Il guardiano degli animali perduti
di Mara Pace
Ha una risata travolgente, Jutta Richter, enigmatica e imprevedibile come i suoi libri, popolati di bambini con domande impertinenti, adulti con i quali è difficile rapportarsi, gatti che la sanno lunga sulla vita, il tempo e l’eternità. L’ho incontrata per la prima volta a Bologna quasi due anni fa: il dialogo di quel giorno, con la mediazione della sua traduttrice Bice Rinaldi, si è combinato con l’intervista a Guus Kujier (al festival Tuttestorie) e ha dato vita a un articolo pubblicato dalla rivista Andersen nel novembre del 2018 (n. 357), una riflessione a due voci sull’infanzia e su come raccontarla. “Non devo fare un grande sforzo” mi aveva detto in quell’occasione l’autrice, “sono ancora bambina. Torno con estrema facilità alle sensazioni di quando era piccola, sono le stesse che provo ora: la paura, la rabbia, la felicità”. Riprendo il filo del nostro primo incontro in questa nuova intervista, nata in occasione della partecipazione di Jutta Richter a Tuttestorie 2019 e dell’uscita in Italia del suo ultimo romanzo.
A Bologna, quando ha dovuto scegliere il libro più amato dell’infanzia (per il progetto Leggevo che ero della rivista “Andersen”che da quasi otto anni raccoglie ritratti fotografici di autori, editori, librai per ragazzi con il loro libro d’infanzia prediletto), ha portato con sé un titolo dei Mumin di Tove Jansson. Nella nota che chiude La signora Lana e il profumo della cioccolata, evoca invece la lettura dei racconti di Hans Fallada con suo padre.
Ricordo quelle domeniche mattina della mia infanzia come un tempo speciale e meraviglioso, perché solo in quel momento ero autorizzata a infilarmi nel letto dei miei genitori. Mio padre, che era un ottimo lettore, con una voce calda e tranquillizzante, mi leggeva i racconti di Fallada dalla raccolta Geschichten aus der Murkelei (Racconti da Murkelei), un piccolo gioiello della letteratura per ragazzi. Quando finì il libro, cominciò a raccontare storie che inventava per me. Storie che narravano avventure fantastiche di piccoli animali che vivevano in una sorta di società parallela in un bosco.
Qual è la principale differenza tra lo sguardo degli adulti e dei bambini sul mondo?
Anche se sono adulta, mi trovo molto bene con i bambini. O con gli adulti che hanno ancora una parte bambina, mentre trovo insopportabili gli adulti-adul ti. I bambini sono curiosi, e a volte coraggiosi. Hanno una mente aperta.
La curiosità dei bambini chiede a gran voce libertà e avventura. Cerchiamo forse di tenerli troppo al sicuro?
L’infanzia è mutata in modo drammatico negli ultimi cinquant’anni. Nel nostro mondo, la comunicazione, le nostre relazioni sono cambiate più rapidamente di quanto abbiano mai fatto prima. La vita ha due dimensioni: la realtà analogica e la realtà virtuale. Non tutti i bambini riescono a distinguerle con facilità. Quando ero bambina, la realtà virtuale era solo nei libri. Le voci virtuali che parlavano con me e i miei coetanei erano strettamente legate alla nostra immaginazione e quando non volevamo più ascoltarle, bastava riporre il libro sullo scaffale. Libertà e avventura appartenevano al mondo esterno alla casa in cui abitavamo, ai luoghi segreti dove ci incontravamo il pomeriggio, per fare tutte quelle cose proibite che i nostri genitori non avrebbero mai scoperto. Era una realtà a colori, quella in cui eravamo immersi. Rompersi un braccio cadendo da un albero faceva male. E non c’erano dubbi: avevamo una sola vita e dovevamo prendercene cura, altrimenti l’avremmo persa.
