In un tempo pieno di stelle
di Giuseppe Filippetta
Chiara Colombini
Storia passionale della guerra partigiana
pp. 240, € 20,
Laterza, Bari-Roma 2023
Da alcuni decenni, nel disinteresse dei revisionisti della prima e della venticinquesima ora, la storiografia ha lasciato dietro di sé il paradigma della “Resistenza dei partiti” e si è concentrata sulle scelte e sulle vite degli uomini e delle donne che hanno fatto e vissuto la guerra partigiana. A questa svolta storiografica si collega la rinnovata e crescente attenzione riservata dagli storici alla memorialistica e agli epistolari. I diari e le lettere dei partigiani, diretta espressione dei vissuti individuali e del loro farsi “romanzo della nazione” (per citare Maurizio Maggiani), sono stati assunti come fondamentali segnavia da seguire per provare a comprendere cosa realmente è stata la Resistenza per gli italiani. E per capire chi sono i partigiani: uomini e donne che, nella solitudine della loro coscienza, decidono di battersi per l’umanità dell’uomo contro chi (tedeschi e repubblichini) combatte per la disumanità dell’uomo e per l’annientamento non solo della libertà, ma della stessa esistenza fisica di oppositori, ebrei, zingari e omosessuali. Detto per inciso, è qui l’origine dell’ipocrita disinteresse dei revisionisti per il modello storiografico della “Resistenza delle persone”, modello che fa crollare in partenza le leggende nere della Resistenza cavallo di Troia del Pci e dell’eguale dignità morale della scelta partigiana e di quella repubblichina.
Seguire quei segnavia senza smarrirsi e conservando lo zaino e gli scarponi dello storico è però cosa non facile. Mario Tobino in Tre amici (uno dei romanzi più profondi sulla Resistenza) scrive che essere partigiani significa avere la testa piena di stelle e sognare per combattere, combattere per sognare. Ma può lo storico camminare tra le stelle della Resistenza e sognare i sogni dei partigiani?
Chiara Colombini riesce a farlo in Storia passionale della guerra partigiana, libro che colpisce al cuore il lettore e che si avvicina, come mai nessuno era riuscito prima a fare, al cuore della Resistenza. Ci riesce perché mette un’originalissima scelta di rigore metodologico (utilizzare soltanto fonti coeve agli avvenimenti: lettere, diari, atti delle formazioni partigiane) al servizio di un’appassionante analitica esistenziale che, unendo grande competenza storiografica e raffinata sensibilità psicologica, scava dentro la Resistenza come “esperienza vissuta da persone in carne e ossa, che hanno emozioni e sentimenti, sogni e aspettative, slanci e contraddizioni, motivazioni granitiche e dubbi angoscianti”. Così l’amore, l’odio, la speranza, la felicità, il coraggio, la paura, appaiono al lettore per quello che erano nella concretezza materiale e quotidiana della vita dei partigiani: non dati accidentali e di contorno, ma elementi fondamentali e costitutivi della realtà della Resistenza in quanto esperienza esistenziale innescata dal crollo del mondo di ieri e fatta di scelte individuali ispirate a un umanesimo sentimentale ed emotivo che è la precondizione del progetto politico di costruire un nuovo mondo, più libero e più giusto, per questo finalmente umano. Sono le passioni dei partigiani a dare alla Resistenza la forza di interrompere il corso lineare del tempo e di spaccare in due, in un prima e un dopo, la storia italiana; e sono quelle stesse passioni a cambiare per sempre le persone che le vivono e a renderle protagoniste solidali dell’inizio radicalmente nuovo che la Resistenza vuole essere e che le bande realizzano unendo in una potente costellazione partecipativa e democratica le stelle che brillano nella testa dei partigiani.
Uno dei segreti della riuscita del libro sta proprio nel partire dalla constatazione che le passioni della Resistenza sono “legate indissolubilmente al tempo” per fare della temporalità (quale rapporto tra passato, presente e futuro) la struttura portante del racconto della Resistenza come evento che rimette in moto il tempo (individuale e collettivo) e lo rende ricco di avvenire. Colombini mostra come il tempo della Resistenza non sia kronos lineare e sequenziale, ma kairós a velocità, spessore e intensità variabili: è il tempo incalzante dell’attacco, il tempo appeso a un filo del rastrellamento e delle torture, il tempo altalenante dell’angoscia e del dubbio, il tempo velenoso dell’odio, il tempo accelerato dell’insurrezione finale, il tempo sospeso dell’amore. Dell’amore perché Storia passionale della guerra partigiana è anche un libro sull’amore al tempo della Resistenza e sull’amore come forza motrice della Resistenza. Il diario di Ludovico Ticchioni e le lettere di Franco Calamandrei e Maria Teresa Regard, di Giorgio Agosti e Nini Castellani, di Livio Bianco e Pinella Ventre, di Ardito Fornasir e Maria Antonietta Moro, sono proposte con grande sensibilità da Colombini per mostrare l’intreccio tra normalità ed eccezionalità che segna il tempo arroventato della guerra partigiana e per evidenziare come l’amore riempia di futuro il presente e dia forza a quell’aspirazione a costruire un mondo abitato dall’umanità dell’uomo che è la molla più potente della Resistenza.
Attraverso l’adesione alla struttura temporale delle esistenze dei partigiani Colombini, senza cedere mai (neppure per un attimo o per una frase) alla retorica o all’enfasi, riesce a entrare nella vita, nella mente e persino nei sogni degli uomini e delle donne della Resistenza e a scrivere un libro innovativo: non è una finestra dalla quale guardare alla guerra partigiana, ma una porta che fa entrare il lettore dentro l’incandescenza esistenziale accesa dall’8 settembre per fargli ascoltare le voci, i sussurri, le grida dei partigiani e per fargli percepire il calore della profonda umanità che allora unì gli uomini e le donne che scelsero di combattere.
giuseppe.filippetta@gmail.com
G. Filippetta è stato direttore della Biblioteca e dell’Archivio storico del Senato