Mappe e metronomi
Il primo numero del 2016 si apre con un ricordo di René Girard, la cui scomparsa ha coinciso con i recenti avvenimenti parigini: la voce del grande intellettuale francese ha una dimensione profetica che sembra illuminare, come spiega bene Pierpaolo Antonello, “i due momenti della declinazione del dibattito sul terrorismo internazionale: quello orientato alla comprensione delle motivazioni individuali nei meccanismi delle stragi, e quello impegnato a descrivere i fenomeni a una scala globale di interazione tra agenti internazionali, e di campi ideologici contrapposti”. Una teoria, quella di Girard, che ci guida, dopo la sua morte, a riflettere sul rapporto fra la violenza dell’uomo e il sacro, come strumento tradizionalmente deputato a contenere questa violenza sistemica. Un’apertura del numero della rivista che segna quindi fortemente la relazione necessaria fra i libri e il tempo in cui viviamo, come si comprende leggendo, a pagina 29, la recensione di Elisabetta Grande sul recentissimo studio dedicato alle Giovani musulmane in Italia; e anche la bella intervista a Igiaba Scego pubblicata a pagina 10; somala di nascita, italiana di adozione, la scrittrice è impegnata da molti anni in una riflessione densa sulla multiculturalità e ha espresso con forza in questi mesi la condanna di chi confonde le persone di fede islamica con i terroristi responsabili delle stragi di Parigi: “Il principio di responsabilità è quello che ci deve guidare in questi giorni in cui tutti i media puntano solo alla spettacolarizzazione, all’enfasi. Bisogna invece fermarsi, pensare, e non farsi cogliere dai sentimenti più bassi. Ci vuole una mappa, ci vuole una conoscenza approfondita che ci orienti”.
E a una mappa per il nostro presente (magmatica, a tratti nebulosa e in perenne movimento) non si può non pensare anche sfogliando lo speciale dedicato (nella parte centrale dell’Indice) a Pierpaolo Pasolini: scrittore ipercelebrato in questo anno appena trascorso denso di anniversari: settecentocinquanta anni dalla nascita di Dante, cento da quella di Roland Barhes, quaranta dalla morte di Carlo Levi (e Pasolini stesso), venticinque da quelle di Moravia e Manganelli. Tutti autori da cui peraltro, in questi anni, non abbiamo mia distolto lo sguardo, con curiosità e interesse (anche andando a scovare qualche scritto poco noto). Questo nostro speciale su Pasolini aggiunge un contributo variegato e ricco a chi ha parlato in questo periodo dei suoi libri e dei film: si racconta di fatti della vita (l’epulsione del partito per indegnità morale), del film d’inchiesta Comizi d’amore, uscito nel 1965, di Salò restaurato e premiato all’ultima mostra del cinema di Venezia. Di libri ristampati e riproposti, di letture antropologiche dell’opera dell’intellettuale (come quelle recenti di Sobrero, Pezzarossa e Righini): ne emerge la figura di un efficace metronomo del nostro tempo, con una vocazione profetica che possiamo accostare a quella di René Girard.
Ma il numero di gennaio è davvero ricchissimo di idee interessanti e spunti di riflessione: viene analizzato da Marzio Barbagli il fenomeno della gentrification che ha toccato negli ultimi trenta o quarant’anni le città dell’Italia centro settentrionale, snaturando (e tipicizzando) la fisionomia dei luoghi, anche attraverso la messa in atto di strategie ad alto rischio kitsch. Si parla inoltre dell’evoluzione dei concetti di diritto d’autore e di copyright usando la lente di un recente libro di Peter Baldwin, si dialoga con Massimo Recalcati, analizzando le radici sociali e culturali delle “madri coccodrillo” e delle “madri narciso”, in un illuminante articolo di Daniela Ovadia che pone alcuni interrogativi sul rischio che corre la psicoanalisi di perpetuare stereotipi di genere. Poi una ricognizione su Chernobyl a trent’anni dal disastro nucleare e la presenza intorno a noi dell’evoluzione darwiniana, secondo il libro di Marco Ferrari che abbiamo messo sotto la lente del “Primo piano” di gennaio.
E che dire delle scelte letterarie del numero? L’ultimo romanzo di Salman Rusdhie in cui di mescolano, sulle orme delle Mille e una notte, fantastico e quotidianità, fiaba e realismo magico. E poi l’ultimo libro della trilogia di Amitav Gosh, Diluvio di fuoco che, secondo Alessandro Vescovi, fa comprendere che il vero protagonista di questa lunghissima short story è la storia stessa. E poi? tantissime letture per il nuovo anno: Africa di Wole Soynka e Enrique Vila-Matas e, fra i narratori, Emanuele Trevi, con Il popolo di legno; Serena Vitale e Tommaso Pincio. Vale la pena di prolungare le vacanze natalizie oltre il termine dell’epifania: sedersi in poltrona e continuare a sfogliare…