Quindi no, non teniamo i bambini troppo al sicuro. È molto peggio. Li istruiamo a vivere le loro vite in una realtà virtuale. Quando cadi da un albero, non c’è dolore. Quando perdi una vita, ne hai subito un’altra. In un certo senso abbiamo eliminato i bambini dall’ambiente in cui viviamo. Non li vediamo più correre in strada. Non li sentiamo gridare il pomeriggio. Grazie alla realtà virtuale viviamo senza più essere disturbati dai bambini. Non dobbiamo nemmeno controllarli. A loro ci pensano gli smartwatch e i dispositivi Alexa, le loro tate sono Ipad air o Samsung tab. Credo che questo sia il cambiamento più drammatico mai affrontato dall’infanzia, perché comporta la perdita dell’infanzia stessa.
Come nasce il romanzo La signora Lana e il profumo della cioccolata?
È il primo titolo di una trilogia. Il secondo volume, Frau Wolle und das Geheimnis der chinesischen Papierschirmchen, è già stato scritto ed esce in ottobre in Germania. Proprio ora sto scrivendo il terzo, che finalmente dovrebbe svelare del tutto l’identità della signora Lana. Ci sono voluti anni perché osassi cominciare a scrivere questa storia. L’idea era mostrare le stanze dietro le stanze della nostra anima, puntando i riflettori sul lato oscuro della psiche. Mostrare il dolore, la sofferenza e la rabbia quando un padre lascia la sua famiglia, per scoprire che cosa è giusto o sbagliato, chi è buono o cattivo. Volevo mettere tutti questi argomenti pesanti in una terra dolce e misteriosa, nascosta al di là di una porta. Forse questa terra si chiama infanzia. Forse la signora Lana è l’angelo custode di tutti i bambini. Il guardiano degli animali perduti. Sa tutto e aiuta chiunque le chieda aiuto.
Mi ha raccontato che quando leggeva da bambina, lo faceva spesso mangiando cioccolato. E quando finiva il cioccolato, a volta mangiava la carta dei libri. Adesso arriva questo romanzo, dove il profumo di cioccolata si respira tra le pagine. Perché i dolci, dalla fiaba di Hansel e Gretel alla fabbrica di Willy Wonka, si accompagnano tanto spesso a una sensazione di pericolo?
È una domanda interessante. Forse perché i dolci sono sempre stati usati per manipolare le persone, per consolarle, per ricompensarle o distrarle da qualcosa.
In questo romanzo, i due bambini hanno molta nostalgia del loro papà. Che ruolo può avere un padre nella vita dei propri figli?
I padri sono spesso assenti. Più sono invisibili e più i bambini li desiderano. Non riesco a immaginare il ruolo che il padre ha in una famiglia, ma so che è bello quando c’è.
Jutta Richter. Nata a Burgsteinfurt in Vestfalia nel 1955, è tra le più importanti scrittrici tedesche per ragazzi; nel 2001 ha vinto il prestigioso riconoscimento Deutscher Jugendliteraturpreis per L’estate che imparai ad addomesticare i ragni (Salani).
Ha pubblicato il suo primo libro molto presto, quando era ancora a scuola. Ha studiato teologia cattolica, germanistica e pubblicistica. I suoi romanzi sono di misura breve, incentrati sui personaggi – bambini e animali – e attraversati da riflessioni filosofiche. Il gatto venerdì (Premio Andersen nel 2007 come Miglior libro 6/9 anni), Il cane dal cuore giallo o la storia dei contrari (2003) e Tutti i sogni portano al mare (2004) sono stati riediti nel 2019 con una nuova veste grafica e le copertine di Rotraut Susanne Berner. Nel 2018 è stata finalista al Premio Strega Ragazzi e Ragazze con Io sono solo una bambina (Beisler). I titoli pubblicati da Beisler sono tradotti da Bice Rinaldi. Altri suoi romanzi, come La storia di Robert dai calzini rossi che si innamorò della strega o Dio, l’uomo, la donna e il gatto, sono invece pubblicati da Salani con la traduzione di Alessandro Peroni. La signora Lana e il profumo della cioccolata (trad. dal tedesco di Bice Rinaldi, Beisler Editore, in uscita il 24 ottobre), titolo in uscita questo autunno in coincidenza con la partecipazione al festival Tuttestorie, è il primo volume di una trilogia.