La paternità appartiene ai figli
di Chiara D’Ippolito
dal numero di febbraio 2019
Luca Mercadante e Luca Trapanese
NATA PER TE
La storia di Alba raccontata fra noi
pp. 168, € 16,50,
Einaudi, Torino 2018
“Ho scelto di far scrivere a te la mia storia proprio per come la pensi. E da amico ti dico: stai in guardia, perché quella lì, mia figlia, è nata per cambiare la vita di tutti quelli che le si avvicinano, presto o tardi lo farà anche con te”.
Sarebbe stato facile, per Luca Trapanese, affidare la propria storia – quella del primo single in Italia ad aver inaugurato il registro speciale per le adozioni dei single, adottando una neonata portatrice di trisomia 21 – a qualcuno che comprendesse in pieno una scelta così impegnativa, compiuta da solo, e ne condividesse le motivazioni. Il risultato sarebbe stato di sicuro un racconto edificante, esemplare, commovente, ma forse non così in grado di far cambiare lo sguardo di certe persone: quello, accondiscendente, che Trapanese si sente addosso quando racconta di essere il papà adottivo – single, gay, impegnato da sempre nel sociale – di una bambina disabile. Come se, il suo, fosse stato un gesto caritatevole (e lui, del resto, a occuparsi “di chi ha bisogno” ci è pure abituato), e non la realizzazione del desiderio legittimo di diventare genitore e formare una famiglia. Esattamente come avviene per una coppia eterosessuale, per una coppia che si rivolge alla maternità surrogata, o per una coppia omosessuale che desidera un figlio. Alle quali nessuno si sognerebbe mai di chiedere: “che cosa c’è dietro?”. Come se, a un single gay, si potesse perdonare il fatto di voler diventare genitore solo perché accetta di farsi carico di un bambino che nessuno vuole. E così, visto che a Trapanese è sempre piaciuto confrontarsi con le persone “che metteranno in dubbio la tua scelta”, a scrivere con lui Nata per te. La storia di Alba raccontata fra noi c’è Luca Mercadante (finalista alla XXX edizione del Premio Calvino con Presunzione in uscita com minimum fax). Napoletano come lui, quarantenne come lui, padre come lui, ma ateo, favorevole all’interruzione di gravidanza, convinto che la sindrome di Down sia una malattia, e non una semplice “diversità”. Ma, soprattutto, certo del fatto che l’istinto di paternità non esista, e che la genitorialità non sia legata innanzitutto all’accudimento, ma passi attraverso il sangue e il desiderio di crescere un figlio che possa accogliere, e migliorare, il patrimonio intellettuale paterno.
E Mercadante, infatti, arriva al primo incontro per il libro con l’interrogativo “più vile” che si possa rivolgere a Trapanese – “che cosa te lo ha fatto fare davvero?” –, a cui ne segue uno “forse ancora più meschino”: “che cosa credi di ricavarne?”, come soddisferai il tuo bisogno se non potrai riconoscerti in questa bambina e neanche lasciarle un’eredità intellettuale?
A partire da queste due domande, Nata per te prende una via diversa e molto più feconda del “semplice” racconto, diventando – grazie anche a una scrittura lucida e tagliente, che non teme di rivelare pensieri che potrebbero, a volte, risultare sgradevoli – un confronto tra due padri, uno spazio condiviso in cui le ragioni di una scelta così forte possono emergere in libertà. Senza che nulla venga omesso: paure, dolore, dubbi, ma anche entusiasmi e felicità. Così, alla fine del libro, quando Luca Trapanese, “qualche minuto prima che il sole sorga, prende Alba e la porta alla finestra per farle vedere l’inizio della vita (e) l’aria nuova ripulisce la stanza dalle paure della notte”, il lettore si ritrova davanti a ciò che, prima di aver conosciuto questa storia, forse non aveva mai saputo, o non aveva visto con tanta nitidezza. Non solo che i nostri convincimenti non devono incatenare la libertà di qualcun altro, e che “la vita di Alba la down e quella di Luca il gay devono andare avanti nonostante le nostre opinioni”; non solo che l’appagamento di un genitore non va confuso con la felicità dei figli, e che la paternità è qualcosa che non riguarda “né chi ha generato un essere vivente né chi lo cresce, ma solo i figli”; non solo, infine, che la disabilità può essere percepita come una “diversità” e non come una “disgrazia”. Ma, soprattutto, che non esistono ragioni per cui, se un single è ritenuto abbastanza affidabile da poter adottare di un minore disabile non possa esserlo anche per un “normodotato”.
Alcune domande a Luca Mercadante
Come mai, per raccontare la storia di Trapanese e di sua figlia, ha scelto la forma del reportage narrativo, e come mai c’è una sola voce narrante, la sua?
Non volevo scrivere un libro fatto di pacche sulle spalle, ma di domande che avrebbero messo in discussione il mio concetto di paternità. Chiunque si assuma il compito di traghettare un’altra persona dall’esistenza reale a quella narrativa sa che insieme al lavoro sul “personaggio” dovrà abbattere i cliché che, soprattutto una storia come questa, si porta dietro. Per farlo è necessario affrontare prima di ogni cosa le proprie ipocrisie. E io non mi sono tirato indietro. Per questo tra le pagine troverete anche la mia vita: c’è la mia compagna e soprattutto c’è mio figlio Andrea.
Durante la scrittura, si è spesso posto il problema del politically correct e del linguaggio che si usa parlando di temi sensibili come la disabilità. “Il linguaggio che un popolo sceglie, sarà il pensiero di domani” o, come crede Trapanese, bisogna arrivare a non avere bisogno “di imporre una lingua che ci illuda che sia cambiato qualcosa nella testa delle persone?”
Il contenuto e il contenente non sono la stessa cosa, ma si influenzano a vicenda. Chi sottovaluta la potenza delle parole spesso le usa male. Faccio un esempio: molti pensano che si dica sindrome di Down perché credono che a scoprirla sia stato un certo dott. Down; invece il dott. Down è proprio quello che ha inventato il termine “idiota mongolo”. Usare le parole giuste, conoscerne il reale significato forse non forgerà il nostro pensiero del domani, ma almeno ci aiuterà a non essere manipolati nel presente.
Nel libro dice che non le interessa “cambiare la testa delle persone”. Non crede, invece, che Nata per te abbia il potere di farlo? Su che cosa, in particolare, vorrebbe che chi legge questo libro cambiasse idea?
Non credo che il punto sia avere o no il potere di cambiare le idee del lettore, ma metterlo davanti all’evidenza che nella maggioranza dei casi la sua opinione, così come la mia, non ha alcuna rilevanza.
Luca Mercadante e Luca Trapanese presenteranno Nata per te il 1 febbraio 2019 al Circolo dei Lettori di Torino. Per tutte le informazioni, clicca qui.