La lettura ad alta voce per far nascere i lettori di domani
di Francesca Tamberlani
articolo originariamente pubblicato sul sito Libri Calzelunghe
“Un bambino impara a leggere per la prima volta quando viene preso in braccio e gli viene letta una favola”, scrive la neuroscienziata Maryanne Wolf nel famoso saggio Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge (Vita e Pensiero, 2009, p. 26), ed è da qui che vorrei partire per invitarvi a riflettere sull’importanza di dedicare il giusto tempo, ogni giorno, alla lettura ad alta voce ai vostri figli. Anche se siete stanchi e i vostri bambini non vi sembrano minimamente interessati. Anche se non riuscite, all’inizio, a richiamare la loro attenzione sulle pagine. Anche se vi sentite impacciati nella lettura e quei primissimi albi costituiti da pochissime parole e tante figure non vi mettono a vostro agio.
Il tempo per leggere insieme va trovato, e se dapprincipio richiederà da parte vostra un’organizzazione e un impegno non indifferenti, col trascorrere dei giorni e delle settimane la relazione con il vostro bambino o bambina ne uscirà rafforzata e l’atto del leggere si trasformerà in una piacevole routine, in un momento di affettuoso e sincero coinvolgimento. L’ambiente familiare è fondamentale per far nascere giovani lettori. Lo dicono le statistiche (leggono libri il 66,8 % dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 30,9% di quelli con genitori che non leggono) e lo dice il buonsenso. I bambini che crescono in una casa dove si legge ad alta voce con regolarità, dove si va in biblioteca a scegliere le proprie storie preferite, dove si comprano libri e se ne discute, dove la lettura non è imposta ma praticata in maniera libera, sono quelli che più facilmente verranno contagiati dal piacere di leggere anche da ragazzi e poi da adulti.
I libri amati da bambini non si dimenticano
Sono veramente pochi i libri di cui conservo un ricordo fedele. Non parlo degli albi illustrati o dei titoli letti negli ultimi mesi, che conosco con esattezza anche grazie alle continue riletture che ne faccio con i bambini. Mi riferisco ai testi, anche classici e di autore, che hanno accompagnato la mia crescita e hanno contribuito a costruire la mia “vita” da lettrice. Purtroppo la mia memoria letteraria, si dice così?, è labile. Fatico a tenere a mente trame, intrecci, personaggi, nonostante siano stati importanti per me, o particolarmente amati. L’ho constatato con imbarazzo in più occasioni, durante le chiacchiere con gli amici, per esempio, quando si finisce a parlare dei libri che hai letto e ci si ritrova a scorrere con gli occhi i volumi allineati sugli scaffali: «Ti è piaciuto questo?», «Ah sì», rispondo con slancio, ma se poi devo argomentare…
Con i libri letti da bambina, o meglio con i libri che mi sono stati letti da bambina, i ricordi invece affiorano uno dopo l’altro, spontaneamente. E insieme ai ricordi, sgorgano le sensazioni, i profumi, le emozioni che quelle storie hanno suscitato in me mentre mia madre mi augurava la buonanotte narrando le avventure di una bambina intraprendente con un Cappuccetto Rosso in testa o di un bambino coraggioso che gettava sassolini a terra per ritrovare la strada di casa. I ricordi di infanzia sono incancellabili. E se tra questi ricordi si annidano anche quelli di una voce calda che legge per noi, di una luce accesa accanto al letto e di due persone che si dicono «ti voglio bene» tenendo aperto sulle ginocchia un bellissimo libro illustrato, allora, con ogni probabilità, la lettura continuerà a illuminare il nostro cammino anche da grandi. E dunque, spazzate via ogni dubbio ed esitazione, cari genitori, e leggete ai vostri bambini. Se ancora non avete cominciato, fatelo ora, qualsiasi età essi abbiano. Perché non è mai troppo presto, o troppo tardi, per ritagliarsi del tempo per leggere insieme. “L’educazione alla lettura non può essere lasciata al caso”, scriveva alcuni anni fa Rita Valentino Merletti nell’agile e utile vademecum dal titolo Libri e Lettura da 0 a 6 anni (Mondadori). Una raccomandazione necessaria, perché dobbiamo impegnarci in prima persona per guidare i nostri figli, fin dai primi mesi di vita, alla conquista di quegli strumenti che renderanno la lettura un’attività desiderabile.
