dal numero di marzo 2019
Il lato oscuro
di Davide Martirani
“Chi desidera ma non agisce alleva pestilenza”. Così William Blake in uno dei suoi folgoranti proverbi infernali, nel Matrimonio del cielo e dell’inferno. Un testo filosofico e poetico in cui l’autore, moderno Eraclito, sfida il lettore ad abbandonare ogni dicotomia aristotelica per accogliere il grande arcano dell’unità degli opposti.
E il desiderio stesso è intrinsecamente contraddittorio. Perché è il fondamento della libertà individuale, ma anche la testimonianza dell’eterna servitù di ogni vivente. È quanto di più privato e personale esista, ma sul fondo rivela sempre la presenza di un mediatore (fra chi desidera e l’oggetto desiderato) che è al tempo stesso modello da emulare e rivale da distruggere. È una voce che intralcia, disturba, dirotta. Ma non la si può far tacere senza che si trasformi in fantasma, in minaccia, in malattia. E allora l’unica soluzione è mettersi ad ascoltare.
Questo, per me, è il punto di partenza di ogni attività creativa. Scrivere è lasciar entrare quella voce ambigua e sfuggente, inseguirla nel buio e scoprire, ogni volta, che raggiungerla è impossibile, ma non per questo la caccia è stata inutile. Tutto ciò che ho scritto può essere letto come un’unica, articolata inchiesta sul desiderio: dalle forme più esibite e violente a quelle trattenute e discrete, che affiorano appena sotto l’apparente distacco dei gesti.
In questa inchiesta rientra, a suo modo, Maria, la protagonista di Come si sta al mondo, lei che sembra avere come unico desiderio la fuga dal desiderio stesso, e che costruisce la sua esistenza intorno al folle obiettivo di trovarsi esentata dal destino comune a ogni creatura. La sua lotta col diavolo è quindi una lotta con le implicazioni più profonde del desiderio, cioè con quegli aspetti sotterranei della psiche che sembrano voler rovesciare e distruggere un’immagine di sé tanto faticosamente conquistata. Ma che proprio grazie a questa distruzione fanno brillare i frammenti di una verità più profonda.
D. Martirani è autore di Come si sta al mondo, Quodlibet, 2018
Il nostos
di Marinella Savino
Il desiderio dei desideri. Il mio. Sepolto accuratamente sotto il peso dei tanti anni vissuti altrove. Napoli non è città da cui puoi andar via e dimenticartene. Neanche per un giorno, un’ora, un attimo. Figuriamoci per tutta una vita. Un morso nell’identità. Un pezzo che manca. Un sentirsi sempre altrove. Altrove. Ci ho messo un po’, a capire che avevo un desiderio. Non sempre un desiderio si palesa. Non sempre una mancanza si manifesta come tale e si attiva in quel bisogno che la trasforma in desiderio.
Ma il filo dei ricordi ha una potenza tutta sua e, quando si colora di nostalgia, brilla più di ogni altro filo che tesse l’esistenza. La sartoria di via Chiatamone è stato il lungo filo d’inchiostro che ha traghettato la barca di carta con cui ho solcato il mare dei ricordi della mia famiglia per ritornare alla mia Itaca, alla mia Napoli. Un ritorno ai luoghi, agli odori, ai sapori. Un ritorno a un periodo che non ho vissuto in prima persona, ma che mi è stato trasmesso con forza perché determinante per l’esistenza stessa della mia famiglia, nonché per la mia stessa identità. Ho potuto sapere di persone che non avevo conosciuto, sentire le loro voci, ascoltare le loro discussioni… Accoglierne e custodirne le idee. Le ho sentite parlare in quel dialetto che mi porto dentro e che mi fa voltare e sorridere in ogni posto del mondo in cui mi trovo quando, per caso, mi imbatto in un napoletano che parla dovunque con quel modo solo suo di parlare. Quel modo solo suo e solo mio.
La sartoria di via Chiatamone è stato il mio nostos, il mio viaggio di ritorno a casa. Il ritorno alle mie radici ma, soprattutto, a me stessa. Scriverò ancora altre cose, così come ho scritto anche prima di questo libro. Ma ora so che sono altro. E, soprattutto, che non sono altrove. Non con me stessa, almeno.
M. Savino è autrice di Sartoria di via Chiatamone, Nutrimenti, 2019
Essere ascoltata
di Loreta Minutilli
Non ho mai provato il desiderio di essere ascoltata fino a quando ho iniziato a frequentare l’università. Fin da piccola la mia parlantina è stata l’incubo dei miei parenti e quel che dicevo, per un motivo o per un altro, è sempre stato preso nella dovuta considerazione: il mondo mi dava attenzione e io ero attenta al mondo, in un processo così reciproco e naturale che non dovevo neanche fermarmi ad analizzarlo. All’università è cambiato tutto: forse perché è sempre più difficile sentirsi speciali man mano che si cresce, forse perché la fisica mi attraeva ma di matematica sapevo molto meno dei miei compagni, forse perché, per la prima volta nella mia vita, ero una delle poche ragazze in un ambiente prevalentemente maschile. Improvvisamente, mi sembrava di non saper più usare ciò su cui avevo sempre contato: la mia voce. Fino a quel momento comunicare col mondo era stato un atto naturale come respirare, ma diventava all’improvviso qualcosa da conquistare, un obiettivo per cui lottare: non bastava più avere delle idee e sentirmi giusta, dovevo anche dimostrare agli altri che quel che avevo da dire valeva la pena di essere ascoltato. Se volevo davvero creare dei legami e avere un ruolo attivo nel mio nuovo ambiente, era necessario desiderarlo con tutte le mie forze e combattere per quel desiderio.
Per me, l’unico modo di combattere è sempre stato quello di inventare storie e poi scriverle.
Così ha iniziato a delinearsi sempre più nitidamente nei miei pensieri il personaggio di una donna zittita dalle circostanze, nascosta dal peso di un mito ingombrante, l’ho immaginata mentre, proprio come stava accadendo a me, affrontava un mondo estraneo in cui doveva faticare per essere ascoltata, l’ho tragicamente vista scomparire sotto una coltre di narrazioni che la dipingevano come una vittima ignara e la privavano di ogni traccia di libero arbitrio. Allora ho deciso che l’avrei salvata e le avrei prestato la voce che stavo appena riscoprendo: ho così iniziato a scrivere la storia di Elena di Sparta.
Loreta Minutilli è autrice di Elena di Sparta, Baldini + Castoldi, 2019