di Matteo Bianchi
Teresa Campi
Renée Vivien. La Saffo della Belle Époque
pp. 288, 20 €
Odoya, Bologna 2023
“A tutte le donne, passate, presenti e future” è dedicata l’opera di Teresa Campi su Renée Vivien. La Saffo della Belle Époque (Odoya, 2023). Un’opera tra la biografia romanzata e il saggio, che restituisce ai lettori un’intellettuale ingiustamente dimenticata, Pauline Mary Tarn, conosciuta con lo pseudonimo di Renée Vivien, nata a Londra, nel 1877, e morta a Parigi, nel 1909. Una scoperta casuale, quella di Campi su Vivien, accaduta nel 1980, nella Ville Lumière, alla Libreria delle Donne in rue Jacob. Un caso di «rimozione storica dovuta al pregiudizio», alla cultura patriarcale dominante, al conservatorismo culturale e religioso che oscura, da sempre, le creazioni artistiche; basti pensare alle sorti di Mary Shelley e Charlotte Bronte che l’hanno preceduta.
I versi di Vivien risuonano nella contemporaneità con un’intonazione lucida e attuale, manifesta negli intenti che, oggi, ricadrebbero nel solco delle questioni di genere: «Scrissi per voi, belle giovani donne! / E voi sole – che ho amato – / rileggerete i miei versi». Le sue poesie restano un inno alla libertà individuale, alla possibilità di restare autentici nonostante le condizioni sociali, ed è un’invocazione valida per tutte le donne di ogni epoca. Le copiose traduzioni dal francese, a cura sempre di Campi, e l’attenzione traduttiva per il verso alessandrino infittiscono la trama di pulsioni segrete, di intimi rimandi antropologici e di un’indomabile urgenza di rivelare la legittima “oscenità” dei sentimenti amorosi, tra una delicata adesione al Simbolismo e il fascino decadente del Parnassianesimo novecentesco. Gli ultimi anni furono caratterizzati, invece, dall’influenza delle nuove avanguardie e, per un caso ironico quanto emblematico, ella morì nel 1909, quando fu pubblicato il Manifesto del Futurismo, firmato da Marinetti.
L’ampio materiale esistente su Vivien, composto di manoscritti, lettere e documenti, è rimasto vietato al pubblico sino al 2000, perché faceva parte di un fondo appartenuti a Natalie Clifford Barney, la sua mante taciuta. È esemplare un carteggio “scandaloso” tra lei e la stessa Barney, appartenente a quella documentazione non congeniale alla famiglia, la quale ha tenuto nascosto un ampio materiale ritenuto compromettente. L’esaltazione del mondo arcaico convive con l’inguaribile malinconia per un concetto di bellezza fuori dalle grinfie del tempo e dagli standard imposti dalle società. I corpi delle donne sono trasfigurati in personaggi mitologici e storici come Saffo, Beatrice, Ofelia, Giovanna D’Arco, si trasformano per abbandonare le loro fattezze specifiche e diventare il simbolo del femminile. Non a caso, ne La Carne, la Morte e il Diavolo nella letteratura romantica (1930) Mario Praz commenta perentorio: «Saffo rinasce in veste baudelairiana e swinburniana nelle poesie lesbiche di Renée Vivien di stile macabro e floreale (…), dove tuttavia la sincerità dell’accento riesce a nobilitare il logoro contenuto di perversione».
Di origine londinese e d’adozione francese, Vivien visse e interpretò la fin de siecle parigina senza farne parte veramente. Le sue, non erano donne dannate d’ispirazione baudelairiana, ma ritratti gentili e onirici il cui tormento interiore non leva grazia al dettato lirico, fitto di un misticismo che va aumentando nel tempo e che si contrappone ai rigurgiti di una modernità non condivisa. La storia personale di Vivien è costellata di viaggi in cui non trovò mai una dimora appagante, di amori tormentati, della dicotomia feroce tra i suoi ideali e i costanti rifiuti della società a cui apparteneva, si suggella con prolungate astensioni dal cibo che l’avrebbero portata alla morte come conseguenza di una paralisi della glottide, sede simbolica e non solo empirica della voce. Una morte preannunciata e costantemente presente nei suoi testi, indicativa dell’affermazione del sé in un atteggiamento di contrasto all’educazione vittoriana, alla religione (pur convertendosi al Cattolicesimo in fin di vita), all’esercizio smodato e ingiusto del potere da parte degli uomini sulle donne. Il volume è corredato da fotografie dell’epoca che mostrano la grazia dei suoi lineamenti, lo sguardo triste e insieme vivace, le labbra seducenti e delicate.