Quando il mondo si muove
recensione di Federico Sacchi
dal numero di settembre 2017
Lorenzo Mattotti e Jerry Kramsky
GHIRLANDA
pp. 392, € 35
Logos, Modena 2017
Settembre 2016. Ricordavo perfettamente l’odore della tromba delle scale, un misto di legno, polvere e muffa che puoi sentire solo a Parigi, ma non che fosse così buia. Quando arrivo in cima Lorenzo Mattotti mi sta aspettando sulla soglia. Mi saluta con calore e mi invita a entrare con un sorriso. Ci sediamo nel suo studio e iniziamo a conversare. Tra me e lui c’è un tacito accordo: tendenzialmente non si parla di fumetti ma di musica, la passione bruciante che ci accomuna. Mi chiede come procede il mio viaggio sulle tracce dell’artista di cui voglio raccontare la storia. Ascolta con attenzione il racconto dei miei progressi e quando ho terminato dice che vuole mostrarmi una cosa. Si alza e prende dal tavolo una voluminosa cartellina di grande formato. Sulla copertina troneggia una parola: “Ghirlanda”.
“Ho lavorato a questa storia per più di dieci anni. C’è stato un momento in cui ho pensato che non l’avrei mai finita, ma forse questa volta ci siamo davvero. Se non succede nulla, la pubblichiamo il prossimo anno”. Mattotti mi racconta di aver disegnato tutte le quattrocento tavole che comporranno il volume a punta pennino. Un lavoro immane ma necessario. “Dovevo ritrovare il piacere di disegnare i fumetti. Recuperare l’incanto e la leggerezza, avere il coraggio di essere dolci, di essere naif, di divertirsi con il disegno. Il mondo di Ghirlanda di fatto esisteva già da tempo nei miei quaderni, il problema era organizzarlo in un ritmo narrativo e lasciare spazio all’improvvisazione”. Alcuni dei leggendari quaderni di Mattotti li avevo visti, e sapevo che celavano al loro interno idee per creare non solo un mondo, ma interi universi narrativi.
Penso che questa sequenza ti piacerà
Nelle prime tavole che mi mostra un gruppo di animali antropomorfi sta dormendo sul crinale di dolci colline. Hanno il volto del tricheco (senza le zanne), il corpo dell’orso e le zampe di una creatura panica. Sono adagiati su prati pieni di fiori, che il vento spinge in aria e fa volare oltre le montagne. Nelle successive dieci tavole Mattotti presenta il mondo di Ghirlanda. Un mondo in cui la natura è la protagonista assoluta. Un mondo popolato da uccelli fantastici, alberi che camminano, scimmie bizzarre e mostri marini. Un mondo in cui queste creature devono lottare per la loro vita. È una sequenza entusiasmante, una vera e propria ouverture, che si conclude nel momento in cui un ombrellino di carta finisce nelle mani di una creatura identica agli orsi-tricheco che dormivano sulla collina.
“Lui è Ippolite. Appartiene al popolo dei Ghir, ed è uno dei protagonisti della storia”. Mentre parla Mattotti scorre velocemente una serie di tavole, dicendomi che senza i testi non sono completamente comprensibili ma, per il poco che riesco a vedere, mi sembra che i disegni abbiano una forza tale da non averne bisogno. “Penso che questa parte ti piacerà”, mi dice. La sequenza inizia con Ippolite che si affretta a raggiungere una specie di vulcano, dove trova un nutrito gruppo di Ghir. Sono seduti o sdraiati e sembrano in attesa di qualche evento. Ad un tratto, dal ventre della montagna esce del fumo, o qualcosa che gli assomiglia, che disegna nell’aria una specie di volto. Gradualmente il volto muta in un mostro dalla bocca enorme, che muta in un gigante, che esplode diventando un albero. Una sequenza cinematica abbacinante, un’esperienza psichedelica di mutazione del segno in cui i disegni sembrano uscire dalla tavola. Mentre mi perdo nel flusso delle linee tracciate dal pennino di Mattotti provo meraviglia. Pensavo di averla persa con la fanciullezza, ma evidentemente non è così. Dopo una quindicina di tavole la visione si conclude con una standing ovation da parte dei Ghir presenti. Lo prendo come un segno. Dico a Lorenzo che gli sono davvero grato per avermi mostrato il suo lavoro, ma che preferisco non vedere e sapere niente altro fino alla pubblicazione dell’opera. Dico che è tardi, che devo proprio andare. Mentre sto uscendo, sulla soglia Mattotti mi dice: “Spero che il tuo viaggio sia avventuroso come quello di Ippolite. Oh, scusa! Mi hai detto che non vuoi sapere niente altro, giusto?”. Sul suo volto ricompare il sorriso con cui mi ha accolto. Ci stringiamo la mano, la porta si chiude e il buio mi avvolge. Mi volto e inizio la mia discesa cercando di non cadere dalle scale.
