Giuseppina tra fonti e propaganda
di Eric Gobetti
Nicoletta Bourbaki
La morte, la fanciulla e l’orco rosso
Il caso Ghersi: come si inventa una leggenda antipartigiana
pp. 294, € 18,
Alegre, Roma 2022
Nicoletta Bourbaki è un collettivo di giovani studiosi impegnati da dieci anni in una campagna di fact checking storico e di contrasto alla propaganda anti-antifascista volta a riabilitare il fascismo e criminalizzare la Resistenza. Questo ultimo lavoro analizza un caso fra i tanti, particolarmente significativo perché in esso si possono trovare tutti gli elementi tipici della narrazione antipartigiana e del modo in cui viene diffusa nell’opinione pubblica in maniera virale. Si tratta della vicenda di una giovane ragazza savonese, Giuseppina Ghersi, una collaboratrice delle Brigate nere, probabile delatrice di partigiani e antifascisti, uccisa da sconosciuti nei giorni concitati della Liberazione. Su questa scarna biografia, che il collettivo ricostruisce puntualmente con tutti gli strumenti a disposizione (testimonianze, fonti d’archivio, analisi del contesto), la destra neofascista ha costruito un mito martirologico pieno di elementi non verificati o inventati di sana pianta. Secondo queste versioni (spesso dissimili o in contrasto fra loro) la ragazza sarebbe stata uccisa (ma prima violentata, secondo alcuni persino davanti alla famiglia, che però era imprigionata in un altro luogo) dai partigiani (naturalmente comunisti) per futili motivi (un tema scolastico di elogio del Duce). Con un metodo rigorosissimo, quasi maniacale, i ricercatori smentiscono una per una questa tesi fantasiose e inquadrano l’evento nel contesto di violenza in cui il fascismo aveva trascinato l’Italia di quegli anni. Non si tratta della difesa d’ufficio di una Resistenza pura e immacolata, ma anzi del racconto molto veritiero, a tratti spietato, dei contrasti, delle contraddizioni, degli sbagli che i partigiani hanno compiuto, a fronte di una scelta coraggiosa, difficile e giusta. In un contesto così complesso e articolato, è utile ricordarlo, la povera Giuseppina finisce per essere una delle tante vittime di quella stagione di violenza. Una tragedia personale che i fascisti non hanno esitato a sfruttare, come per le vittime delle foibe, costruendole attorno un castello di menzogne o mezze verità e facendone un martire della presunta brutalità partigiana.
Il volume ricostruisce nei dettagli anche la diffusione del mito di Giuseppina Ghersi, creato a tavolino negli ambienti neofascisti locali, rilanciato da pessimi scrittori come Giampaolo Pansa, giunto nel mainstream mediatico nella stagione della criminalizzazione della Resistenza e oggi tornato nelle mani di un’estrema destra rinvigorita e rafforzata. Il tutto senza una fonte, senza una prova, utilizzando testimonianze dubbie, affermazioni puramente ideologiche e una fotografia che nulla ha a che fare con la ragazzina savonese. Il lavoro di debunking proposto da Nicoletta Bourbaki è certamente utile e prezioso, un vero e proprio modello di metodologia della ricerca. Per di più il collettivo compie quest’opera alla luce del sole, accompagnando il lettore nel lavoro, nell’analisi dei testi e delle immagini, su e giù per le montagne del Savonese e nelle piazze della politica. È un percorso limpido e onesto, che permette a chiunque di confrontarsi, discutere, eventualmente dissentire sulla base delle fonti e del loro utilizzo. Esattamente il contrario di ciò che fa la propaganda neofascista, la quale ripete ossessivamente slogan fino a farli credere veri. Nicoletta Bourbaki riesce a farci comprendere nei fatti ciò che rende radicalmente diversa una “opinione” (puramente ideologica perché basata sul pregiudizio e non sulla conoscenza) da una “interpretazione” (di fonti e dati esistenti, conosciuti, verificabili). Insegna insomma a confrontarsi con la mistificazione culturale, la propaganda mediatica, la strumentalizzazione politica.