Non siamo nati per leggere
Un’attività che non è innata né naturale per loro. “Non siamo nati per leggere”, ci ricorda Maryanne Wolf, ma il nostro cervello ha la straordinaria capacità di modellarsi e riorganizzarsi in base all’esperienza. Anche se la natura non ci ha fatto nascere lettori, ci ha però fornito gli strumenti utili per sfruttare i collegamenti neuronali e i circuiti originariamente preposti ad altre funzioni e andare oltre. Appena una persona impara a leggere il suo cervello cambia per sempre, sia fisiologicamente che intellettualmente. Leggendo ad alta voce ai vostri figli, con costanza e partecipazione, comincerete ad abituare il loro cervello a questa nuova, complessa attività, che non fa parte del loro programma genetico, come guardare, mangiare, o imparare a camminare. Leggendo ad alta voce filastrocche, fiabe della tradizione, storie moderne o contemporanee, darete loro l’opportunità di immagazzinare senza sforzo il significato di tanti vocaboli che non conoscono, di aumentare gradualmente il loro livello di attenzione e di ascolto, di arricchire la loro capacità espressiva, di farli arrivare più pronti e preparati al momento della lettura autonoma, quando il cervello, impegnato a decifrare i segni alfabetici, si metterà alla ricerca di “appigli”, instaurando collegamenti tra ciò che vede e ciò che già sa. Se il sapere del bambino, ovvero il suo bagaglio di parole e relative associazioni, sarà ricco e variegato, allora il suo compito di decifrare la scrittura risulterà più semplice e potrà dedicarsi all’apprendimento della lettura con un atteggiamento più fiducioso.
Con i bambini più piccoli la lettura ad alta voce da parte del genitore è spesso preludio al rituale della buonanotte, fatto di frammenti di rassicurante quotidianità, di gesti abituali, come la scelta del libro, la ricerca della posizione più comoda per sé e i pupazzi, immancabili ospiti nel lettino […] (Beniamino Sidoti, Alessandra Zermoglio, Lettori in gioco, Sonda, 2015, p.55)
Ma il tempo per leggere insieme può essere ricavato in qualsiasi momento della giornata, non necessariamente al calar della sera; anche la mattina presto, dopo la colazione, quando ci si è appena risvegliati dal riposino. Sta al genitore capire quale sia la circostanza più favorevole per il bambino, ovvero quando non è alle prese con altre attività che lo appassionano, o con giochi che lo divertono, che lo distraggono, o che richiedono da parte sua concentrazione.
Le mie letture in famiglia
Ho iniziato a leggere ad alta voce a Ilaria molto presto. Quando ero incinta, la sera, sdraiata sul letto, in perfetta solitudine e tranquillità, allenavo la voce con l’aiuto di filastrocche e rime. In biblioteca avevo recuperato diverse raccolte di testi poetici e componimenti di origine popolare e ho passato gli ultimi tre mesi della gravidanza spaziando divertita da una strofa all’altra. Quando la bambina è nata, per me è stato naturale continuare a leggere per lei, e constatare che mi ascoltava con curiosità quando le cambiavo il pannolino sul fasciatoio (con il libro poggiato sul davanzale a supporto della mia scarsa memoria!), quando la vestivo, quando la stendevo sul letto per rilassarci un po’ insieme, quando era quieta e tranquilla dopo aver mangiato. Ma l’appuntamento fisso con i libri è sempre stato, e lo è tuttora, quello prima della nanna, diventato un rituale irrinunciabile e collante perfetto della nostra unione e passione per i libri. Quando ancora era piccina, mi sedevo su una comoda poltrona e la tenevo in braccio mostrandole i libri, indicando le figure e soffermandomi a lungo su di esse. Col trascorrere dei mesi, abbiamo cambiato posizione più volte: lei in piedi nel lettino che mi guardava mentre tenevo il libro rivolto verso di lei; lei sdraiata e io lì accanto, sempre con le figure in bella vista; poi via via che è cresciuta ci siamo spostate dalla sua camera alla mia, per distenderci sul lettone una accanto all’altra e sfogliare i libri insieme.
