Una storia fatta di imperfezioni
recensione di Telmo Pievani
dal numero di gennaio 2016
Marco Ferrari
L’EVOLUZIONE È OVUNQUE
Vedere il mondo con gli occhi di Darwin
pp. 220, € 16
Codice, Torino 2015
L’evoluzione darwiniana è tutta intorno a noi, basta saperla guardare e apprezzare con occhi liberi da pregiudizi. Questo in estrema sintesi il messaggio dell’informatissimo libro di Marco Ferrari, biologo e giornalista scientifico sempre attento e aggiornato. In copertina, un’allegra brigata di scimpanzé prende simpaticamente d’assalto una biblioteca, arrampicandosi sugli scaffali, sfogliando libri e consultando i terminali. Questi primati sono i nostri cugini più stretti nel grande albero della vita, immagine saliente dell’eredità darwiniana che pervade tutto il racconto di Ferrari. “L’unità nella biodiversità” ci permette infatti di comprendere al contempo le profonde somiglianze fra tutti i viventi (dovute alla discendenza comune) e l’esuberante diversità di forme e comportamenti che hanno saputo sviluppare per adattarsi agli ambienti più diversi.
La prima parte è dedicata alla presentazione divulgativa, sempre corredata da utili esempi, del nocciolo della spiegazione evoluzionistica: le molteplici sorgenti di variazione che alimentano la continua comparsa di individui biologici unici, portatori di mutazioni casuali e di differenze a ogni generazione; i processi selettivi (selezione naturale, sessuale, di parentela) che filtrano questa variazione, aumentando o diminuendo la frequenza di un certo mutante in una popolazione in virtù delle sue capacità di sopravvivenza e di riproduzione in un dato ambiente; e poi fenomeni casuali come la deriva genetica che insorge in popolazioni piccole e isolate; e ancora la migrazione, la speciazione e altri processi ecologici su larga scala che moltiplicano o decimano le specie. Nel suo insieme, si profila il grande e variegato complesso di meccanismi che legano insieme il pianeta terra e le milioni di specie che lo abitano e lo hanno abitato negli ultimi 3,7 miliardi di anni. È una storia bellissima di diversità, di esplorazioni di possibilità, di contingenze impreviste, una storia ecologica di compromessi, di bricolage e di imperfezioni che nonostante tutto hanno funzionato, come rimarca giustamente Ferrari.
Se ci fermassimo qui, il libro non godrebbe però di particolare originalità. L’autore non si avventura nei dettagli di dibattiti che riguardano gli aspetti più avanzati della teoria evoluzionistica attuale (la gradualità o meno del cambiamento evolutivo; il ruolo della selezione di gruppo; i vincoli che condizionano la variazione), tuttavia li abbozza in modo corretto e rimanda alla migliore letteratura di riferimento per non specialisti. La teoria dell’evoluzione, come tutte le teorie scientifiche sane, è essa stessa in evoluzione e sta inglobando revisioni, aggiornamenti e integrazioni, a partire dal suo ben saldo nucleo darwiniano. Ferrari è anche molto preciso nel criticare gli stereotipi semplificanti che circondano certa cattiva divulgazione del darwinismo, come la metafora progressionista degli “anelli mancanti” o le banalità sulla “sopravvivenza del più forte”.
Il mondo attraverso le lenti di Darwin
Forti di questo armamentario teorico ben impostato, i lettori sono accompagnati nella parte più innovativa del volume, quando l’autore ci invita a indossare gli occhiali darwiniani per interpretare la realtà che ci circonda, con estensioni sorprendenti. L’evoluzione per selezione naturale diventa una chiave di lettura “per capire il mondo (e magari per cambiarlo)”. Troviamo così un capitolo sulla medicina darwiniana, con le interessanti ipotesi evoluzionistiche sull’invecchiamento, sulle imperfezioni del corpo umano che spiegano un sacco di nostri acciacchi, sui nostri disadattamenti contemporanei e sulla tremenda logica egoista dei tumori. Le lenti darwiniane di Ferrari producono poi capitoli su Darwin in agricoltura (gli effetti della selezione artificiale, la resistenza a pesticidi ed erbicidi, come migliorare le rese delle piante senza impoverire gli ecosistemi), su Darwin nei computer (algoritmi evolutivi e intelligenze artificiali), su Darwin nelle politiche di conservazione della biodiversità (corridoi ecologici, priorità nella salvaguardia delle specie, reinserimenti per ridurre l’impoverimento genetico), su Darwin nella psicologia umana.
Talvolta come semplice analogia, talaltra come vero principio esplicativo, l’evoluzione darwiniana secondo Ferrari può essere intravista quasi ovunque. Può essere sperimentata e ripetuta in laboratorio, su popolazioni di batteri o di drosofile. Può essere osservata mentre accade in natura, per esempio sugli arcipelaghi o nella ripresa dopo una catastrofe ambientale. Ma la possiamo sperimentare anche sul nostro corpo, quando un ceppo di batteri sviluppa resistenza a un antibiotico. E poi la riscontriamo in ospedale, nei campi coltivati, persino in software e robot. Una domanda attraversa tutto il libro ed è rivolta agli scettici: ma allora, come fate a non vederla? Proprio così, per non vederla bisogna calarsi sugli occhi un potente filtro ideologico creazionista, la cui origine, un secolo fa negli Stati Uniti, non a caso coincide con la nascita della parola “fondamentalismo”.
dietelmo.pievani@unipd.it
T Pievani insegna filosofia della biologia all’Università di Padova