Paco Roca e Rodrigo Terrasa – L’abisso dell’oblio

Ricordare è un atto di giustizia

di Andrea Pagliardi

Paco Roca e Rodrigo Terrasa
L’abisso dell’oblio
ed. orig. 2023, trad. dallo spagnolo di Diego Fiocco,
pp. 298, € 24,
Tunué, Latina 2024

Negli anni ottanta del secolo scorso lo storico Vincent Gabarda lavorava a una tesi di dottorato sull’economia di Paterna, un paesino nei pressi di Valencia. Durante le ricerche negli archivi della cittadina qualcosa attirò la sua attenzione: mentre i registri di nascite e matrimoni del periodo fra il 1939 e il 1965 occupavano solo tre tomi, fatto del tutto normale per la popolazione dell’epoca, quelli dei defunti comprendevano addirittura ventisei volumi. Ma il dato più sconcertante è che il novanta per cento dei casi era dovuto a condanne a morte. Causa del decesso “ferita da arma da fuoco”. “Strano modo di morire a guerra finita. Secondo la propaganda franchista si era già in tempo di pace”.

Con L’abisso dell’oblio Paco Roca torna a scavare nelle ferite ancora aperte della storia spagnola realizzando un’opera di documentazione e ricerca in collaborazione con il giornalista Rodrigo Terrasa. Oggetto dell’indagine è un dramma nazionale che affonda le sue radici nella tragedia della Guerra Civile, per poi proseguire sotto la lunga ombra della dittatura con migliaia di persone uccise e sepolte in fosse comuni, spesso senza documentazione ufficiale (secondo le stime, ci sarebbero ancora tra 100.000 e 150.000 corpi non identificati in tutto il territorio spagnolo). Quella dolorosa pagina di storia, già magistralmente raccontata al cinema da Almodovar in Madres Paralelas (2021), nel graphic novel di Paco Roca si trasforma in una narrazione al tempo stesso individuale e collettiva, intima e universale che dà voce a migliaia di famiglie spagnole che ancora oggi cercano verità e giustizia, mettendo in luce le ferite, mai rimarginate, di un paese che ha costruito il suo presente su fondamenta di rimozione e silenzio. Al centro della vicenda narrata c’è l’ottantenne Pepita Celda che intraprende un’estenuante battaglia burocratica per riportare alla luce i resti di suo padre, José Celda, giustiziato nel 1940 e sepolto senza nome in una fossa comune proprio a Paterna. Il suo doloroso percorso diventa presto un viaggio nella memoria storica del paese, un’odissea attraverso la burocrazia e l’indifferenza istituzionale, una lotta contro l’oblio, appunto.

Oltre a Pepita e José Celda emerge un altro personaggio: Leoncio Badía, un giovane repubblicano costretto a lavorare come becchino nel cimitero del suo paese. Il suo coraggio e il suo impegno a collaborare con le famiglie per identificare i corpi dei loro cari sono un atto di pietas, un’impresa silenziosa che incarna la resistenza del singolo contro il tentativo sistematico di cancellare il ricordo delle vittime. Un faro di speranza in una storia pervasa di dolore e ingiustizia.

L’attenzione al tema della memoria, alla sua manipolazione e al suo potere curativo è centrale in quasi tutte le opere di Paco Roca. In Rughe (Tunué, 2008) – forse il suo capolavoro, certo il suo graphic novel più noto al grande pubblico – la malattia di Alzheimer mostra l’impietosa fragilità dei ricordi, mentre in La casa (2016, Tunuè; cfr. “L’Indice”, gennaio 2017 e, sullo stesso numero, l’intervista a Paco Roca), l’intera storia di una famiglia si trasforma, vignetta dopo vignetta, in un viaggio dolceamaro nel passato. Nell’Abisso dell’oblio, però, al pari quanto accadeva in I solchi del destino (Tunué, 2013) o Ritorno all’Eden (Tunué, 2021), i ricordi privati intrecciano un fitto dialogo quelli per così dire pubblici, politici: la memoria, profonda e condivisa, è essenziale per riconciliarsi con un passato doloroso e costruire un futuro di verità.

Anche graficamente Roca si conferma maestro nel combinare realismo e delicatezza. Il suo tratto semplice e pulito – rielaborazione personale della ligne claire di tradizione francofona – dà vita a personaggi densi e umani, capaci di trasmettere emozioni complesse con una sola espressione o un piccolo gesto, mentre le tavole, spesso lente e contemplative, restituiscono la fatica e i tempi della battaglia di Pepita di fronte agli ostacoli della burocrazia nella ricerca della verità. Le scartoffie, le lunghe attese e i silenzi istituzionali in questa vicenda sono un ulteriore e crudele strato di ingiustizia. La denuncia di Roca non riguarda solo la Spagna, ma risuona in ogni contesto in cui la memoria storica viene negata, cancellata o dimenticata. L’abisso dell’oblio è un tributo a chi lotta contro l’oblio e un monito per il presente: ricordare è un atto di giustizia.