Il tempo delle nostre letture è sempre stato lungo e Ilaria si è sempre dimostrata un’ascoltatrice esigente. Mai meno di mezz’ora-quaranta minuti. Inizialmente lei lottava contro il sonno pur di rimanere sveglia ad ascoltare, ma facevamo davvero troppo tardi. Poi ho stabilito la regola dei tre libri, che si è rivelata vincente: uno lo scegli tu, uno lo sceglie mamma e uno lo sceglie papà; oppure due li scegli tu e uno la mamma. Così siamo riuscite a collocare la lettura della buonanotte in un tempo preciso, più definito, e questo ordine ci ha aiutato a trovare una regolarità anche nel ritmo sonno-veglia. Il fatto poi che uno o due libri dipendessero sempre da una sua decisione la rendeva orgogliosa, era una sorta di attestazione di fiducia nei suoi confronti. I bambini hanno diritto di scegliere le loro storie preferite (tra quelle che voi gli avrete messo a disposizione) e di chiedere anche ripetute riletture degli stessi titoli (com’è rassicurante ritrovare i propri amici ogni giorno, sapere quello che provano e stanno per fare, ritornare più e più volte su quelle parole e ambientazioni conosciute!). Non rispondete no ai loro “ancora!”.
Se notate che sono stanchi, nervosi, inquieti, potete provare a leggere una storia corta e poi mettere da parte il libro. Oppure rimandare la lettura a un altro momento e giorno più favorevole. Fatevi guidare dai vostri bambini, ascoltate le loro richieste e assecondate le loro inclinazioni. Se vi mostrerete pazienti e sereni, a poco a poco riuscirete a trasmettere anche a loro questi stati d’animo. Il tempo della lettura condivisa non deve essere mai imposto, ma donato. E il dono deve essere gradito. Se all’inizio c’è indifferenza o rifiuto, dovrete impegnarvi per farlo assomigliare il più possibile a un gioco, un gioco diverso dagli altri, ma irresistibile. Come suggeriscono Beniamino Sidoti e Alessandra Zermoglio in Lettori in gioco (Edizioni Sonda, 2015), le emozioni e le suggestioni che una storia può scatenare vanno accolte e sostenute. Se vostra figlia ama le storie di principesse e fate, consentitele di indossare una coroncina o un gioiello mentre vi ascolta… Oppure estendete l’esperienza del libro a casa, prendendo per esempio una scatola di cartone e trasformandola in castello, barchetta, automobile.
“Esistono libri fatti apposta per scatenare il desiderio di giocare. Si tratta di volumi pensati per un’esplorazione diretta da parte del bambino, come i cartonati con i buchi, i libri puzzle, quelli con le pagine da comporre e ricomporre a piacimento”.
E poi, crescendo, si può giocare con le parole, a sbagliarle come faceva Rodari, a inventare indovinelli, rime, buffe associazioni. La regola dei tre libri vige ancora a casa nostra. L’importante però è non scegliere tre storie che siano corte. Guai! Se un albo illustrato è particolarmente breve e la sua lettura si esaurisce in pochi minuti, allora gli altri due devono fare da bilancia e durare di più! Da qualche mese abbiamo anche cominciato a leggere racconti a puntate e, per rispettare il nostro rito, andiamo avanti a capitoli di tre.
