di Beniamino Sidoti
Si è tenuto a Trieste, dal 30 agosto al 1 settembre, il 39° congresso internazionale di Ibby, International Board on Books for Young people, l’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1953 da Jella Lepman e presente in 85 paesi con l’obiettivo di promuovere la letteratura e la lettura come motore di cambiamento.
La storia della fondatrice è un racconto esemplare di utopia incarnata in un progetto, una di quelle storie che chi ama i libri deve conoscere e portare in giro: a Lepman è stata dedicata una mostra in occasione del congresso. Jella Lepman, giornalista e scrittrice nata a Stoccarda nel 1891 da famiglia ebraica, emigrata in Inghilterra nel 1936 per sfuggire alle persecuzioni naziste, è stata nel dopoguerra una instancabile animatrice culturale e costruttrice di ponti. Rientrata in Germania dopo la fine della guerra, iniziò a lavorare a fianco dell’esercito alleato per ricostruire non solo il paese ma la sua coscienza, con l’intuizione che oltre a pane e vestiti bisognava dare a donne e bambini cibo per la mente. Oltre alla povertà era necessario combattere abbrutimento e assenza di prospettive, e questo poteva essere fatto anche con le storie, negate dal nazismo a un’intera generazione. Il primo passo di Lepman fu di costituire a Monaco l’Internationale Jugendbibliothek (Biblioteca internazionale dei giovani), contando sulla collaborazione di editori e autori da tutti i paesi: i libri erano un modo per conoscere il mondo, un mondo più vasto di quello raccontato dal nazismo, e soprattutto più ampio di quello sotto gli occhi dei bambini.
La consapevolezza di un credito internazionale, di un desiderio di intervenire, la portò a dare vita a Ibby, con l’aiuto di Astrid Lindgren, Lisa Tetzner e Erich Kästner. Ibby è un luogo che mette insieme emergenza e utopia, facendo sedere fianco a fianco paesi con programmi di editoria e alfabetizzazione ben sviluppati e altri con pochi pionieri dedicati all’editoria e alla promozione dei libri per bambini.
Una rivoluzione senza confini
L’idea di un’editoria senza confini, con lo scopo comune di salvare e far crescere bambini di tutto il mondo, era diventata visibile, concreta: senza falsi pudori Ibby la interpreta ancora oggi, e il congresso di Trieste ha avuto come titolo programmatico Join the revolution! Giving every child good books, un invito a unirsi alla rivoluzione, e a ragionare insieme intorno alla possibilità e al valore dei buoni libri. Un congresso è anzitutto da celebrare come segno di vitalità e democrazia associativa: a volte ce lo dimentichiamo, ma le buone associazioni sono quelle che sanno autogovernarsi e rinnovarsi. Gli oltre 700 delegati delegati sono però venuti a Trieste anche per confrontarsi su modi e modalità di promozione della lettura, oltre che sugli orizzonti condivisi.
Molti sono stati anche i discorsi pubblici, e gli spettacoli: sono intervenuti Michael Rosen e Roberto Piumini, così come Heinz Janisch e Sydney Smith, i due vincitori del Premio Hans Christian Andersen, il maggior riconoscimento mondiale per chi lavora nella letteratura per l’infanzia. Janisch e Smith hanno rievocato la metafora di Lepman, per cui i libri sono ponti: ma sono andati oltre, ricordando che servono per ampliare gli orizzonti, far alzare lo sguardo e rendere le bambine e i bambini curiosi di questo mondo e delle possibilità che ha da offrire, per collegarli con culture lontane ed esporli alla meravigliosa diversità che li circonda, per connettere le persone che condividono un momento insieme con un libro illustrato: nel rituale della buonanotte, nel silenzio mattutino, nel cerchio in classe, nell’ora delle storie in biblioteca. Gli autori e le autrici prestano le loro parole affinché siano pronunciate dalla voce del lettore, dell’insegnante, del genitore, del bambino per essere ascoltate dal bambino; e gli illustratori e le illustratrici prestano i loro disegni perché siano visti e guardati insieme.
La comunità dei lettori
Spesso nelle occasioni internazionali, nei saloni e nelle fiere, quando parliamo di lettori lo facciamo con spocchia, lamentando le flessioni di un mercato o l’attenzione dedicata a fenomeni poco significativi. Il Congresso di Ibby, pur conoscendo le difficoltà di un momento unico nella storia mondiale del libro, ha invece tenuto al centro del discorso la comunità dei lettori. “comunità” è una parola bella, grande, che ha un valore diverso dal “pubblico dei lettori” o dal “mercato”, che spesso sono i nostri unici dati di confronto.
Come ha sottolineato Michael Rosen, la comunità dei lettori è fondamentale per agire il cambiamento: il libro consegna il potere di far circolare le idee a chi legge. Si leggono infatti storie, ma le storie sono il modo più potente che abbiamo per far circolare idee, per mettere al centro dell’attenzione le persone, i mestieri, le scelte; le storie sono potenti anche per parlare di scienza, e sono alleate della scienza. Telmo Pievani, scienziato e divulgatore, ha sottolineato quanto questo tipo di libri “è fondamentale perché crea un dialogo tra generazioni, molto più di quanto lo sia la saggistica per adulti, contesto in cui la stragrande maggioranza di quelli che vengono ad ascoltarti è già sensibile”. La comunità dei giovani lettori è più mobile, più interessata, ma anche più pronta a trasformare il pensiero in azione, a essere motore di cambiamento.
I buoni libri
Ma che cos’è un buon libro? Ibby da tempo dà risposte molto concrete, facendo sì che ogni nazione selezioni e promuova i propri libri migliori; per l’Italia sono per esempio entrati nella selezione della Honour List L’estate balena di Nicola Cinquetti (Bompiani, 2023), La zuppa Lepron di Giovanna Zoboli e Mariachiara Di Giorgio (Topipittori, 2022, nella categoria illustrazione) e la traduzione di Laura Cangemi per Il bambino portentoso di Ulf Stark (Iperborea, 2022). Sono libri da una parte rigorosi, cioè privi di sbavature o di ammiccamenti, che non è poco. Hanno però soprattutto un buon rapporto con la propria comunità di lettori: non sono libri nati sulla scia di qualche emergenza scolastica, di qualche caso locale, ma sono vicini a bambine e bambini, al loro mondo e al mondo più ampio che c’è intorno. Sono begli esempi di punti di vista eccentrici e illuminanti, che prescindono da “ciò che vende” e guardano a ciò che rende migliori, più curiosi; libri che non intrattengono ma divertono, e offrono (mi pare) chiavi di speranza e possibilità. Libri per bambini che potranno salvare il mondo.
bensidoti@gmail.com
B. Sidoti è scrittore e formatore