La vera ricchezza
recensione di Gabriella Bosco
dal numero di settembre 2018
Kaouther Adimi
LA LIBRERIA DELLA RUE CHARRAS
ed. orig. 2016, trad. dal francese di Francesca Bononi
pp. 200, € 16
L’orma, Roma 2018
Acquista su IBS.it
“Un uomo che legge ne vale due”, c’è scritto in francese e in arabo sulla porta di una libreria di Algeri, Les Vraies Richesses, al 2 bis di quella che un tempo si chiamava rue Charras e che tutti hanno continuato a chiamare così anche quando le è stato dato un altro nome e la libreria ha cessato di essere tale per esser trasformata in biblioteca di prestito, succursale della Biblioteca nazionale. Ora però anche come succursale deve chiudere, e quella frase sulla porta suona amara. Tanto più che la libreria della rue Charras era frequentata niente meno che da Albert Camus, tra gli altri. E la pianta che ancora è lì, sui gradini della porta, è testimone delle lunghe ore da lui trascorse seduto su quei gradini a correggere manoscritti.
Il va e vieni tra realtà e finzione è continuo in questo terzo libro di Kaouther Adimi, trentaduenne, nata e cresciuta ad Algeri, oggi trasferitasi a Parigi. Ci sono in effetti due storie, nella Libreria della rue Charras (titolo che è stato preferito nella traduzione italiana rispetto a quello originale di Nos richesses, le nostre ricchezze): la storia vera della libreria, che esiste tuttora, minuscola e preservata, “sette metri di lunghezza per quattro di larghezza”, diventata realmente succursale della Biblioteca di Algeri, libreria che si chiama davvero Les Vraies Richesses in onore di Jean Giono e che fu creata nel 1936 da Edmond Charlot, personaggio mitico nel mondo dell’editoria – oltre che libraio, fu infatti anche editore – colui che pubblicò il primo libro di Camus, essendo stato suo compagno di scuola. E poi pubblicò tanti altri autori da Gide a Vercors a Gertrude Stein a Kateb Yacine a García Lorca, Moravia, Silone, Woolf… Edmond Charlot si è inventato la quarta di copertina e il suo progetto fu sin dall’inizio quello di pubblicare tutti gli autori interessanti, cosa che continuò a perseguire anche nella parentesi parigina della sua avventura. Uomo combattente, indomito, capace di lottare contro la mancanza di carta e di libertà, non si arrese mai, se non alla morte, cieco e in povertà nel 2004, alle soglie dei novant’anni. Storia vera, dunque, cui s’intreccia nel romanzo di Kaouther Adimi quella inventata del confronto doloroso tra un altro combattente, il vecchio Abdallah, nella finzione ultimo custode di quel luogo simbolo, ultimo bibliotecario delle Vraies Richesses, e il giovane Ryad, mandato a distruggere la libreria, incaricato di smantellarla per farla diventare negozio di ciambelle dal nuovo proprietario cui il comune di Algeri l’ha venduta per ricavarne denaro.
Il romanzo comincia il giorno della chiusura, l’ultimo giorno delle Vraies Richesses, che Adimi si è inventata per celebrarne la storia e mostrare, con un libro, cosa vorrebbe dire nella realtà una chiusura del genere. Se non si è verificata, potrebbe sempre accadere e soprattutto è accaduto centinaia, migliaia di volte. A parlare sono gli abitanti del quartiere, narratori al plurale della vicenda, che si rivolgono a ciascuno di noi dandoci del tu, perché ciascuno di noi venga personalmente interpellato dalla storia in questione. Se questo è il suo ultimo giorno, il vecchio Abdallah, che non vuole arrendersi alla distruzione della libreria, pensa al giorno in cui ci arrivò: “Al primo piano, cui si accedeva tramite una ripida scaletta, aveva sistemato un materasso di fortuna e due coperte belle pesanti (…), si lavava e faceva il bucato nel bagno della libreria (…)”. Era il 1997, sono passati vent’anni. Il giorno della chiusura Abdallah, colto da malore, pensando di morire, ha alzato gli occhi verso il ritratto fotografico di Edmond Charlot, rimasto da sempre appeso al soffitto. È grazie all’espediente del journal intime di lui, del fondatore Charlot – diario inventato –, che alla trama del romanzo s’intreccia la storia vera della libreria. E insieme a quella anche la storia: la seconda guerra mondiale, la guerra d’Algeria, gli anni del terrorismo. Una storia che Kaouther Adimi non ha vissuto ma che la libreria della rue Charras ha visto trascorrere. Luogo-testimone, la libreria – protagonista assoluta – parla per chi non può più farlo attraverso le voci anonime dei narratori plurali. Per chi ama i libri e le librerie indipendenti, e per chi dovrebbe amarli, questo è un romanzo non solo bello, ma necessario. Alla cui lontana origine, del resto, c’è la Maison des amis des livres di Adrienne Monnier, altro luogo mitico, tempio parigino della lettura cui Edmond Charlot si è realmente ispirato per la creazione del suo.
gabriella.bosco@unito.it
G Bosco insegna letteratura francese all’Università di Torino