Intervista a Gud, Daniele Movarelli e Alice Coppini

Intervista a Gud, Daniele Movarelli e Alice Coppini, di Virginia Stefanini

I fumetti per bambini e ragazzi approdano al Salone del Libro e conquistano sempre di più anche le scuole: ne ho parlato con Gud, autore del graphic novel Terry Time e la leggenda del drago d’argento (Tunué 2024), e con Daniele Movarelli e Alice Coppini, scrittore e illustratrice di Mi chiamano Teschio (Sinnos 2024), che saranno protagonisti di due diversi laboratori con le classi del primo ciclo di scuola primaria.

Gud incontrerà al Salone decine di bambini, bambine e insegnanti. Del resto da più di dieci anni gira per aule, biblioteche, librerie, festival, teatri, facendo disegnare tutti, su fogli, lavagne e anche sui muri.

“Il mio approccio ai laboratori di fumetto”, dice, “nasce dall’idea di far appassionare i bambini facendo un lavoro che si concluda: i partecipanti iniziano con un foglio piegato in quattro e se ne vanno via con un fumetto. La forza del fumetto è questa: con un foglio bianco e una matita puoi creare mondi. Per citare il titolo di un mio libro, Tutti possono fare fumetti: dopo aver spiegato, all’inizio, come si disegna, si passa con grande semplicità alla storia e a disegni più complessi. Trasmettere il linguaggio è più importante che spiegare il character design; e se alla fine del laboratorio tutti hanno realizzato una storia può anche succedere quello che mi hanno raccontato alcune maestre: un mese dopo, in classe, i bambini si scambiano i loro fumetti invece delle card dei Pokemon.”

Riflettendo sul fatto che i lettori più giovani amano i fumetti, ma per aumentarne la diffusione sono indispensabili anche il favore degli intermediari adulti e la disponibilità di letture di qualità, Gud conferma: “All’inizio degli anni Duemila il mercato editoriale non offriva letture a fumetti per i bambini. Questa riflessione ha generato la nascita della collana Tipitondi di Tunué. Adesso, da più di dieci anni faccio un lavoro sistemico di semina nelle scuole: la mattina laboratori nelle classi e il pomeriggio formazione per gli insegnanti. Oggi ci sono molte più letture da proporre. Grazie all’idea dei ‘romanzi a fumetti’ si è scoperto che i bambini possono leggere un intero libro, appassionarsi a una storia e a un personaggio, senza scivolare sul prodotto seriale, da edicola, che inevitabilmente ha tempi di produzione stretti, formati e contenuti più fissi. Con il graphic novel l’autore fa lo stesso lavoro che farebbe per un libro illustrato, o un romanzo, pensa a come emozionare chi legge e questa cosa è stata molto apprezzata.”

Per avvicinare tutti, in particolare i primi lettori, il fumetto sperimenta anche forme ibride, che alternano vignette, illustrazioni e racconto narrativo. Ne sono un esempio Sgrunt, Testone e Mi chiamano Teschio, editi da Sinnos, che l’autore Daniele Movarelli presenta al Salone: “Il fumetto è uno dei modi in cui una storia può prendere forma. Nei miei incontri c’è poca focalizzazione sul formato e più sulla struttura, su come le storie funzionano, sui meccanismi che sono dietro la scrittura. L’incontro aiuterà i ragazzi a conoscere i protagonisti di Monte Quiete, il luogo dove si svolgono le avventure dei nostri libri. Mostreremo come si disegnano i diversi personaggi, come caratteristiche fisiche e comportamentali si avvicinano.”

Una buona storia può nascere dalle parole o dalle immagini e la forza del fumetto è proprio quella di metterli insieme, come spiega l’illustratrice Alice Coppini: “Per moltissimo tempo, il fumetto è stato considerato una forma di scrittura ed espressione minore rispetto ai romanzi, un passatempo poco importante. Il fumetto, però, condensa in sé due elementi: le immagini sequenziali e il testo. Non è da tutti riuscire a seguire di pari passo le due cose, il cervello si deve allenare come si deve allenare per imparare a leggere il solo testo scritto. Sta poi ad ognuno di noi decidere che cosa preferisce leggere, a cosa si sente più incline. Per quanto mi riguarda, se non fosse stato per i fumetti per me sarebbe stato ancora più faticoso imparare a leggere, da bambina: il mio cervello ragiona per immagini e i fumetti sono stati un buon compromesso. Mi fa molto piacere, quindi, vedere questa attenzione al fumetto negli ultimi tempi. Attenzione confermata anche dal fatto che Mi chiamano Teschio ha ricevuto il sostegno del progetto Siae #perchicrea dedicato alle nuove opere. Per noi è stata una bella soddisfazione!”

La strada è tracciata, ma come ci ricorda Gud “l’educazione alla lettura dei fumetti la devi fare da piccolo, altrimenti da adulti è difficile imparare a leggerli. Non possiamo perdere questa generazione, se non li creiamo adesso tra qualche anno rischiamo di trovarci senza lettori di fumetti.”

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V. Stefanini è bibliotecaria e scrittrice