Sébastien Louis – Ultras

Oltre i cori e sotto le sciarpe

di Matteo Fontanone

Sébastien Louis
Ultras
Gli altri protagonisti del calcio
ed. orig. 2017, trad. dal francese di Matteo Falcone,
pp. 395, € 25,
Meltemi, Sesto San Giovanni MI 2019

Amazon.it: Ultras. Gli altri protagonisti del calcio - Louis, Sébastien,  Falcone, Matteo - LibriL’opera di Carlo Ginzburg ci ha insegnato a riflettere sui dislivelli culturali all’interno delle società civilizzate tra una cultura alta, appartenente alle classi dominanti, e una cultura bassa appannaggio delle classi popolari, dove cultura è intesa come un complesso di codici comportamentali condivisi, abitudini, interessi nei quali un individuo può riconoscersi e in cui può riconoscere i suoi simili. Ma tra i due piani (alto e basso) esiste una zona porosa, di intersezione e scambio reciproco. Certo, è difficile immaginare due oggetti di indagine più lontani di un mugnaio del Seicento e il fenomeno ultras nato in Italia a partire dagli anni sessanta, ma quell’idea così radicata di cultura popolare è valida anche per gli studi dedicati alla sottocultura degli stadi. Se ci si ferma a pensare che l’oggetto di tante semplificazioni è un movimento nato dal basso che ogni settimana da circa sessant’anni coinvolge migliaia di persone soltanto nei nostri campionati professionistici, viene naturale domandarsi come sia possibile che salvo sporadiche eccezioni – gli studi di Daniele Segre e Alessandro Dal Lago o il famoso romanzo sperimentale di Balestrini (I furiosi, Bompiani, 1994) – gli ultras non abbiano mai suscitato nella cultura ufficiale il desiderio di scavare più in profondità, al di là delle etichette. Le curve e i loro gruppi organizzati entrano nel dibattito pubblico e finiscono sulle pagine dei giornali soltanto quando avvengono scontri fuori dallo stadio, tafferugli con gruppi rivali o con la polizia, quando compaiono gli striscioni inneggianti all’odio, i cori razzisti e le manifestazioni dal marcato sapore fascista. Tutto vero e documentato, ma l’impressione è che si tenda a mostrare soltanto l’aspetto più mediatico e facilmente condannabile di una realtà che meriterebbe di essere indagata con strumenti diversi. L’altra tendenza è quella di saccheggiare l’identità e l’estetica di questi gruppi a fini commerciali, per un pubblico giovane affamato di brand e residui post-ideologici a buon mercato. Nemmeno quest’operazione, però, prevede un ragionamento ulteriore su cosa si agita davvero oltre l’immaginario superficiale delle sciarpe e dello streetwear alla moda, dei cori e della paccottiglia identitaria. Il risultato di questo doppio movimento è una polarizzazione dell’opinione pubblica: da una parte c’è chi vede negli ultras un movimento compatto di pericolosi delinquenti senza problematizzare i perché del loro stare al mondo, dall’altra c’è chi li mitizza e li avvolge di una nebbia romantica del tutto fuori luogo.

È proprio per queste ragioni – e per queste mancanze – che Ultras, il saggio di Sébastien Louis pubblicato da Meltemi, è un libro importante e, a suo modo, fondativo. L’autore si è occupato per anni del movimento ultras italiano, e in questo saggio lo ricostruisce con un taglio storiografico e lucido, senza preconcetti né condanne a priori, senza la volontà di demonizzare a tutti i costi ma non nascondendo le zone d’ombra, i grumi di violenza e le tantissime contraddizioni di un “movimento” magmatico e pressoché impossibile da fotografare dall’esterno. Per farlo, Louis attinge alla sua esperienza personale di ultras e chiama in causa testimoni di prima mano dalle curve che altri studi sul tema non avrebbero potuto permettersi. Il discorso storico, corredato in fondo al libro da una serie d’interviste ai diretti protagonisti e da un bell’apparato iconografico di coreografie e adesivi, si avvia con il passaggio graduale dalla moltitudine generica dei “tifosi” ai gruppi organizzati degli ultras, punto d’innesco della storia ed età aurorale del movimento. Attraverso documenti, considerazioni personali e una vastissima bibliografia di articoli, Louis racconta la formazione di un pensiero col passare degli anni sempre più strutturato, dotato di codici interni, di un’etica, di una serie di bersagli e relazioni con le realtà esterne. Le curve, per lui, sono la lente attraverso cui guardare all’evoluzione della società italiana e del suo pensiero civile e politico: in questo senso, gli ultras non sono più le escrescenze malate di un corpo sano, le deviazioni dalla norma o i mostri da sbattere in prima pagina, ma parti integranti della società stessa, cartine tornasole, sintomi indicativi di altri fenomeni più di quanto si possa pensare. Con la rapida modernizzazione del calcio in chiave industriale e con una serie di nuovi provvedimenti statali per arginare il fenomeno, anche il mondo ultras è stato costretto a una mutazione piuttosto repentina: Louis sta alla larga dalla fascinazione dell’età dell’oro e non corre il rischio di magnificare la purezza dei bei tempi andati, ma registra un cambio di paradigma e ne analizza cause e risvolti. La violenza dentro e fuori gli stadi non è certo un fenomeno nuovo o estemporaneo, basti pensare agli anni di piombo e alle loro ricadute nella mentalità e negli atteggiamenti delle curve, il cui momento apicale è l’assassinio di Vincenzo Paparelli all’Olimpico di Roma (1979); eppure gli ultimi vent’anni – con i casi Spagnolo, Sandri, Raciti e da ultimo Ciro Esposito – riflettono evidentemente un incancrenirsi su cui sarebbe assurdo non interrogarsi. Sono cambiate le modalità d’accesso agli stadi, è cambiata l’estetica e sono aumentati gli interessi in campo (i gruppi organizzati costituiscono un vero e proprio soggetto politico con cui le società calcistiche si trovano “loro malgrado” ad avere a che fare, basti pensare alle indagini sul bagarinaggio mafioso in cui è stata coinvolta la Juventus), ma il dato inalienabile è la capacità d’attrazione del movimento ultras, che rimane costante e ben salda. Rifiutare di considerare le curve come parte integrante di una società complessa, e quindi anche come spazio politico, significa fare abiura e lasciare terreno ai nuovi fascismi, che nelle curve – Louis lo analizza punto per punto – hanno imparato ad attecchire e prosperare con un’agilità che dovrebbe turbare ogni appassionato di calcio. Reagire attivamente al machismo, all’omofobia, al razzismo dilagante, agli interessi economici criminali che si consumano negli stadi potrebbe essere una delle battaglie cruciali dei prossimi anni: questo saggio di Louis sarà d’aiuto per combatterla meglio.

matteo.fontanone@gmail.com

M. Fontanone è italianista e critico letterario