L’amore al tempo degli emoticon
recensione di Mario Marchetti
dal numero di gennaio 2016
Tommaso Pincio
PANORAMA
pp. 198, € 13
NNE, Milano 2015
La cifra di Tommaso Pincio, uno dei nostri scrittori più stimolanti e originali, è il gioco di bussolotti. Già, come sappiamo, il suo nom de plume è un calco, un calco che con successo ne ha obliterato il nome originale. E, a dire il vero, l’espressione nom de plume, nel caso, suona un po’ arcaica. Ci troviamo in una dimensione virtuale che sostituisce il reale pur rimanendovi connessa con mille peduncoli. E quale occasione più ghiotta di quella offerta dagli attuali social network, dove le due dimensioni si intrecciano in modo inestricabile? In uno sfumato cronotopo romano Ottavio Tondi, ultimo celibe rampollo di una famiglia di abili e avidi commercialisti, rifiuta ogni ruolo sociale, è votato all’inazione, salvo la lettura: è l’epitome, anzi, del lettore puro, disinteressato. Insomma, se vogliamo, è uno dei tanti antieroi letterari che, a partire dal decadentismo, scelgono di veder scorrere la vita davanti ai loro occhi.
Ma i termini appena usati sono ingannevoli: l’eroe decadente rifiuta una precisa società, quella borghese o imborghesita, qui si rifiuta quella che è ormai una non società che si realizza mediaticamente, e la vita che Tondi guarda scorrere è quella dei libri, prima, – ancora troppo carnali – e, poi, delle webcam, degli schermi elettronici. Tondi, all’improvviso, diventa celebre come “il lettore” e come consulente della Bianca, collana fiore all’occhiello di una famosa casa editrice. Arriva addirittura a dare spettacoli di lettura, attenzione!, nel senso di leggere silenziosamente un libro su un palcoscenico, e proprio sul divano di casa opportunamente esibito. Il pubblico è estasiato. Ma la parabola, come sempre accade, a un certo punto declina, anzi precipita. I libri, la lettura col tempo diventano qualcosa di obsoleto, non solo, addirittura di osceno, qualcosa, nel senso etimologico del termine, da tenere fuori scena. Si fanno avanti nuovi giganti della montagna, come la volgarmente aggressiva opinionista tv Loretta Buia o gli agenti dello stupro di una “troia da biblioteca” (ogni ragione è buona, come si sa, per l’esercizio della violenza), o come i teppisti che massacrano Tondi sul ponte Sisto perché di notte passeggia con Bruges la morta, il decadente romanzo di Rodenbach, in mano (“Ma cosa ti leggi, scemo?”).
Ligeia Tissot, docta puella
Ormai senza più un mestiere, dopo aver esercitato a lungo il piacere della ripetizione percorrendo ossessivamente il Grande Raccordo Anulare (di felliniana memoria) e frequentando le ragazze dell’Eur (titolo di un romanzo vero di Paolo Del Colle), vagabondando per Roma incontra il poeta Mario Esquilino, autore di Acque chete. Sillabario delle possibilità di esistere, testo da lui cassato quando era il brillante consulente della Bianca. Esquilino lo avvia al fumo e lo spinge a farsi adepto di Panorama, un social dalle particolari regole, che obbliga i membri della community a tenere sempre accesa una webcam dove vivono (come rifletterà Tondi, siamo all’umanità fatta paesaggio, basta affacciarsi alla finestra…).
E qui il nostro uomo incontra Ligeia Tissot, una giovane e affascinante (così pare dalla foto-immagine del profilo) donna imbevuta di letteratura. E inizia una bella quasi storia d’amore virtuale. Ma quando Ottavio si lascia un po’ troppo andare, Ligeia scompare e la webcam resta fissa sul suo letto, non più sfatto e seduttivo, ma ormai sempre perfettamente in ordine e con la sbeffeggiante scritta “Vaffanculo” sull’unico oggetto che vi è stato noncurantemente lasciato, la foto di un ventre femminile. E così si oscura anche la vita di Ottavio. Entra in campo il narratore (Mario Esquilino?, che è poi un alias di Tommaso Pincio, autore effettivo, pare, di Acque chete, uscito realmente dalla fantomatica casa editrice Mirror con una copertina che è un falso Adelphi) il quale vuole scoprire tutto di questa historia de un amor: accede a Panorama e senza neppure rendersene conto digita la password che è il suo stesso nome… Ligeia è dunque una creatura di Esquilino, e così lo stesso Tondi, e dunque si tratta di creature doppiamente virtuali di Pincio…?
Insomma, una mise en abyme da capogiro. Nel libro c’è molto altro, ci sono gli amici reali di Pincio (come Andrea Cortellessa, Francesco Pecoraro, Teresa Ciabatti.. ) che entrano come personaggi, c’è una teoria della lettura come “traduzione”, c’è la premonizione (paventata?) di una nuova forma di letteratura non più cartacea, c’è una critica in forma parodistica dei nostri tempi in cui gli effetti di realtà sembrano prevalere su ogni altra cosa, dove sentimenti ed emozioni si esprimono con emoticon prefabbricati, dove i libri scompaiono senza bisogno di roghi, dove gli uomini si sono mutati in esseri perennemente digitanti ciascuno immerso nel suo mondo come i laputiani del veggente Swift… Panorama è un apologo, una fata morgana virtuale, un libro che deborda da se stesso, che annulla le paratie. Accendete il computer e cercate il profilo di Ligeia Tissot.
m.ugomarchetti@gmail.com
M Marchetti è insegnante e traduttore