di Vincenzo Comito
La produzione di nuovi libri sulla Cina continua a essere abbondante, in Italia come altrove, anche se si nota forse qualche rallentamento nel ritmo delle pubblicazioni. L’interesse per il soggetto rimane elevato sia per le continue importanti novità che si registrano nel paese asiatico e che condizionano spesso tutto il resto del mondo, sia per la crescenti iniziative ostili degli Usa verso il paese; sono ormai coinvolti nello sforzo anticinese anche i paesi europei, una volta riluttanti. Il confronto/scontro tra Stati Uniti e Cina sarà presumibilmente a lungo il tema dominante della politica mondiale. Rispetto al passato, vengono ora apparentemente pubblicati meno libri di bassa qualità o di pura propaganda. Sembrano poi aumentare i testi dedicati a temi specifici piuttosto che di tipo generale, come appare del resto abbastanza naturale dopo che almeno alcune delle vicende complessive relative al paese sono state in qualche modo sviscerate.
Ma certamente non ancora tutte e non abbastanza, come mostrano almeno i due volumi di Messetti e Bradanini. Giada Messetti è una ricercatrice che, partendo dai suoi studi nel campo e da un lungo soggiorno in Cina, collabora con vari enti e diversi media. Nel 2020 ha già pubblicato Nella testa del Dragone. Identità e ambizioni della nuova Cina (Mondadori, 2000), e in questo suo nuovo libro, La Cina è già qui, l’autrice parte dalla necessità dichiarata di contribuire a costruire un miglior dialogo tra l’Occidente e il paese asiatico ponendosi l’obbiettivo, molto ambizioso, di aiutare a superare i molti luoghi comuni diffusi sul paese, tentando di restituire, secondo le sue stesse parole, qualche piccolo frammento della complessità del soggetto. Messetti sottolinea come un paese come la Cina abbia un background storico e valoriale del tutto diverso dal nostro e come ci voglia un grande sforzo per avere un’idea più chiara della visione del mondo del paese. In questo quadro, il testo si occupa di diversi temi: la lingua, la società, la politica, la memoria e il passato, il cibo, il confucianesimo, il taoismo. Il compito prefissato era, per stessa ammissione dell’autrice, difficilmente esauribile in una sola volta, ma il testo è un’utile, anche se un poco esile, guida per cercare di comprendere almeno alcuni aspetti di una realtà molto complessa. Alberto Bradanini è stato diplomatico di carriera e, tra l’altro, console d’Italia a Hong Kong e poi anche ambasciatore in Cina. Fa piacere ritrovare in un funzionario dello stato tanta cultura, competenza ed equilibrio in un testo che, in sostanza, come quello di Messetti, cerca di arricchire le nostre conoscenze sul pianeta asiatico, e pur affrontando temi differenti appare una lettura più impegnativa, arricchito anche da lunghe note ed un’ampia bibliografia. I due testi, messi insieme, aiutano certamente a capire le cose. L’autore analizza con cura la storia della Repubblica Popolare dalla nascita nel 1949 sino ai nostri giorni: in quattro ricchi capitoli, affronta i rapporti tra la Cina ed il resto del mondo, quelli cruciali con gli Stati Uniti come quelli con quasi tutto il resto del mondo. Tra l’altro, per Bradanini il pianeta è esposto a tre emergenze: un imperialismo onnivoro, autoritario che concentra le ricchezze nelle mani di pochi; la distruzione dell’equilibrio ecologico del pianeta e il rischio di un conflitto nucleare.
Tre testi sono poi dedicati al tema che oggi sembra appunto dominare le preoccupazioni del mondo, quello della rivalità Usa–Cina. Il primo, sulle questioni monetarie, La course à la suprématie monétaire mondiale, ha come autore principale, Michel Aglietta, un importante studioso francese del tema, a cui ha dedicato molte opere. Il testo, molto difficile da sintetizzare in poche righe, pone l’attenzione sulla rivalità sino-americana in campo monetario, con sullo sfondo l’emergere della potenza economica cinese e parallelamente lo sviluppo delle monete elettroniche. La storia, ricorda l’autore, ha visto l’affermarsi nel tempo, di volta in volta, di una potenza dominante che emette una moneta accettata internazionalmente. È il concetto di “divisa chiave”. La fiducia in tale potenza costituisce uno dei pilastri della stabilità finanziaria mondiale. Si tratta peraltro di un sistema gerarchizzato, nel quale si esercita l’egemonia del paese che la emette. Oggi sono gli Stati Uniti che godono di tale “esorbitante privilegio”. Ma l’egemonia del dollaro, in presenza di potenze montanti che non sono nell’orbita Usa, a cominciare dalla Cina e che mettono in crisi l’ordine economico e finanziario mondiale, provoca un’instabilità monetaria crescente. Mentre la stessa Cina avvia progressivamente lo yuan elettronico, l’autore suggerisce, per superare le grandi difficoltà che oggi emergono, la messa in opera sistematica di una moneta globale che già esiste in sordina, i Diritti speciali di prelievo (Dsp), utilizzando una forma numerica degli stessi. Tale sistema dovrà essere basato su di una cooperazione internazionale istituzionalizzata. Il volume