo Cecchi, e tanti altri protagonisti di quegli anni. Il lavoro punta a ricostruire le relazioni e i rapporti che Morante intratteneva con artisti e intellettuali che affollavano le tavolate delle trattorie romane, dove insieme amavano mangiare discutendo di poesia e di letteratura.
In questa biografia c’è poi un dato molto interessante che riguarda la vita di Morante: l’autore insiste sulle figure dei molti giovani intellettuali omosessuali di cui Elsa si circondava e di cui spesso si innamorava. È questa, stando alle ricostruzioni di de Ceccatty, una coazione a ripetere che portava Morante a innamorarsi di uomini impossibili, da cui ottenere affetto, ma non passione amorosa. D’altronde quella dell’omosessualità è una tematica ossessiva nell’opera di Morante e caratterizzerà alcuni dei suoi personaggi più noti, come Emanuele, il protagonista di Aracoeli (1982), dietro al quale molti critici hanno scorto la figura dell’amico Pier Paolo, ammazzato, in circostanze non ancora chiarite, circa sette anni prima all’Idroscalo di Ostia proprio da uno o più ragazzi di vita; e ritornerà anche nel suo libro forse più famoso, se non il più bello, L’isola di Arturo (1957), nel quale il giovane adolescente protagonista, Arturo appunto, scopre la passione omoerotica del padre per un detenuto dell’isola, Tonino Stella. “Non che lei giudichi o condanni – scrive de Ceccatty – un orientamento sessuale che fra l’altro l’affascina da sempre e il cui coraggio le ispira, anzi, ammirazione. È che Elsa collegava sistematicamente l’omosessualità a un’idea di segretezza e d’infelicità, e la metteva in relazione con la nevrosi”.
Al netto di alcune mancanze, come la figura di Cesare Garboli su cui sarebbe stato giusto insistere di più, il libro di de Ceccatty si muove con cognizione tra le principali opere di Morante, riportando il lettore nell’atmosfera di quegli anni, pungendone l’attenzione con dettagli inediti e commenti sagaci: il suo lavoro ci mostra il volto di una donna inclassificabile, dal temperamento irascibile e dal facile narcisismo. E con una passione su tutte. Come amava ricordare proprio Garboli, il personaggio più autobiografico della sua penultima opera, La Storia (1974), dedicata alle sorti di Ida e del suo piccolo Useppe durante gli anni della seconda guerra mondiale, era un gatto. D’altronde così Morante scriveva nel Canto per il gatto Alvaro: “l’allegria d’averti amico / basta al cuore. E di mie fole e stragi / coi tuoi baci, coi tuoi dolci lamenti, / tu mi consoli, / o gatto mio!”.
riccardo.gasperina@unibo.it
R. Gasperina Geroni è italianista e ricercatore all’Università di Bologna