Fiabe moderne all’ombra della Mole
recensione di Elisa Armellino
Camilla Bonetti
CORSO REGINA 68
pp. 123, € 18 (cartaceo più e-book)
BookABook, Milano 2016
Oggi pubblicare è molto più facile di un tempo. È, questa, una verità così ovvia da somigliare a una frase fatta. Un po’ meno scontato è riuscire a farlo potendo contare su un buon servizio di editing e su fondi che permettano di coprire le spese editoriali senza ricorrere all’autofinanziamento tout court.
Il primo romanzo della trentenne Camilla Bonetti, Corso Regina 68 – ambientato interamente a Torino – è riuscito a emergere dalla massa delle opere altrimenti destinate a restare nel cassetto grazie a un fenomeno abbastanza recente, almeno nel nostro Paese: il crowdfunding. Tramite la piattaforma BookaBook, l’autrice – consulente editoriale e giornalista freelance – ha superato una selezione iniziale che le ha permesso di proporre, poi, il suo testo ai lettori, impegnandola in una vera e propria campagna di promozione della sua opera, sia sui social che nel modo più tradizionale possibile, ovvero davanti a una tazzina di caffè. Scopo finale? Ovviamente, ottenere i finanziamenti per il suo libro e farlo conoscere.
Raggiunto l’obiettivo, Corso Regina 68 è diventato un grazioso volume rosa con il profilo della Mole Antonelliana – simbolo di Torino – disegnato sopra. Il colore della copertina, a dire il vero, è lo stesso che la protagonista del romanzo, la giovane Virginia, odia, asserendo di non indossare più abiti rosa confetto da anni.
Mille nuances
In ogni caso, la sua storia – solo parzialmente autobiografica, come tiene a precisare l’autrice nella premessa – di tinte e sfumature ne ha svariate. Ad esempio, quelle di un giallino malinconico di un forno acceso che Virginia osserva nella cucina del suo monolocale, mentre cerca di smaltire la notizia del matrimonio imminente del suo ex fidanzato Marco. Ci sono anche quelle azzurro-libertà del cielo che sovrasta i palazzi, sopra il fiume Po che scorre e la punta della Mole che svetta. Sono, infine, quelle calde dell’amicizia (per la vicina di casa Viola) e degli amori che promettono molto e mantengono poco (o forse no).
La vita della protagonista è così ordinaria – nel microcosmo fatto di precarietà e lotta quotidiana con gli studenti come supplente negli Istituti comprensivi, che comprensivi non sono per niente, come nota Virginia – da poter diventare speciale solo con un po’ di immaginazione. E, infatti, in questo romanzo si inserisce da subito un personaggio che proviene niente meno che dal mondo delle fiabe: la fata Madrina. Già, proprio lei, ma Cenerentola non c’entra. Almeno non del tutto. Perché si tratta di una versione molto più moderna, che suona al campanello dopo apposito segnale di richiamo recepito tramite post su Facebook. Magie moderne, insomma, ma che ripagano con notevoli effetti speciali, fra cui l’incontro fra la fata in questione – simile a una rassicurante nonna grassoccia – e in una lettura piacevole e ironica macellaio che in realtà è vegetariano.
Lettura piacevole e molto ironica, Corso Regina 68 possiede la freschezza degli anni più belli della vita: quelli in cui tutto, fra la giovinezza e la temuta “adultità”, possiede energia e forza per il solo fatto di contenere le speranze e i sogni di un domani che verrà.
elysarm@yahoo.it
E. Armellino è docente