Javier Marías – Tutti i racconti

La difficoltà di fare chiarezza

di Vittoria Martinetto

Javier Marías
Tutti i racconti
trad. dallo spagnolo di Glauco Felici, Valerio Nardoni, Maria Nicola e Paola Tomasinelli,
pp. 399, € 21,
Einaudi, Torino 2020

Tutti i racconti, Javier Marías. Giulio Einaudi Editore - SupercoralliCon diverse note preliminari d’autore che siglano questa raccolta come definitiva, nella consapevolezza delle poche energie che ritiene di aver dedicato – ed esclude di dedicare in futuro – alla forma racconto, Javier Marías ci consegna la sua produzione apparsa in rivista insieme a quella già riunita in due volumi nel corso degli anni novantaChi ha imparato ad amare i romanzi di Marías e non ne conosce i racconti, confermerà la propria passione per l’autore; chi, invece, non lo conoscesse ancora, troverà in essi, come recita la quarta di copertina, una via d’accesso privilegiata al suo seducente universo letterario. Ché qui è d’uopo una recriminazione nei confronti delle abitudini editoriali nostrane: è di rigore la pubblicazione dei romanzi di un autore, prima di concedergli quella dei racconti, cosa che si fa d’ufficio quando poi un autore muore e non c’è altro da pubblicare, a meno che non si tratti di un gigante come Borges, che della scrittura del racconto e solo del racconto, nella sua intrinseca brevità, ha fatto una poetica.

L’esperto lettore di racconti percepirà negli incipit di Marías, che sembrano preludere a una lunga narrazione, il respiro del romanziere, per poi sorprenderlo con un arresto nell’apnea di un dettaglio, un intoppo, l’insospettato nucleo su cui di colpo la storia si avvita rivelando la sua ragione d’essere narrata in forma breve. Non tutti, a nostro avviso, omogeneamente perfetti, ma molti di questi racconti vincono senz’altro per knock out come voleva Cortázar. Fra i tanti che meriterebbero menzione, scegliamo qui Gualta e Quand’ero mortale, poiché si inseriscono per tema – rispettivamente il doppio e il morto cosciente – nella tradizione classica del racconto fantastico, riuscendo tuttavia a distinguersi per originalità e stile. Nel primo, un uomo scopre in un collega di lavoro un sosia totale. Il dialogo intertestuale con la più nota letteratura del döppelganger – Wilde, Stevenson e Poe – suggerito dal narratore stesso, vede una variante interessante in Marías, poiché in Gualta, il doppio non è la voce della coscienza del protagonista o il prodotto della sua immaginazione, ma una persona vera, che gli si rivela detestabile: “Io mai, prima di allora, avevo visto me stesso (…) mi odiai senza esitazione”. Questa esperienza freudianamente sinistra, porta il protagonista a tentare di superare il conflitto modificando la propria personalità, il che tuttavia scatenerà la rovina della sua vita familiare e professionale.

Quanto a Quando ero mortale, in dialogo intertestuale indiretto con l’Ivan Il’ič di Tolstoj, l’Olivier Bécaille di Zola o il Brás Cubas di Machado de Assis, il narratore, che parla da una condizione di coscienza vigile dopo la morte, racconta in modo lacerante e poetico la terribile rivelazione, non già divina ma umana, che gli concede il proprio status: venire a conoscenza del volto nascosto di coloro che abbiamo amato o odiato in vita, di ciò che ci è stato celato di noi stessi e degli altri senza potervi porre rimedio. Nessuno era quello che appariva. Tutti ingannano tutti, ognuno inganna se stesso, come riflette amaramente il narratore. La morte viene immaginata, in sostanza, come un inferno in cui, a differenza della vita in cui si tende a dimenticare, si è condannati a ricordare anche ciò che non sapevamo o che ci faceva comodo non sapere per meglio vivere. In sostanza, il protagonista scopre, analogamente a quello di Gualta, il rischio insito nella conoscenza, allacciandosi a una problematica che assilla particolarmente Marías lungo la sua intera opera: da un lato l’impossibilità di fare chiarezza riguardo alla nostra vita, dall’altro il rischio insito nel tentativo di giungere a una radiografia sincera di noi stessi.

vittoria.martinetto@gmail.com

V. Martinetto insegna lingua e letterature ispanoamericane all’Università di Torino