Alessandro Agnese – La guerra funziona così

OPERA SCELTA PER IL RETELLING: Le avventure di Tom Sawyer, Mark Twain, Einaudi, 1 giugno 2005 – XVIII, Traduzione di Enzo Giachino

ELEMENTO SCELTO: incipit

«Tom!»

Silenzio.

«Tom!»

Nuovo silenzio.

Alessandro Agnese
La guerra funziona così

«Tom!»

Silenzio.

«Tom!»

Nuovo silenzio.

Non ci rispondo perché la odio che è voluta venire con me anche se in missione possono andarci soltanto i maschi, ma Duilio ha detto che va bene se per ‘stavolta ci viene pure lei perché è senza capelli e non sembra tanto una femmina. Io però non ce la voglio perché Mamma dice che non può sudare se no muore, e noi quando andiamo in missione però sudiamo un casino. E infatti camminiamo nella campagna con l’erba che mi pizzica i ginocchi e il sole mi brucia la testa e le spalle e mi fa caldo che sudo sulla fronte e sulla schiena.

«Tom!»

Mi giro verso Shù che m’ha rotto che mi chiama così tanto e quando la vedo mi arrabbio.

«Sei sudata!» le dico, «Mettiti il berretto che se no ti scotti che sei pelata e la Mamma guai.»

Lei se lo mette senza fare storie. Mi levo la maglia e le asciugo la faccia e la schiena e le braccia perché non voglio che muore anche se qualche volta non la sopporto e la voglio ammazzare.

«Ma che carini!» dice Duilio, e ce lo dice con la vocina da donne per prendermi in giro.

Mi rimetto la maglia che è tutta un po’ bagnata e continuiamo a camminare verso il fortino degli Altri che dobbiamo spaccarlo. Io però non sono proprio contento di farlo perché se dentro ci sono gli Altri allora dobbiamo darci le botte. Ma è la guerra, e la guerra funziona così e non ci devi avere paura e se ci sono gli Altri allora ci picchiamo e speriamo che li picchiamo più noi.

«Shhh!» fa Duilio, «Ci siamo.»

Ci abbassiamo e camminiamo bassi nell’erba per non farci vedere e appoggiamo piano i piedi per non farci neppure sentire. Duilio, Sergio e Matte c’hanno la fionda in mano già carica, io invece prendo una pietra e la faccio vedere a Shù per dirle che anche lei deve prenderne una.

Il fortino degli Altri è fatto di legno e sta sopra un albero dietro alla casa di Stefano Intraina e quando Shù lo vede fa Wow! sottovoce perché è molto più bello del nostro e ora c’ho voglia anch’io di spaccarlo. Duilio col binocolo lo guarda e dice che non vede nessuno e poi per vedere se proprio non c’è nessuno carica il colpo con la fionda e spara una pietra sulla casa che fa toc! bello forte. Nessuno esce.

«Via libera.» dice, e allora andiamo e strisciamo per terra, e quando siamo vicinissimi all’albero Duilio fa segno con la testa a Matte di salire su che lui è bravissimo ad arrampicarsi. E Matte va, sale sulle scale ed entra.

Duilio va sotto l’albero e fa un mucchietto di erba secca attaccato al tronco poi tira fuori dalla tasca un foglio e l’accendino. Io e Sergio invece ci mettiamo in posizione a fare il palo per vedere che nessuno arriva, lui con la fionda in tiro, io con la pietra in mano che non so perché mi brucia e il cuore mi dà dei pugni sopra la pancia. Shù è sdraiata fermissima nell’erba e mi guarda e fa no con la testa e io metto l’indice sulle labbra per dirle di stare tranquilla più che zitta. Poi sento un crick! e mi giro veloce che ho paura che sono Pietro Armilli o Stefano Intraina o qualcuno degli Altri ma è solo Matte che scende le scale con una scatola grande in mano e mi guarda e la alza per farmela vedere ed è contentissimo di averla presa che c’ha un sorriso lunghissimo. Dietro però poi vedo qualcuno che corre verso di noi e l’aria mi si ferma dentro al collo. È la mamma di Stefano Intraina.

La pietra mi trema in mano e mi sembra che tutto il braccio ce l’ho di ferro e non riesco a muoverlo e manco la bocca riesco a muoverla per gridare che c’è pericolo. Mi giro, guardo Shù, poi guardo di nuovo Matte che è lì sulla scala che muove il trofeo in aria per farcelo vedere però solo io lo vedo perché Duilio è ancora lì che accende il fuoco e Sergio controlla dall’altra parte. Matte scende ancora uno scalino e la mamma di Stefano Intraina gli arriva dietro e lo prende per la maglia. La pietra mi cade di mano e non dico niente, corro da Shù, la tiro su e le prendo la mano e scappiamo fortissimo più che possiamo lontano nell’erba. Dietro di noi sento aaaah! e mi giro ma senza fermarmi. È Matte che urla e mi sembra che forse piange e grida aiuto ma anche Sergio e Duilio si alzano e corrono via dietro di me e di Shù che scivola e cade per terra con la faccia nel fango.

