Raccontare una generazione con gli occhi di un geologo
recensione di Alessio Bucci
Miguel Brieva
QUELLO CHE MI STA SUCCEDENDO
Diari e deliri di un giovane intraperdente
pp. 112, € 16
Eris, Torino 2015
Miguel Brieva è un fumettista spagnolo, classe 1974, noto in patria per racconti brevi e raccolte come Memorias de la tierra (Reservoir Books, 2012) e El Otro Mundo (Reservoir Books, 2009), ma sfortunatamente ancora poco conosciuto in Italia. Eris Edizioni propone al pubblico nostrano (nell’ottima traduzione di Francesca Bianchi) Quello che mi sta succedendo, prima opera lunga dell’autore, regalando l’opportunità imperdibile di scoprire un artista di talento e sostanza.
Brieva racconta la storia di Victor, giovane laureato in geologia che vede i suoi sogni d’infanzia lentamente ma inesorabilmente infrangersi: il titolo di studio è carta straccia, il lavoro è introvabile e l’isolamento sociale e culturale gravano sempre di più, fino a trascinarlo nell’abisso della malattia mentale. È Victor stesso a narrarci questo declino tramite il suo diario, scritto a scopo terapeutico sotto consiglio della psicologa Milagros. Già dalle prime pagine la dimensione onirica si confonde con la realtà biografica di Victor, del quale veniamo a conoscere la quotidianità mista al delirio, rappresentato dalla vasta schiera di personaggi allucinatori. Personaggi attraverso i quali però Victor ci fa conoscere se stesso, le proprie idee e aspirazioni (notevoli i dialoghi con il clochard invisibile e l’irritante mascotte pubblicitaria Aparicio), la sua resistenza critica all’incedere devastante del neoliberalismo. La storia di Victor scivola via lieve, frammentata ma con continuità, tra momenti di angoscia esistenziale e rincuoranti legami umani con altri emarginati, fino al lisergico crescendo del finale.
Una critica sociale in esperperto
In questi «diari e deliri di un giovane intraperdente» – arguto gioco di parole (uno dei tanti fedelmente resi nella traduzione) con il quale Brieva sferza la retorica del giovanilismo imprenditoriale che persevera tanto in Spagna quanto in Italia – si trova il succo della poetica dell’autore. Una poetica improntata alla critica tagliente dei cambiamenti sociali conseguenza del neoliberalismo, alla frammentazione dei legami umani, alla mercificazione dell’arte privata del suo valore immaginifico, alla privatizzazione degli spazi pubblici e alla logica del profitto disumanizzante. Il tratto di Brieva aggiunge valore a questa critica, inserendosi nel filone dell’esperpento, il grottesco che oscilla verso il comico, richiamando autori di fama internazionale come Robert Crumb e Drew Friedman ma rimanendo ben ancorato nella tradizione spagnola che ha radici storicamente profonde, fino a Goya. Le scelte di colorazione (solo gli elementi allucinatori risaltano nelle vignette) e l’azzeccata resa dell’attenzione scivolosa del protagonista nel lettering aggiungono qualità a un prodotto già di pregio.
Quello che mi sta succedendo è un’opera generazionale: appartiene a chi, come Victor, si trova impantanato nei tumultuosi cambiamenti sociali e politici degli anni 2000 e che aspirano a qualcosa di diverso. Nonostante la debole proposta salvifica nel finale (che richiama l’escatologia della follia e del sogno di marcusiana memoria), questo primo graphic novel di Brieva ha il pregio di ricordare, con acume e ironia, a tutti quelli che partecipano ai movimenti politici contemporanei (come gli indignados spagnoli, chiaro riferimento dell’autore) il perché e per cosa stanno lottando. Un’opera d’impatto di un autore che ha ancora molto da offrire.
alessio.bucci00@gmail.com