Un piccolo punto di terra a cui far sempre ritorno
recensione di Camilla Valletti
Lorenza Pieri
ISOLE MINORI
pp. 207, € 17
edizioni e/o, Roma 2016
“Nonostante gli incubi pieni di uccelli che non riescono a volare e becchi feroci, vessata da una sorella maggiore e sostanzialmente ignorata dai genitori, la mia era stata un’infanzia felice… io avevo un’isola e la fortuna di passare la maggior parte del mio tempo con il mare come orizzonte, circondata da una cintura di sicurezza liquida”. Lorenza Pieri, una carriera trascorsa nell’editoria, dà voce nel suo romanzo d’esordio, ad una sorta di alter ego, Teresa, una bambina nata negli anni settanta e cresciuta all’Isola del Giglio. Teresa è apparentemente la più fragile delle donne di casa: la madre, detta la Rossa, fervente comunista, la sorella Caterina, bella naturale, raffinata e un po’ stronza, nonna Lina che da vedova ha cresciuto la figlia in tempo di guerra. Apparentemente, perché Teresa, nonostante gli intoppi della vita, qualche errore sentimentale e la consapevolezza di non essere “finita”, ha dentro la forza che le deriva dall’appartenenza all’isola. Strappata ancora adolescente dal Giglio, tornerà per stare vicino al padre che è rimasto lì a lavorare come veterinario. Un padre incapace di amare la moglie come avrebbe dovuto, un matrimonio sbagliato ma comunque colmo di affetto, un dongiovanni tanto buffo quanto dolcissimo. La sua morte determina in Teresa la volontà di restare al Giglio per aiutare i naufraghi della Concordia (nelle ultime pagine Pieri descrive il disastro accaduto tre anni fa) e per tentare di dare forma alla sua relazione con Pietro, un ragazzo dell’isola che ha sempre amato, a dispetto della diversa estrazione.
Scritto con ironia, punte di malinconia e spregiudicatezza, il romanzo è anche una dichiarazione d’amore incondizionata per la dimensione selvatica dell’isola, quella che si può godere fuori stagione ancora oggi, quando il turismo non invade ogni anfratto di questa piccola porzione di terra emersa. Un selvatico che ben si miscela con gli anni della giovinezza di Teresa, quando si lasciava che il sale seccasse la pelle e i capelli, i corpi bruciati senza protezione solare sdraiati sulle rocce puntute di granito. Di quell’esperienza di vacanza, di scarso comfort e tanta libertà, racconta Pieri, un mare vissuto da ragazzi in un tempo difficile che nei mesi estivi si lasciava da parte, obnubilati dal caldo. Infatti, non a caso, incastonata dentro la trama portante, si trova la storia del nostro paese che sta affrontando il sangue della strage di Piazza Fontana e poi il crollo di un certo modo di essere militanti. Pagine dolorose che si incagliano per caso in una isola piccolissima, come in apertura di romanzo quando Pieri magistralmente racconta il rifiuto degli isolani di accogliere Freda e Ventura, manifestando il proprio dissenso sulle barche occupate che circondano il traghetto dal carico infamante. “Un piccolo punto della terra” come recita la citazione da Elsa Morante in ex ergo a cui Teresa ritorna, a differenza di Arturo con Procida.