«Forza Shù! Dai!»

Lei mi guarda e piange e le lacrime le fanno delle righe bianche sulla faccia tutta marrone di terra. La tiro su e corriamo di nuovo al massimo e lei è tutta sporca ed è piena di sudore, ma non possiamo fermarci, dobbiamo correre. Dobbiamo andarcene distanti, via, anche se c’ho paura che muore.

«Lo sapevo Tommaso, lo sapevo!» dice Shù col fiatone e il singhiozzo che ti viene quando piangi forte, «Ora la Mamma ci uccide.»

«Forse non ci ha visti, Shù.» ci rispondo, ma se però ci ha visti e lo dice alla Mamma allora ci uccide per davvero.

«Sei uno scemo!» Shù mi spinge e di solito mi muove proprio di pochissimo perché è una femmina ma stavolta mi mette un piede dietro le gambe e mi fa lo sgambetto così che cado per terra.

«Scema ci sarai tu!» le prendo una caviglia e pure io ci faccio lo sgambetto tra le gambe e lei mi cade vicino nell’erba che è altissima e messi così, a faccia in su, sembra quasi che le punte dei fili arrivano fino al cielo.

C’è un ulivo dietro che si muove e fra shrr shrr ed è il solo rumore che sento perché Shù non piange più e neppure rompe le scatole. Mi giro e la vedo che guarda in alto con gli occhi apertissimi e c’ha un sorriso enorme in faccia non so perché, però sono contento di vederla che ride e sento che anche a me mi viene il sorriso. Gira la testa verso di me e ci guardiamo dritti negli occhi e lei scoppia a ridere come coi cartoni alla tv e pure a me mi scappa di ridere fortissimo che mi devo tenere la pancia e l’erba mi pizzica le orecchie. Poi tra l’erba, lassù, spunta la faccia di Sergio e anche quella di Duilio. Subito smetto di ridere ma invece Shù continua e le do una gomitata per dirle di stare zitta.

«Eccoli, i conigli.» Duilio mi dà un calcio sulla gamba e io mi alzo veloce in piedi, «Siete scappati come due codardi!»

«Pure voi siete scappati, scemi.» risponde Shù e a me mi viene il corpo tutto duro perché dire scemi ai grandi non si può, soprattutto a Duilio.

«Perché non hai dato l’allarme?» mi dice Sergio ma io non so cosa rispondere che c’ha ragione che sono un fifone e allora mi dà una spinta forte che vado un casino indietro, ma non cado.

«Cretino!» e fa per spingermi di nuovo ma Duilio lo ferma.

«Andiamo.»

«E Matte?» chiede Sergio.

«Non ci pensare più. È come morto.»

Sergio fa per dire qualcosa ma prima che lo può dire Duilio dice È la guerra, e la guerra funziona così. E ce ne stiamo tutti zitti perché sappiamo che è vero.

Ci mettiamo in marcia in fila e torniamo indietro tra gli alberi e c’ho paura che quando arriviamo al Fortino Duilio e Sergio me la fanno pagare che sono stato una femminuccia. Però poi suonano le campane e conto che fanno cinque volte dong! E vuol dire che per fortuna ce ne dobbiamo andare.

«Sono le cinque, Tom.» Shù mi tira la maglia.

E così ce ne andiamo verso le case fuori dal bosco e da dietro Duilio e Sergio ci guardano cattivi che proprio me le volevano suonare.

Quando siamo davanti alla porta Mamma ci guarda come se ha visto una cosa per la prima volta che la vedi.

«Disgraziati. Subito in doccia!» urla a Shù e la punta col dito dritto, «Tu aspetta sul pianerottolo.»

Mamma e Shù entrano dentro e io da fuori sento che Mamma le fa la doccia e col singhiozzo le dice che non può sudare e sporcarsi di fango, e adesso quasi di sicuro muore perché è tutta lercia. E se muore è colpa mia, ma io ce l’ho detto a Mamma che non ce la volevo portare, ma lei ha detto che invece dovevo e quindi è più colpa sua. Poi Mamma apre la porta di casa e c’ha gli occhi bagnati ma anche arrabbiati.

«Fila dentro!» e anche a me mi punta col dito e quando entro in casa stringo il sedere che c’ho paura che mi ci dà uno schiaffo, ma non mi ce lo dà.

