Deboli e veri
recensione di Thais Siciliano
dal numero di giugno 2018
Pablo Simonetti
VITE VULNERABILI
ed. orig. 2005, trad. dallo spagnolo di Francesco Verde
pp. 177, € 18
Lindau, Torino 2018
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I racconti che compongono Vite vulnerabili (pubblicato nel 2005, ma appena uscito in Italia per Lindau) rappresentano l’esordio letterario del cileno Pablo Simonetti, cui sono seguiti sei romanzi. Simonetti illustra dodici episodi di vulnerabilità con pennellate cariche di tristezza, ma anche con un senso di euforia, di cambiamento, perché questi personaggi sono vivi, palpitano, bramano, sognano (o talvolta quasi non osano sognare) una vita diversa, forse meno ipocrita, basata sugli istinti. Essere vulnerabili significa esporsi allo sguardo – e di conseguenza al giudizio – altrui. I protagonisti di questi racconti temono i giudizi, preferirebbero che i loro sentimenti più intimi restassero celati, ma vivere nascosti è impossibile. E così osano, si lanciano in un abisso di cui non vedono il fondo, desiderosi di volare ma consapevoli che inevitabilmente cadranno. Sono persone perfettamente normali: mariti, mogli, traduttori, omosessuali, giocatori, letterati, bancari, padri, madri, figli. E ognuno di loro ha dentro qualcosa che lo spinge a rischiare la propria stabilità mentale ed emotiva, a mettere in gioco tutta la propria vita con un solo gesto, una decisione impulsiva, un azzardo. A stupire, dei personaggi di Simonetti, è il fatto che sono tutte brave persone. Non ci sono criminali, delinquenti o anche solo individui sgradevoli: ognuno ha le sue debolezze, le sue vulnerabilità, appunto, ma tutti nel profondo sono buoni, anche se le loro azioni talvolta sembrano smentirli: tradimenti, invidie e ossessioni non li rendono meno apprezzabili, ma semmai più veri, più vicini a quello che ognuno di noi ha nel profondo, spesso senza confessarlo nemmeno a sé stesso. Facciamo così la conoscenza di Andrés e Susana, sposini in luna di miele a Firenze, che non riescono proprio a far combaciare i loro desideri; di Carlos, che torna a casa per festeggiare le nozze d’oro dei genitori dopo essere stato allontanato per aver sottratto denaro all’attività di famiglia; di Videncio, che riempie la sua vita con il bridge e si trova costretto a imbrogliare proprio durante la finale più importante; di Claudio, che con un gesto audace mette a rischio un’amicizia, il proprio lavoro e tutta la dignità che possiede; di Miguel, convinto che a tenere in piedi il mondo sia la sua ossessione per i numeri dispari e che certe sue azioni possano cambiare il corso degli eventi. Un’intera galleria di vite colte nel momento in cui scelgono di mettersi in gioco.
Estremamente temerari
La traduzione di Francesco Verde, pur con qualche pecca più o meno evidente, rende giustizia alla penna di Simonetti, che narra con assoluta sincerità, senza trincerarsi dietro falsi pudori. Quasi tutti i suoi protagonisti vivono una vita interiore completamente avulsa da quella esteriore; non confessano a nessuno le proprie debolezze, ma le vivono, vi si abbandonano, e Simonetti descrive le loro cadute e i loro goffi tentativi senza giudicarli, ma al contrario mettendone in risalto l’umanità, l’universalità. Vite stravolte in un solo istante da un gesto incomprensibile dall’esterno, ma che trova una giustificazione in uno squarcio segreto dell’animo. Sono vite vulnerabili, sì, ma estremamente temerarie. In un mondo in cui si ha una costante paura del cambiamento, la vulnerabilità rappresenta una sorta di coraggio: quello di sfidare l’ordine costituito, la stabilità della propria vita e dei propri affetti; quello di gettare finalmente la maschera e mostrarsi forse più deboli, ma certamente più veri.