Una magnifica fiaba
Giugno 2017. “Ma alla fine lo hai letto Ghirlanda? Ti è piaciuto?” mi chiede Mattotti davanti all’ingresso della mostra che il museo Garda di Ivrea ha dedicato alle sue opere. Gli rispondo che non ho ancora avuto tempo, volevo avere la mente sgombra, e che a quel punto preferivo farlo dopo aver visto la mostra. “Allora leggilo e poi fammi sapere. Sono molto soddisfatto, anche dell’edizione. È stato un parto lungo e travagliato, ma alla fine ce l’abbiamo fatta”. Per il resto del pomeriggio, come da accordo, non parliamo più di fumetti.
Alla fine il libro l’ho letto e sì, mi è piaciuto. Ghirlanda è una magnifica fiaba, e come tale ne segue la struttura. Alla fase di equilibrio iniziale segue quella di rottura dell’equilibrio: per raggiungere sua moglie Cocciniglia che sta per partorire, Ippolite fa incazzare il monte Rauco così tanto da fargli vomitare il cuore mentre maledice lui e tutti i Ghir. A questo punto iniziano le peripezie dell’eroe e della sua famiglia, che nei loro viaggi reali e onirici si troveranno ad affrontare ogni tipo di prove e difficoltà. Alla fine l’equilibrio verrà ristabilito, anche se a carissimo prezzo.
Come tutte le migliori fiabe, Ghirlanda stimola la rilettura. Quando dopo quattrocento pagine si abbassa il sipario sul mondo dei Ghir dovresti essere appagato. E in effetti lo sei, ma al tempo stesso hai la sensazione di esserti perso qualcosa per la smania di sapere come andava a finire. In questo il ruolo di Jerry Kramsky è stato determinante, perché oltre a scrivere i testi, ha contribuito a organizzare in un universo narrativo coerente le creature immaginate da Mattotti dando loro voce, anche quando non parlano.
E allora si riapre il sipario, e davanti agli occhi, pagina dopo pagina, l’opera si rivela in tutta la sua complessa semplicità. È lo stesso meccanismo dei quadri 3d che andavano di moda qualche anno fa, in cui spostando il punto focale emerge la profondità dell’immagine. In questo caso a emergere è la centralità della componente onirica nel racconto, l’impossibilità di determinare con certezza dove finisca la realtà e dove inizi il sogno. A emergere soprattutto è la sua attualità, perché pur trattando temi universali, gli autori vivono nella realtà e inevitabilmente la raccontano. Lo fanno senza supponenza, con il piacere della poesia. Perché i timori di Ippolite e di tutti i Ghir di fronte al loro mondo che sta cambiando sono gli stessi che abbiamo noi ma, come dice Proxima Centaura: “Quando il mondo si muove, ci basta tenere salda la mente”.
La mostra Lorenzo Mattotti. Ghirlanda e altri mondi sarà visitabile presso il Museo Garda di Ivrea fino al 9 dicembre 2017
federicosacchi78@gmail.com
F Sacchi è musicteller