intervista a cura di Camilla Valletti
Prosegue il ciclo d’interviste agli editori indipendenti dell’Indice: oggi abbiamo parlato con L’Orma.
La vostra casa editrice si è affermata grazie ad un lavoro minuzioso e tenace sulla traduzione di autori importanti ma, per qualche verso, ostici. Una scelta davvero contro corrente. Cosa vi ha spinti in questa ricerca?
Con il suo lavoro, L’orma editore si propone di dare voce alla complessità e alle contraddizioni della contemporaneità. Ci preme intercettare «ciò che si muove in Europa», ossia quella pluralità, quella disomogeneità, quella varietà di lingua e di pensiero capace di cogliere e sintetizzare le differenti sfaccettature presenti nella vita di ciascuno, con l’intento di raggiungere chiunque sia disposto ad allargare il proprio sguardo sul mondo anche attraverso i libri che pubblichiamo.
Quel che guida la nostra ricerca editoriale è sicuramente la qualità letteraria dei testi, anche perché siamo persuasi che le persone abbiano sete di proposte serie, articolate, non infantilizzanti. E siamo inoltre convinti – ne abbiamo avuto la riprova nel corso di questi anni – che esistano ancora molti spazi da esplorare, molti autori e autrici fuori dai radar da scoprire.
Due lingue, il tedesco e il francese. Come mai avete pensato di privilegiare queste due aree linguistiche?
Gli editori Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, rispettivamente francesista e germanista, hanno vissuto per lunghi periodi in Francia e Germania, ed è stato abbastanza naturale che si partisse da questi due luoghi e dalle rispettive letterature per raccontare il mondo in cui viviamo e condividere con i lettori alcuni strumenti per interpretarlo.
La Kreuzville, la nostra collana principale, racchiude già nel proprio nome la vocazione delL’orma editore: è infatti la crasi di Kreuzberg e Belleville, i quartieri di Berlino e Parigi simbolo del nostro presente fatto di mescidazioni, incontri, fertili tensioni. Ed è proprio questo orizzonte europeo, in cui le antiche tradizioni si mescolano alle più recenti stratificazioni culturali, che vogliamo raccontare attraverso i volumi che pubblichiamo: i testi raccolti nella Kreuzville, ma anche i libri «alle fonti del contemporaneo» della collana Kreuzville Aleph: “sorella maggiore” che ospita le opere di scrittori e scrittrici che in un modo o nell’altro si sono imposti nel nostro canone con il loro sguardo sulla realtà, e che hanno influenzato generazioni di nuovi autori.
Nel catalogo si notano nomi importanti ma purtroppo erroneamente negletti dal nostro scenario editoriale. Nomi quali quelli di Pachet e Wodin, come siete arrivati a queste scelte? Chi sono i vostri consulenti?
Basiamo le nostre pubblicazioni su un’idea culturale piuttosto precisa e ciascun volume del nostro catalogo si inserisce in un ampio contesto progettuale. La nostra ricerca editoriale attinge a stimoli di varia natura: letture personali, consigli e segnalazioni di amici e collaboratori fidati, la frequentazione delle maggiori fiere letterarie internazionali, e ovviamente i cataloghi delle case editrici estere con cui intratteniamo rapporti consolidati. In particolare, libri come Autobiografia di mio padre di Pierre Pachet e Veniva da Mariupol di Natascha Wodin sono opere che hanno avuto una notevole eco in Francia e in Germania, e soprattutto si inseriscono a pieno titolo nella nostra proposta editoriale, in cui il tema della memoria, a partire dal magistero della nostra autrice di punta Annie Ernaux, ha assunto un valore e un peso fondamentali.
Una collana in particolare è dedicata a E.T.A. Hoffmann, una delle figure più complesse del romanticismo tedesco. Compositore, disegnatore, avvocato e naturalmente scrittore di racconti fantastici e d’investigazione. È lui, in una qualche forma, il vostro nume tutelare?
E.T.A. Hoffmann è senz’altro uno dei nostri numi tutelari, insieme, ovviamente, ad Annie Ernaux e a Uwe Johnson, autori su cui si è fondata la casa editrice. Sin dall’inizio del nostro progetto editoriale avevamo in animo di pubblicare l’opera omnia di un autore per noi imprescindibile, e alla fine la scelta è ricaduta su questo mostro sacro della letteratura tedesca – i cui scritti presentano una modernità formidabile – anche perché mancava un’edizione autorevole dei suoi scritti, fatta eccezione per i tre volumi editi nei Millenni einaudiani nel 1969 e oggi praticamente introvabili. Abbiamo accettato la sfida di colmare questa lacuna con la Hoffmanniana, collana diretta da Matteo Galli – germanista tra i più autorevoli in Italia, traduttore ed esperto di Hoffmann –, che sta raccogliendo la prima edizione completa delle opere del grande narratore romantico prestando la massima cura agli apparati critici e alle traduzioni. Dopo Gli elisir del diavolo, i Notturni, le Fiabe e Il gatto Murr, il quinto volume che pubblicheremo, frutto di un lavoro di squadra senza precedenti, sarà I confratelli di San Serapione. Si tratta del “Decameron” di Hoffmann, un libro ciclopico che contiene racconti strepitosi tra cui il celebre Schiaccianoci e il re dei topi.
Avete aperto anche agli italiani con profili eccezionali quali quello di Diego Lanza. Come pensate di proseguire?
Il gatto di piazza Wagner, prima prova narrativa, postuma, del grande grecista Diego Lanza, è stato una scoperta talmente folgorante da persuaderci che fosse arrivato il momento giusto per inaugurare una collana di testi italiani. In questo modo, nel maggio 2019, è nata I Trabucchi, che accoglierà sia recuperi di un Novecento ancora pieno di tesori nascosti sia rivelazioni del panorama contemporaneo.
Il prossimo volume – che uscirà nel febbraio 2020 – sarà Notturno di Gibilterra dell’esordiente Gennaro Serio, vincitore del Premio Italo Calvino 2019. Si tratta di un avvincente e raffinato “ipergiallo” che scardina ogni cliché, mettendo in atto un vero e proprio sabotaggio del genere a forza di citazioni e richiami letterari. Un libro dalla spiccata maturità letteraria.