Jonathan Franzen – Crossroads

Cercare la gioia nelle persone amate

di Barbara Miceli

Jonathan Franzen
Crossroads

ed. orig. 2021, trad. dall’inglese di Silvia Pareschi,
pp. 640, € 22,
Einaudi, Torino 2021

Crossroads - Jonathan Franzen - Libro - Einaudi - Supercoralli | IBSRaccontare l’America attraverso le saghe familiari è da sempre una prerogativa di Jonathan Franzen. Ne sono un esempio i romanzi Le correzioni (2001: Einaudi, 2002) e Libertà (2010: Einaudi, 2011), e le famiglie Lambert e Berglund. Dopo un non eccelso interludio in cui il tema familiare veniva toccato solo lateralmente, il romanzo Purity (2015: Einaudi, 2016), con Crossroads lo scrittore americano torna a parlare di una famiglia (disfunzionale, ça va sans dire) con tutti i suoi conflitti, le sue alleanze, i suoi dolori e le sue gioie. È proprio il concetto di gioia, forse ancor prima di quello di fede, che pervade ogni singola pagina di questo splendido e articolato romanzo: la sua presenza, ma soprattutto la sua assenza. Tanta è la disabitudine a viverla all’interno delle mura domestiche, che il protagonista, Russ Hildebrandt, si chiede, all’inizio del romanzo, come sarebbe vivere “con una persona capace di gioia”. Russ, pastore nella chiesa First Reformed di New Prospect (Illinois) nei primi anni settanta, è sposato con Marion ed è padre di quattro figli. Quello che dovrebbe essere un quadretto familiare idilliaco è in realtà ben lontano dal rappresentare quel “rifugio in un mondo senza cuore” che dava il titolo a un celebre saggio di Christopher Lasch sulla famiglia pubblicato proprio negli anni settanta. Marion, casalinga in sovrappeso dal passato traumatico e misterioso, è diventata un’estranea che lo imbarazza quando sono in pubblico; Clem, il figlio maggiore ormai al college, vive con grande disagio lo scampato pericolo di partire per il Vietnam per motivi accademici; Becky, reginetta del liceo, non ha alcuna stima del padre e ha occhi solo per il musicista Tanner Evans; Perry, adolescente tormentato dall’intelligenza superiore alla media, ha problemi di droga; Judson, il figlio minore, è probabilmente l’unico a non aver ancora sviluppato una sua crisi personale, ma il potenziale dormiente di problematicità contenuto nei suoi cromosomi è ovviamente altissimo.

Per questo, la ventata di novità e di gioia portata dall’avvenente vedova Frances Cottrell, una delle parrocchiane, promette di creare ulteriori crisi in un equilibrio domestico già precario, condizionato anche dall’esistenza del gruppo giovanile della chiesa, il Crossroads del titolo, dal quale Russ è stato estromesso, e di cui invece fanno ancora parte Becky e Perry. Il nome, che riprende quello di una canzone di Robert Johnson (erroneamente attribuita ai Cream, come spiega Russ) è anche una metafora delle diverse personalità e sensibilità che si incrociano all’interno della famiglia Hildebrandt e nel romanzo, tutte esplorate con minuziosa precisione e notevole empatia da Franzen, che dimostra ancora una volta di saper raccontare stati d’animo, pensieri e sentimenti a lui ben lontani per genere o età. Il “crocevia” di personalità, culture diverse (l’incontro con i Navajo, l’assistenza ai neri di South Side a Chicago), eventi storici (il trauma mai superato del Vietnam e ancor prima la Grande Depressione) e spiritualità, rende la metafora chimica di Le affinità elettive goethiane vera più che mai in questo romanzo in cui i diversi elementi della famiglia Hildebrandt si combinano o si dividono nei modi più inaspettati sotto l’influenza di un elemento terzo, sia esso una persona, un evento storico, una sostanza psicotropa, o Dio.

L’unico limite di questo romanzo altrimenti perfetto è il senso di già visto che si percepisce molto spesso fra le sue pagine. Gli Hildebrandt non sono poi così diversi dai Berglund di Libertà: Russ è un idealista come Walter, un “buono” che nasconde dentro di sé forze distruttive pronte a essere fatte esplodere dall’irruzione nella sua vita di un elemento nuovo e femminile (ruolo che in Libertà spettava a Lalitha, la giovane assistente di origini indiane di Walter). Sia Walter che Russ sono imprigionati in matrimoni infelici che hanno prodotto figli intelligenti, complicati e altrettanto distruttivi (Perry e Joey sono coloro che creano veri e propri disastri in entrambi i romanzi). Persino alcune delle tematiche ambientali tanto care a Franzen tornano fra queste pagine: il problema delle miniere di carbone in particolare, e ovviamente gli uccelli, qui presenti in misura nettamente minore rispetto al passatoma sempre forieri di grazia e di rivelazioni. Perché, in fondo, la sensazione di leggere una copia di Libertà si supera abbastanza facilmente proprio in virtù del senso di sottile speranza che pervade le periodiche epifanie dei personaggi di Crossroads. Le crisi possono essere superate, alcuni strappi ricuciti, alcuni peccati possono essere espiati, la grazia si può riscoprire nelle piccole cose e nella natura. Persino la gioia, perduta negli anfratti della vita quotidiana e nella pesante influenza del passato sul presente, si può ritrovare nelle persone a noi vicine. E sebbene a volte si abbia la sensazione di non meritarla, come accade a Russ nel momento di maggiore crisi, è una frase di Marion a illuminare il senso vero della gioia, la sua fugacità e rarità: “Nessuno la merita. È un dono di Dio”.

barbara.miceli@ug.edu.pl

B. Miceli insegna letteratura americana all’Università di Danzica