Shù è nell’accappatoio e mi guarda che cammino verso il bagno con la Mamma che mi tira il braccio e c’ha gli occhi di quando chiedi scusa anche se però sono io che devo chiederlo a lei che forse l’ho ammazzata. Mamma mi spinge nella doccia e io mi spoglio e mi siedo per terra così non bagno il vetro che se no ci rimangono i segni.

«Che ci facevate con quel Duilio?» mi chiede mentre mi pulisce il fango e allora ecco perché Shù con gli occhi mi diceva scusa.

«Non lo sapevo che c’era.»

Ha fatto la spia quella scema che se crepa gli sta bene.

«Non schizzare!» urla, «Che avete fatto?»

«Solo un giro in campagna, Ma. Siamo scivolati per sbaglio senza farlo apposta.»

«Non può sudare tua sorella, come ve lo devo dire!»

Mi metto l’accappatoio, poi con lo straccio asciugo i vetri così ci tolgo i segni che alla Mamma gli fanno proprio schifo. Shù è fuori dal bagno e mentre Mamma mi asciuga i capelli col phon la guardo e con gli occhi le dico che dopo ci do le botte che ha fatto la spia.

«Mi farete venire un infarto.»

Quando ha finito di asciugarmeli io e Shù andiamo in camera a metterci il pigiama. Vedo la Mamma che va di là coi vestiti sporchi da mettere in lavatrice e appena supera la camera chiudo la porta. Shù prende la sua maglia preferita che sopra c’ha delle stelle che la notte fanno luce e mentre se la infila ci do un pugno sulla schiena.

«Ahia!» grida, e scoppia a piangere ma io subito ci metto una mano sulla bocca e ci do un altro pugno sulla pancia ma piano che se no poi non respira, poi le prendo il braccio e lo stringo forte e le giro la pelle per fargliela bruciare.

«Gliel’hai detto!» le dico, ma Shù fa no con la testa e piange fortissimo ma senza far rumore.

Dagli occhi chiusi ce ne escono tantissime di lacrime che le riempiono la faccia e le colano sulle stelle. Quasi mai piange così forte, e allora ci mollo il braccio che mi dispiace se le ho fatto tanto male, volevo solo un po’. Lei si sdraia per terra contro il mobile e fa no con la testa mentre ancora piange un sacco e si tocca la schiena con le mani.

«Shù! Stai bene?»

«Niente.» dice piano che le lacrime ci escono anche dalla bocca, «Non ho detto niente.»

«Non importa Shù.» mi metto sulle ginocchia vicino a lei e ci accarezzo la schiena poi le abbraccio la testa contro la mia pancia.

«Ho detto solo che c’era Duilio. Non lo sapevo che era un segreto.»

Mamma entra in camera ma non mi sgrida che non sa che l’ho picchiata e pensa che Shù piange perché s’è comportata male.

«Veloci, a letto. Senza cena!»

Ci alziamo e ci mettiamo io nel mio letto e Shù nel suo, Mamma chiude la finestra e spegne la luce e chiude la porta e neppure ci dice buonanotte da quanto è arrabbiata.

«Tom!» Shù parla piano, che sembra solo il rumore del respiro, come quando parli di nascosto in chiesa. Io però quasi per poco dormivo e non rispondo e mi giro di là verso il muro e spero che la smette.

«Tommaso! Dormi?»

«Che vuoi?»

«È vero che non sembro tanto una femmina?»

Io non lo so se non la sembra perché è mia sorella e lo so che è una femmina, però così senza capelli magari se non la conosci non ne sei sicuro.

«Non lo so, Shù. Magari se non guardi proprio bene forse non la sembri, da lontano.»

Lei guarda il soffitto e non dice niente e anche se non la vedo bene mi sa che è triste che il respiro gli fa gli scatti.

«Ma da vicino la sembri, eh.»

«Non importa.» si gira di lato verso di me e nel buio ci guardiamo, «E pazienza se muoio. È stato bellissimo oggi, va bene così.»

«Non ci muori Shù. Vedrai che domani ti svegli e sei viva.» ci dico anche se non ne sono sicuro al massimo.

«Con te sto bene più di tutti, Tom, che anche se sono malata mi tratti come se non la sono.» e si gira di là e si tira su la coperta fino alle orecchie che ci esce solo la testa pelata.

«Ti fa tanto male?»

Silenzio.

«Shù! Ti fa male?»

Nuovo silenzio.

Scendo dal letto e vado veloce da lei che è lì fermissima e zitta e metto l’orecchio sulla sua bocca. Respira. Pianissimo, ma respira. E sono proprio contento che è viva che se proprio qualcuno deve morirci spero di essere io, perché è mia sorella, e anche se forse non la sembra è una femmina, e le femmine i maschi le proteggono, diceva Papà.