Prendere in mano il proprio destino
recensione di Sofia Gallo
scheda Infanzia del numero di febbraio 2017
Bart Moeyaert
IL CLUB DELLA VIA LATTEA
trad. dall’inglese di Laura Pignatti
pp.143, € 12
Sinnos, Roma 2016
La Via Lattea è la noia, la periferia senza luoghi di incontro, è l’estate senza motivazioni, l’estate troppo calda, l’estate con la mamma lontana, andata in Italia a “ritrovare se stessa”, e un padre troppo occupato con il lavoro per aver tempo di intrattenerti. Così Oscar, Max e Emma devono arrangiarsi a passare il tempo. Lei ha dalla sua la passione per i libri e lì trova una sua dimensione, da cui vorrebbe emergere, ma che comunque la protegge. Loro due sono fratelli e Max usa Oscar, più piccolo di lui, come un pungiball su cui rifarsi della frustrazione del trascorrere in modo così vano le giornate di vacanza dalla scuola. Tutti e tre, seduti sul muro che sovrasta la Ferrovecchio s.a.s in cui si aggirano Petra e Ivan, due immigrati che sbarcano come possono il lunario, si inventano un gioco un po’ macabro: scoprire chi prima, tra il cane o la vecchietta che vedono ogni giorno, morirà. Per adesso cane e vecchietta vanno a passeggio con un rituale di passi e pisciatine sempre uguali, ma presto scompaiono, misteriosamente assorbiti nell’amalgama della Via Lattea.
Sulle loro tracce i tre ragazzi fanno inediti incontri e vivono situazioni ed emozioni prima sconosciute: l’offesa e il perdono per le male parole dette a Emma, triste per la morte della zia, la sofferenza di una ragazzina con un forte handicap che gioisce delle sue bizzarre invenzioni, l’ansia di giustizia per il mancato compenso a Petra e Ivan che commerciano in ferrivecchi, l’infatuazione per l’algida e bellissima Calista, un litigio finito a pugni, sono esperienze per crescere, essere se stessi, consapevoli di avere in mano il proprio destino, proprio grazie all’umanità della Via Lattea. Ricco di sorprese, il libro è una lettura originale, scevra da ogni pretesa di insegnare o dimostrare alcunché. Ha il pregio della fotografia disincantata e affettuosa di chi crede nella capacità dei ragazzi di formarsi e definire il bello e il brutto, il buono e il cattivo in modo autonomo e quindi solido per il loro futuro. Da 12 anni.