Elsa Morante – La vita nel suo movimento. Recensioni cinematografiche 1950-1951

Realtà è sinonimo di poesia

recensione di Matteo Moca

Elsa Morante
LA VITA NEL SUO MOVIMENTO
RECENSIONI CINEMATOGRAFICHE 1950-1951
pp. 142, € 20,
Einaudi, Torino 2017

Elsa Morante - La vita nel suo movimentoL’interesse di Elsa Morante per il cinema è molto noto, basti pensare alle collaborazioni con i film di Pasolini, Accattone nel 1961 e Medea nel 1970, oppure l’amicizia sincera con attori e registri come Mario Soldati, Luchino Visconti o Franco Zeffirelli. Il libro di Marco Bardini, Elsa Morante e il cinema (Edizioni ETS, 2014) costituisce una mirabile indagine di tale rapporto, analizzando anche attraverso le carte di Elsa Morante stessa le contiguità tra il suo mondo e quello dell’arte filmica. All’interno di questo ampio campo di studi, non può in alcun modo apparire secondaria la pubblicazione del volume La vita nel suo movimento. Recensioni cinematografiche 1950-1951, curato ed introdotto da Goffredo Fofi, fortunato e sincero confidente delle stessa Morante. Il volume, edito da Einaudi, raccoglie le recensioni radiofoniche settimanali che Elsa Morante scrisse nel biennio del titolo per un programma della Rai. Morante prese molto sul serio questo lavoro, tanto che le varie schede sono molto precise e curate; la collaborazione però si concluse in modo brusco quando la Rai rifiutò di mandare in onda una recensione in cui la scrittrice criticava un film italiano di guerra di Duilio Coletti, dal titolo Senza bandiera, accusandolo di nostalgie fasciste. Morante non accettò la censura e così lasciò il suo incarico: “I funzionari Rai, più realisti del re e più democristiani di De Gasperi, rifiutarono di trasmettere la sua scheda – riassume Fofi nell’Introduzione – e l’attività di critico cinematografico finì lì”. La sua lettera di dimissioni appare in appendice al volume e testimonia come Morante non abbia mai sopportato pressioni esterne sul suo lavoro e sul suo gusto, non accettando neanche dai vertici Rai suggerimenti su come recensire il film di Coletti.

La fedeltà al reale come chiave di lettura per Morante

La “vita nel suo movimento” è il processo attraverso il quale la realtà viene trasferita sulla pellicola: la fedeltà di questa trasposizione è la chiave di lettura utilizzata da Morante. I film infatti, in anni complessi e di veloce cancellazione della memoria come quelli del secondo dopoguerra, non possono che essere analizzati attraverso questo filtro, individuando quanto la rappresentazione del reale ricalchi o meno il mondo effettuale e quanto invece ne tradisca la natura, creando un mondo irreale falsamente accomodante. L’analisi di Morante dei film riportati nel volume dunque, risponde ad un movimento del pensiero che forse appare oggi a noi lontano, infarciti di estetiche e teorie, che andava a ricercare nei film un’autenticità e un messaggio che potesse parlare a tutti, vedendo in esso uno strumento della cultura di massa (è d’altronde vero che a quei tempi si guardavano molti più film) che deve trattare in modo “adulto” le questioni che affronta: “impegno assoluto e disinteressato verso la realtà della vita significa, poi, religione. Giacché, evidentemente, la realtà della vita non consiste nella povera convenzione del tempo e dello spazio in cui si muove la nostra singola esistenza individuale; ma nella ragione ultima delle cose, fuori dallo spazio e dal tempo e da ogni individuale interesse pratico”, scrive Morante in una paginetta postuma ritrovata tra le carte della scrittrice ed inserita in appendice al volume.

Ecco perché Morante sospende il giudizio sul neorealismo, sottolineando come poche opere siano capaci di escludere “il materialismo e il sentimentalismo”, che allontanano la rappresentazione della realtà dai paradigmi di Cervantes e Tolstoj, numi morantiani. È per questo che Roma città aperta, nonostante “la sua commovente forza narrativa e per la sostanza nobile del dramma rappresentato”, affoga in una “convenzionalità che non risponde ai veri sentimenti del popolo, ma piuttosto ad un sentimentalismo di maniera” quando “se c’è una classe nella quale i sentimenti non sono falsati dal convenzionalismo, questa è proprio il popolo”. “Irrealtà è sinonimo di volgarità, e realtà è sinonimo di poesia” sintetizza la scrittrice. Considerata in tal senso l’esperienza cinematografica, è lampante il motivo dell’amore di Morante per il film di Visconti La terra trema, dove il regista decide “di guardare, cioè, alla realtà umana e solo alla realtà con l’animo libero e attento di chi la guardasse per la prima volta. Cercando d’intendere, attraverso questa semplice realtà studiata con amore, la prima ragione della storia o tragedia umana e dei suoi miti”.

Ciò che più si apprezzerà di queste pagine è il processo speculativo di Morante, che dà qui, come negli altri scritti a carattere giornalistico, saggio di una sua visione della cultura assai precisa attraverso la quale tentare di aiutare il lettore, o l’ascoltatore come in questo caso, a cercare radici e autenticità, anche al di là di un radicalismo netto e motivato, assecondando sempre una “ostinata ricerca di verità oltre ogni compromesso”.

matteo.moca@gmail.com

M Moca è dottorando in letteratura italiana all’Université Paris Nanterre e all’Università di Bologna