Essere amiche a Willesden
di Marco Magini
dallo Speciale Estate 2017
Zadie Smith
SWING TIME
trad. dall’inglese di Silvia Pareschi
pp. 420, € 22
Mondadori, Milano 2017
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La prima volta che lessi Zadie Smith, non ero ancora mai stato a Londra. Vivevo ad Arezzo, frequentavo il liceo, e i nomi di luoghi come Kilburn e Willesden che costellano Denti bianchi – il suo romanzo d’esordio – suonavano vagamente minacciosi nella mia testa, sinonimo di vite diverse, meticce, lontane dalla mia, dal mio mondo quotidiano. Swing time, l’ultimo romanzo di Zadie Smith, torna nei luoghi dell’infanzia, nei quartieri nella periferia nord di Londra che già avevano ospitato i protagonisti di Denti bianchi. È il primo romanzo da lei scritto in prima persona, un racconto di formazione, la storia di un’amicizia tra due ragazze che si plasma attorno alla passione per la danza. Il tono di quella che sarà la loro amicizia emerge fin dal primo incontro: due bambine si studiano durante la lezione di danza classica, si piacciono d’istinto, uguali ma diverse. Uguali nel colore scuro della pelle, nel quartiere da dove provengono che sembrano portarsi addosso. Diverse in dettagli che aprono varchi verso mondi nascosti, come la sfumatura di scuro della loro pelle o come la foggia delle scarpette da danza che rivela un diverso modo di appartenere alla stessa classe sociale. Swing time è un libro di donne le cui vite s’intrecciano, si avvicinano e si allontanano: la protagonista, di cui non sapremo mai il nome, che lascia le case popolari di Willesden per andare all’università ed entrare, poi, nell’entourage di Aimee, una popstar australiana superficialmente interessata ad aiutare le bambine africane; la madre, una donna inappagata, che cerca la propria rivalsa sociale nello studio e nell’attivismo politico; infine Tracey, l’amica, la compagna di danza, precoce e inquieta, confidente e insieme feroce avversaria, la cui vita scorre parallela a quella della protagonista, tra fasi di vicinanza e di lontananza.
Swing time è un romanzo che si consiglia perché pone domande senza offrire facili risposte: lasciare il luogo dal quale si proviene significa tradire chi rimane? O semplicemente tradire se stessi? Che cosa significa essere donne? Ed essere donne di colore? Come si scelgono gli amici e perché restano nelle nostre vite o invece se ne allontanano? Swing time tocca dilemmi della contemporaneità. Ci parla di una città e di un quartiere che oggi chiamiamo casa, e che poi non lo sarà più, lo fa a passo di danza, seguendo il suono amato della musica. È questa la parte più riuscita del romanzo. Meno persuasivo invece il viaggio in Africa, con i dubbi e le incertezze che affiorano nella protagonista: come se Zadie Smith non riuscisse ad allontanarsi dal luogo da cui proviene senza tradire e senza tradirsi. Un dilemma che sempre più spesso vivono le nuove generazioni.
M Magini è scrittore