Reiner Stach – Kafka

Far filtrare la luce dalla muraglia

di Guido Massino

Reiner Stach
Kafka
I primi anni

Kafka
Gli anni delle decisioni

Kafka
Gli anni della consapevolezza

3 vol., trad. dal tedesco di Mauro Nervi,
pp. 700 + 760 + 800,
€ 45+ € 45 + € 46,
il Saggiatore, Milano 2024

“Chi era Kafka? Uno scrittore che ha fatto di tutto per non rispondere a questa domanda. Sempre al centro della sua opera, ma come la cifra enigmatica su un fazzoletto o nel bordo di un cappello che non lascia risalire a chi lo ha smarrito”. Così scriveva Walter Benjamin nel 1931. Negli anni successivi, la pubblicazione dei diari e delle lettere ha modificato in parte questa percezione. Kafka è oggi in assoluto fra gli autori più studiati. Reiner Stach ha potuto avvalersi per questa biografia – oltre alle ricerche condotte personalmente – di contributi fondamentali sul piano biografico e filologico come l’edizione critica delle opere di Kafka, della casa editrice Fischer, che sta giungendo al termine. Una molteplicità di prospettive, dati biografici, testimonianze, riferimenti testuali difficilmente circoscrivibile, come la muraglia cinese di un celebre racconto. La biografia di Stach è anch’essa monumentale. E per altro verso scorrevole, di facile lettura, un’opera da cui anche gli specialisti hanno molto da imparare.

Colpisce l’attenzione per il contesto storico, sociale, letterario, nonché per il complesso mondo psicologico di Kafka, ricostruiti con insolita ricchezza di dettagli. Stach ha la capacità di cogliere tratti essenziali anche da elementi apparentemente marginali. Ne è un esempio il capitolo che prende spunto dal biglietto con cui Hermann Kafka annuncia la “cresima” del figlio nella sinagoga Zigeuner a Praga: una città, scriverà Franz, in cui le religioni si perdono come gli uomini; dove apparentemente non succede nulla ma in realtà l’antico scompare e il nuovo procede vorticosamente lasciando uno spazio vuoto e ibrido, lo spazio della modernità, da cui trae alimento l’opera del suo rappresentante letterario più illustre.

Il primo volume conduce nel mondo dell’infanzia e della giovinezza. Illuminanti – e per il lettore italiano ricchi di elementi inediti – sono i capitoli dedicati alla scuola, agli anni universitari fra studi giuridici e interessi letterari, all’amicizia con Max Brod, all’incontro con la sessualità, ai viaggi, all’impiego presso le Assicurazioni generali e poi presso l’Istituto d’assicurazione per gli infortuni sul lavoro. Troviamo qui un Kafka in parte sconosciuto, amante dei varieté e dei café chantant fino a “debordanti giri notturni” (Stach) che non si preoccupano per le ore d’ufficio che sarebbero seguite subito dopo. Momenti circoscritti in una vita sostanzialmente opaca, oppure, come sembra suggerire Stach, segni di una libertà intimamente trasgressiva, tesa a scardinare, come la scrittura stessa, il principio di autorità e di potere. Il titolo del secondo volume, Gli anni delle decisioni, può suonare ironico per uno scrittore che definiva la propria vita “l’esitazione prima della nascita”. Sono gli anni dal 1911 al 1914, dell’incontro con la berlinese Felice Bauer alla quale lo legheranno centinaia di lettere e due fidanzamenti falliti. Ma soprattutto delle prime grandi opere: La condanna, La metamorfosi, i romanzi Il disperso (America) e Il processo. Una storia parallela, quella degli scritti di Kafka, assai più complessa di quanto si sappia. Stach la ripercorre dai tentativi giovanili alle collaborazioni con Kurt Wolff, Robert Musil, Martin Buber, alla storia dell’unico premio letterario che gli fu assegnato senza averlo vinto, alle vicende testamentali, alla ricostruzione dei testi nelle edizioni postume.

L’ultimo volume è quello più intenso. Difficile riassumerlo per la densità di avvenimenti e temi che affronta. Meritano particolare attenzione le pagine in cui Stach fa luce sul rapporto con la realtà drammatica e lacerante della guerra attraverso le mutilazioni fisiche e psichiche dei reduci con i quali il funzionario Franz Kafka fu per anni quotidianamente a contatto. Sono gli anni della dissoluzione dell’impero austroungarico, della creazione della Repubblica cecoslovacca, del risveglio dell’antisemitismo. Anni per Kafka segnati dalla malattia e da un progressivo isolamento sociale. Ma anche da grandi opere come Il castello. E dagli incontri illuminanti con Milena Jesenská, che traduce in ceco i suoi racconti, e con Dora Diamant, l’ebrea polacca che raggiunge a Berlino e sarà al suo fianco negli ultimi mesi di vita.

Come è noto, le biografie, insieme ai racconti di viaggi, furono fra le letture preferite di Kafka. Ammirava esempi di uomini e donne che avevano saputo affrancarsi dai vincoli familiari e percorrere con coraggio la via verso la libertà. Ma amava anche, probabilmente, abbandonarsi al sottile gioco prospettico della biografia che conferisce unità alla vita, ponendola al riparo da quella indicibilità che le è propria e con la quale la sua scrittura si confronta radicalmente. Anche Stach nell’Introduzione definisce i suoi volumi “un lungo sguardo”, ma pur sempre soltanto uno sguardo sulla vita di Kafka. Il principio di attenersi ai dettagli strettamente documentabili pone d’altro lato dei limiti. I diari iniziano nel 1910, anno in cui lo scrittore compie ventisette anni. La sua formazione culturale e artistica resta in gran parte sconosciuta. Nietzsche, che fu una lettura determinante, non viene mai citato da Kafka. E questo vale per altri influssi letterari e filosofici più decisivi ma meno noti di quello di Flaubert o di Kierkegaard. Oggi, come all’epoca di Benjamin, c’è ancor sempre un Kafka che si sottrae al lettore, ed è quello più grande. Le pagine di Stach non lo oscurano e appartengono ai contributi che orienteranno ancora per decenni gli studi sull’autore della Metamorfosi. C’è da augurarsi però che non ne diventino “l’eterna camicia” di cui si legge nel racconto Durante la costruzione della muraglia cinese. La muraglia di Kafka è infatti costituita da blocchi che probabilmente non si congiungono mai. Ed è da questi interstizi, da questi spazi vuoti, che filtra la luce.

guido.massino@uniupo.it
G. Massino insegna letteratura tedesca all’Università del Piemonte orientale