Oscar Wilde – Il Principe felice e altre storie

Un felice esempio di traduzione collaborativa

di Franca Cavagnoli

 

 

Oscar Wilde
IL PRINCIPE FELICE E ALTRE STORIE
trad. di di Maria Laura Capobianco, Claudia Corrao, Giada D’Elia, Erica Maggioni, Bojana Murišić, Giorgia Stefani. Illustrazioni di Mauro Evangelisti
pp. 247, € 16
Bompiani, Milano 2019

Che cosa rende felice questa nuova edizione delle fiabe di Oscar Wilde, Il Principe felice e altre storie? Pubblicate in due volumi, usciti rispettivamente nel 1888 e nel 1891, per tanto tempo le storie qui riunite sono state lette come un testo per l’infanzia, anche perché all’epoca in cui Wilde le componeva i suoi figli erano ancora piccoli. In realtà sono idealmente dedicate a qualsiasi lettore di età compresa fra gli otto e gli ottant’anni, a patto che abbia saputo tenere vivo dentro di sé il bambino che è stato, un lettore capace, quindi, di provare ancora gioia e meraviglia per le cose della vita. Ed è a questo lettore che si rivolge l’eccellente esempio di traduzione collaborativa fornito da un gruppo di sei giovani traduttrici – Maria Laura Capobianco, Claudia Corrao, Giada D’Elia, Erica Maggioni, Bojana Murišić e Giorgia Stefani –, che hanno puntato a illuminare alcune zone della raccolta rimaste in ombra nelle versioni precedenti. Come la fondamentale questione di genere nella fiaba che dà il titolo alla raccolta: qui si raccontano infatti due amori, uno tra una rondine e un giunco, e l’altro tra la rondine e la statua del principe. Sebbene tutti i sostantivi in inglese siano neutri, Wilde sceglie di dare il genere maschile alla rondine e alla statua del principe mentre riserva al giunco il genere femminile. Le traduttrici hanno scelto di chiamare ‘rondone’ e ‘canna di fiume’ i protagonisti del primo amore, lasciando quindi intatti i generi che hanno in inglese, e di mostrare tutta la complessità della relazione tra i due ‘lui’ del secondo amore, il rondone e il principe. Il fatto di non aver voluto compiacere nessuno è senz’altro uno degli aspetti felici della nuova edizione Bompiani.

Un altro pregio della raccolta è quello di non aver addolcito o infiocchettato il testo, di non aver optato cioè per un linguaggio bambinesco, che avrebbe finito con il suggerire un tono lezioso. Quindi, sempre nella stessa fiaba, il protagonista dei due amori è un rondone e non un ‘rondinino’ o un ‘rondinotto’. Pur essendo una specie di volatile diversa dalla rondine comune, il rondone è comunque un uccello migratore, un altro elemento evocato nella fiaba, quindi la licenza è del tutto giustificata, dato che le traduttrici hanno lavorato su un testo letterario e non su un manuale di ornitologia. Da ultimo, un pregio dell’edizione Bompiani, arricchita dalle suggestive illustrazioni di Mauro Evangelista, è quello di aver conservato accanto ai riferimenti alla storia coloniale dell’Irlanda e alle numerose allusioni al folclore irlandese, tutta la ricchezza e sfavillante bellezza della prosa di Wilde, dalle sfumature stilistiche nelle scelte lessicali, alle nuance sintattiche e di punteggiatura, fondamentali per imprimere un certo ritmo alla prosa, fino a conservare, con una scelta coraggiosa, l’eco biblica data dalla insistita ricorsività della congiunzione ‘e’ all’inizio della frase, come è evidente in Il Pescatore e la sua anima.

In genere interpretata come mera spartizione di libri da tradurre a più mani per rispettare tempi editoriali ingrati – una incauta suddivisione che porta spesso a una lacunosa coerenza e sistematicità del testo –, la traduzione collaborativa può essere in realtà un ottimo modo, specie per chi muove i primi passi nell’editoria, di fare pratica insieme, condividendo difficoltà e patemi, e di continuare a imparare. Come in questo caso, in cui ogni fiaba è stata trasposta in italiano da una traduttrice, rivista con il testo a fronte da una collega, riletta da altre due colleghe, il tutto coordinato da una capo-équipe rigorosamente prima inter pares. Insieme, nel corso di riunioni o con uno scambio di mail, hanno passato al vaglio ogni scelta – stilistica, culturale, terminologica – di un testo dalla semplicità solo apparente. Perché come spesso accade in letteratura – e nella vita – ‘semplice’ non significa facile. E l’apparente semplicità della superficie, come la limpidezza di certe acque turchesi, serve a vedere meglio la complessità sul fondo.