9 ¾ luoghi immaginari per viaggiare sulle ali di un libro | Il Mignolo

di Fernando Rotondo

Esistono, fisicamente di carta ma fatti con la stessa materia di cui sono intessuti i sogni, atlanti e dizionari di geografia fantastica dovuti a eruditi enciclopedisti della letteratura che fanno coabitare terre, paesi, mari, isole, pianeti inesistenti o reali ma reinventati, comunque veri per la forza immaginifica che li ha creati e alimenta il nostro immaginario. Nei miti e nelle fiabe i luoghi sono di solito indeterminati, non hanno nome, non sono riconoscibili né distinguibili da altri: il regno, il paese, il castello, il bosco, la casa dell’orco, l’isola svolgono una funzione perlopiù scenica archetipica, sono intercambiabili con le storie e i personaggi. Ma per consistere nella cartografia del fantastico Dorothy ha bisogno di Oz e Jim e Long John Silver dell’Isola del tesoro. Nel patto finzionale con il lettore è il viaggio verso l’ignoto che rende reali le terre e possibili le imprese dei personaggi, un viaggio che ha spesso un valore iniziatico, di formazione.

Un recente albo, Atlante dei luoghi immaginati. Città, isole e paesi delle grandi storie (EDT-Giralangolo 2020) a cura di Anselmo Roveda con illustrazioni di Marco Paci, invita a viaggiare verso “città, isole, e paesi delle grandi storie”, dal Paese delle meraviglie di Alice all’asteroide B 612 del Piccolo Principe e così via. Sedici luoghi che ovviamente non coprono minimamente l’incommensurabilità della mappa geo-fantastica ma rispondono a moti dell’animo, a sogni d’infanzia rivissuti in torpori d’adulto, a scelte soggettive insindacabili. Analogamente si muove chi scrive seguendo percorsi del tutto personali, ma che appartengono a quel repertorio di paesaggi e figure che hanno contribuito a formare il nostro immaginario e invitano a viaggiare con la mente quando non è possibile materialmente.

1. All’Isola che non c’è di Peter Pan dà un nome Salgari: Mompracem, il covo dei Pirati della Malesia, Sandokan e Yanez, che trasmutano in carne e sangue i sogni d’avventura di generazioni di ragazzi.

2. Contemporaneamente Collodi avvia Pinocchio nel Paese dei balocchi per dar vita all’altro grande sogno infantile di un gioco perenne, carnevalesco, trasgressivo – licenzioso e libertino in nuce, come era di fatto l’autore. Il Paese delle Api industriose funge da risarcimento per anime belle.

3. È pure un grande gioco la guerra di bande dei Ragazzi della via Pál di Molnár a Budapest, preludio al bagno di sangue del Novecento ma ancora secondo i codici della lealtà, dell’amicizia, della parola data, del rispetto dell’avversario, dell’accettazione della sconfitta, persino della ripulsa del bullismo sui più deboli.

4. Verne racconta il viaggio del Capitano Nemo sul Nautilus per Ventimila leghe sotto i mari fino al ritrovamento del continente perduto di Atlantide, ma con una vena incipiente di disincanto se non pessimismo sulle sorti dell’umanità.

5. Casa March non è un posto magico, ma ha un significato più grande e capace di suscitare desideri e fantasie che si allungano nel tempo. In una breve e dimenticabile esperienza personale, davanti a titoli famosi i volti delle studentesse di scienze della formazione rimanevano attenti ma non reattivi, tranne al nome di Piccole donne di Alcott: allora gli occhi scintillavano. Nonne e mamme avevano tramandato l’eredità letteraria di Jo: la consapevolezza, il desiderio e la pratica della sorellanza e dell’autonomia femminile che anche le ragazze d’oggi riconoscono.

6. Tolkien e C. S. Lewis consacrano il fantasy al rango della letteratura più nobile. Il primo fa della Terra di Mezzo lo scenario infuocato della titanica lotta tra il Bene e il Male nel ciclopico Signore degli Anelli. E chi ricorderebbe i nomi dei ragazzi entrati in un armadio se non sbucassero nel mondo di Narnia?

7. A guerra finita Astrid Lindgren lancia un messaggio di speranza e ottimismo con Pippi Calzelunghe, la bambina che vive libera e indipendente a Ville Kulle (Villa Villacolle) con un cavallo, una scimmietta e una valigia di monete d’oro. Sessant’anni dopo avrà una nipotina, Lisbeth Salander, protagonista della trilogia Millennium di Larsson, punk, hacker, promiscua, sulla cui porta di casa il nome è V. Kulle.

8. Derry è la città inventata da Stephen King dove il Male assoluto, It, appare con la maschera di Pennywise, il Clown, e viene sconfitto da una banda di ragazzini autonominatisi losers, i perdenti, gli sfigati diremmo oggi, in una lotta che però si ripeterà ciclicamente quando i ricordi e i poteri dell’infanzia si affievoliranno fino a scomparire. Derry è anche la trasfigurazione della reale e altrettanto malefica Dallas, dove un professore torna in 22/11/63 attraverso un buco spazio-temporale per salvare J. F. Kennedy.

9 ¾. Classici sono quei libri che vivono nei secoli, come Pinocchio, come Harry Potter, del quale probabilmente si parlerà e si scriverà ancora fra cent’anni: fantasy, thriller, horror, romanzo scolastico e di formazione che non potrebbe collocarsi e svolgersi se non nel magico castello di Hogwarts.

FINIS TERRAE. Dove vanno d’inverno le anatre del laghetto di Central Park, si chiedeva il giovane Holden: in luoghi più caldi dell’immaginario, rispondeva Beniamino Placido. Forse questo cercava Saint-Exupéry quando staccò l’ombra da terra per volare verso l’Ultima Thule cantata da Guccini o l’adolescente Aria quando abbandonò i Sette Regni e le beghe del Trono di Spade per alzare le vele verso terre incognite.

rotondo.fernando@gmail.com

F. Rotondo è studioso di letteratura per l’infanzia e collaboratore di riviste di settore