Ma qualcosa è cambiato da un anno a questa parte. L’arrivo del fratellino ha scombussolato un po’ i piani. Andrea è in piena fase esplorativa e adora afferrare le pagine cartonate, mordicchiarle, saltare avanti e indietro senza un ordine. Il suo rapporto con i libri è fisico e irruento e con lui il momento migliore per “leggere” si sta dimostrando il pomeriggio, dopo la merenda e le tante attività intraprese al nido. Diversamente da Ilaria, il suo tempo di attenzione e concentrazione è limitato, e non ama essere tenuto in braccio mentre leggo per lui. Il mio “lavoro” di avvicinamento al libro e al piacere di leggere sta andando avanti percorrendo strade diverse, ma già posso ritenermi soddisfatta dei primi “risultati” raggiunti: Andrea si esalta quando ha un libro in mano e i suoi occhi si riempiono di gioia quando lo può osservare da vicino e manipolare a modo suo. Sentiste i gridolini di giubilo che lancia! La sera continuo a leggere per Ilaria mentre Andrea ci fa compagnia con un gioco in mano, oppure è nell’altra stanza con il papà. Non vogliamo rinunciare al nostro momento esclusivo, da vivere indisturbate. E sono certa che anche il piccolo si è accorto dell’importanza di questo incontro.
Il tempo della lettura va trovato ogni giorno
La lettura ad alta voce in famiglia richiede un tempo quieto e tranquillo. Non un tempo frettoloso e concitato, ritagliato sbrigativamente dalla fitta agenda giornaliera. L’adulto che legge non deve dare l’impressione di compiere uno sforzo o di eseguire un compitino, ma adottare un atteggiamento sereno, aperto e disteso. La lettura deve procedere in modo rilassato, calmo. Lo sguardo vigile, rivolto al libro e al bambino, pronto a entrare in contatto con il giovane ascoltatore. La voce non deve assumere toni innaturali o teatrali ma fluire limpida, lasciando scorrere le emozioni. Anche i corpi hanno bisogno di incontrarsi e comunicare tra loro, entrando in relazione.
Quando si legge al proprio bambino con spontaneità e motivazione si dona se stessi e il proprio tempo, e questo i nostri figli lo avvertono. Comprendono perfettamente che siamo lì per loro, con loro, e che siamo felici. Ed è proprio questa consapevolezza che li spingerà a desiderare di ripetere ancora una volta l’esperienza.
Non appena ha modo di stare in grembo alla persona che si prende cura di lui, il bambino comincia ad associare l’atto del leggere alla sensazione di essere amato (Maryanne Wolf, Proust e il calamaro Storia e scienza del cervello che legge, Vita e Pensiero, 2009, p. 92)
Anche quando crescerà, e via via acquisirà gli strumenti e le competenze per leggere in autonomia, sapere che la nostra voce sarà ancora pronta ad accompagnarlo tra le pagine di un libro, gli restituirà un senso di fiducia e la certezza che avremo sempre voglia di emozionarci insieme e trascorrere del tempo esclusivo con lui. Come sottolinea Rita Valentino Merletti in tanti suoi scritti dedicati alla pratica della lettura ad alta voce sin dalla primissima infanzia, per rendere la lettura un’attività amata e ricercata dai bambini gli avvenimenti estemporanei non bastano. Non basta la presenza di uno scrittore a scuola una volta all’anno, o assistere a uno spettacolo teatrale tratto da un libro, o partecipare a una lettura animata: “Serve un lavoro svolto con passione giorno dopo giorno, un lavoro utile a costruire competenze e a cui gli avvenimenti estemporanei si aggiungano come momenti di arricchimento e completamento”.
F Tamberlani è giornalista e fondatrice del sito Milkbook
BIBLIOGRAFIA
Maryanne Wolf, Proust e il calamaro Storia e scienza del cervello che legge, Vita e Pensiero, 2009
Rita Valentino Merletti, Libri e lettura da 0 a 6 anni, Mondadori, 2001
Luigi Paladin e Rita Valentino Merletti, Libro fammi grande, Idest, 2012
Luigi Paladin e Rita Valentino Merletti, Nati sotto il segno dei libri, Idest, 2015
Beniamino Sidoti, Alessandra Zermoglio, Lettori in gioco, Sonda, 2015