ha il rilevante pregio di analizzare in forma relativamente semplice, ma molto autorevole, tutto l’arco di una questione complessa ma vitale per i destini del mondo. Un testo da consigliare. Il libro di Quiao Liang, L’arco dell’impero, con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità, ora tradotto in italiano con un’ampia prefazione del generale Fabio Mini, affronta almeno in parte le stesse tematiche di Aglietta, anche se partendo da un quadro di riferimento diverso, e arriva, almeno per una parte, a conclusioni abbastanza vicine. L’autore è stato un ufficiale dell’esercito cinese e ha già pubblicato un testo sull’ordine geopolitico internazionale che ha già suscitato molto scalpore negli Stati Uniti. L’America, afferma Quiao Liang, è un impero di tipo nuovo, che a suo tempo, abbandonando l’industria, ha legato la sua egemonia al dollaro e non alle armi; con l’aiuto della tecnologia (in tale campo il contributo maggiore che gli Usa hanno dato al mondo è stata per l’autore l’innovazione di internet) ha promosso la globalizzazione della sua moneta e ha trasformato l’intero pianeta in una colonia economica americana. La Cina è l’unico paese al mondo che ha ancora il controllo della sua finanza e non deve affrontare né l’egemonia militare degli Usa, né quella finanziaria. Gli americani producono dollari e il resto del mondo produce merce che verrà scambiata con i dollari. Secondo l’autore gli Stati Uniti, dopo aver raggiunto l’apice della curva parabolica comune a tutti gli imperi, sono nella fase discendente, mentre la Cina sta iniziando quella ascendente, ma spera che quest’ultima non intraprenda la stessa strada imperiale degli Usa. Sono comunque la contraddizione tra finanza e economia reale da una parte, la diffusione di internet e dell’informazione nel mondo dall’altra, che tendono a distruggere il monopolio Usa. Anche Quiao Liang, come Aglietta, pensa a un nuovo ordine mondiale non controllato dal dollaro, ma non vorrebbe sostituire un sistema imperiale con uno oligarchico, che pure sarà per lui lo sbocco obbligato del mondo per un certo periodo. Pensa piuttosto a un’evoluzione che si ponga come traguardo – grazie anche alla diffusione delle informazioni portata da internet e all’introduzione delle monete elettroniche – la decentralizzazione del potere nel mondo e la sua demonetizzazione: una voce originale ed interessante, anche se alcune sue tesi appaiono un poco rigide.
Il libro di Ian Bremmer, esperto di politica internazionale, si concentra sulla rivalità Cina-Stati Uniti partendo dall’ipotesi che ci troviamo sullo sfondo di fronte a tre crisi incombenti – interessante come il suo elenco non coincida del tutto con quello di Bradanini –, quelle del cambiamento climatico, della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, dell’emergenza sanitaria globale. La sfida più pericolosa sarà per l’autore quella della rivoluzione tecnologica (e in questo l’autore si trova d’accordo con Qiao Liang), che destabilizzerà l’ordine geopolitico internazionale e le società. Di fronte a questi terremoti Stati Uniti e Cina sono intrappolati in una guerra fredda, mentre dovrebbero unire la loro forze per creare delle società prospere. L’autore riesce a mantenere uno sguardo abbastanza equilibrato sulla Cina, mentre sottolinea nel testo anche la disfunzionalità e la guerra “incivile” che si combatte all’interno della società americana.
Accenniamo infine al testo, Colazione a Pechino, di Siegmund Ginzberg apprezzato giornalista che inviato per “l’Unità” in Cina negli anni ottanta, cerca, a distanza di tempo, di riflettere sul paese seguendo il filo conduttore della cucina, una delle chiavi secondo lui per cercare di capirlo. Il volume alterna episodi della storia cinese, i suoi ricordi personali del periodo in cui ha soggiornato nel paese – la parte più interessante del volume – e l’analisi di quello che da allora è cambiato. Il suo testo, pur essendo relativamente voluminoso, scorre veloce, per lo stile piano e accattivante. Colpisce alla fine la sua visione molto negativa, nella sostanza un suo rifiuto in blocco, di quella civiltà.
Michel Aglietta, Guo Bai, Camille Macaire, La course à la suprématie monétaire mondiale, pp. 305, € 24,90, Odile Jacob, Paris 2022
Alberto Bradanini, Cina. L’irresistibile ascesa, pp. 360, € 18, Sandro Teti, Roma 2022
Ian Bremmer, Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo, ed. originale 2022, trad. dall’inglese di Marianna Grimaldi, pp. 205, € 22,50, Egea, Milano 2022
Siegmund Ginzberg, Colazione a Pechino. Sogni e incubi di un impero senza tempo, pp. 350, € 20, Feltrinelli, Milano 2022
Giada Messetti, La Cina è già qui. Perché è urgente capire come pensa il Dragone, pp. 149, € 18, Mondadori, Milano 2022
Quiao Liang, L’arco dell’impero. Con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità, ed. originale 2016, a cura di Fabio Mini, trad. dal cinese di Rachele Faggiani, pp. 251, € 20, Leg, Gorizia 2021
vincomito@teletu.it
V. Comito ha insegnato finanza aziendale alla Luiss di Roma e all’Università di Urbino