Graphic novel
di Sara Marconi
Uno dei fenomeni più interessanti della narrativa per ragazzi degli ultimi anni mi pare sia la crescita di offerta e qualità dei graphic novel: quello che colpisce è la crescente differenziazione per età e per genere, segno di una sempre maggiore maturità. Troviamo ad esempio un vero e proprio libro di divulgazione rivolto ai ragazzi di elementari e medie (Maris Wicks, Lo spettacolo del corpo umano, Il Castoro 2019), un romanzo per adolescenti sull’amore attraverso il filtro delle nuove tecnologie (Lorenzo Ghetti, Dove non sei tu, Coconino Press 2018), una prima lettura che gioca con la fantascienza (Drew Brockington, AstroGatti. Missione Luna, Il Castoro 2019), un memoir sulla migrazione italiana in Belgio (Thomas Campi, Vincent Zabus, Macaroni!, Coconino Press 2018). Ciascuno ovviamente diversissimo dagli altri, proprio come sarebbe per i loro “equivalenti” raccontati usando soltanto parole. Aldilà dei singoli titoli, quindi, è interessante riflettere sul fenomeno, sull’utilizzo delle immagini affiancate alla parola, sulle potenzialità di questo linguaggio per raccontare storie, spesso bellissime e molto intense. È forse proprio questa intensità a essere uno dei fili rossi del fenomeno.
Si pensi al libro di Silvia Vecchini e Sualzo, 21 giorni alla fine del mondo (Il Castoro 2019): il Castoro aveva già pubblicato la loro Zona rossa, sul terremoto del 2016, e qui fa un altro salto in avanti. Gli autori raccontano una storia di provincia, una di quelle storie che riempiono le pagine dei giornali locali per mesi: una giovane donna malata di depressione si uccide buttandosi in un lago, e cerca di portare con sé il figlio, che viene però fortunatamente salvato. Lisa era l’amica del cuore di quel bambino; non ha mai saputo cos’è successo, è rimasta soltanto scioccata dall’improvvisa scomparsa dell’amico. Altrettanto improvvisamente, però, un giorno Ale torna, e cerca di rivederla di nascosto dal padre, che non vuole che lui sappia quello che gli è sempre stato nascosto. Il romanzo racconta i ventuno giorni che mancano alla festa del paese, a ferragosto – che però è anche l’anniversario della morte della madre di Ale. In un crescendo di angoscia e di scoperte, Lisa si troverà a essere l’unica a sapere che Ale sta correndo un grande rischio, l’unica che potrà salvarlo. La storia tocca un tema difficilissimo, soprattutto per i ragazzini: “e se chi ti deve difendere perde la testa?”, come dice la stessa Lisa. La bellezza di questo libro, però, non sta soltanto nella capacità di trattare un tema così difficile con delicatezza, tanto che i lettori riescono ad avvicinarsi al dolore senza esserne schiacciati; sta, piuttosto, nell’intreccio di storie e di voci, nella ricchezza sovrabbondante e al tempo stesso distillata. Ci sono l’amore, l’amicizia, il matrimonio, le difficoltà economiche, l’adolescenza, il rapporto madre-figlia, la provincia, il karatè e ancora moltissimo altro: un graphic novel degno del Jim Jarmusch di Ghost dog, in cui ogni dettaglio racconta una storia, proprio come nella vita vera. Vecchini aveva inizialmente pensato a un romanzo di parole; certamente sarà stata costretta a tagliare moltissimo, per dare spazio al tratto pulito di Sualzo. Eppure è proprio in questa operazione di taglio, di ricerca di essenzialità, che certamente le è abituale in quanto poetessa, che sta la forza del libro; e quello che non dicono le parole davvero dicono le immagini.
Un’altra coppia creativa italiana, quella di Marco Rocchi e Francesca Carità, pubblica un nuovo graphic con Tunuè, con cui già era uscito Le due metà della luna (cfr. L’Indice 2017, n. 12). In Gherd. La ragazza della nebbia i colori non sono più cupi come allora, ma rimangono l’atmosfera fantastica e a tratti onirica della loro prima opera insieme, gli espliciti rimandi a Miyazaki, il gusto per il ritmo serrato, l’amore per la natura. La piccola Gherd è orfana: i suoi genitori sono stati uccisi da una “bestia”, un gigantesco mostro che il suo popolo combatte da quando il dio Kemono è stato offeso e, furente, ha lasciato che il mondo venisse ricoperto da strane nebbie che fanno impazzire gli animali. Il popolo di Gherd, sorta di vichinghi vagamente maschilisti, si contrappone ai Molkhog, monaci zoomorfi. Una storia fatta di coraggio, solidarietà, speranza, rispetto della diversità e amicizia, due personaggi femminili forti (Gherd e sua madre) e molte invenzioni divertenti (una per tutte: il gatto-gufo della protagonista): Rocchi e Carità risultano molto convincenti, e certamente affascineranno di nuovo i lettori di 8-11 anni, spesso desiderosi di storie che li trasportino in mondi altri.
In chiusura non posso non tornare su un titolo a cui ho accennato all’inizio: il romanzo di Lorenzo Ghetti, Dove non sei tu, è un vero capolavoro per adolescenti (e giovani, e adulti). Ghetti, celebratissimo autore di web comics (il suo To be continued rimane per molti versi insuperato), si mette alla prova sulla carta, e il risultato è davvero ottimo. Con uno stile pulitissimo e super pop, colorato e netto, Ghetti racconta l’amicizia e l’amore in un mondo quasi identico al nostro: un mondo in cui si può essere in un posto lontanissimo da quello in cui abita il proprio corpo; in cui si può comunicare, cioè, in modo virtuale, ma lo si può fare con un corpo sostitutivo, una tuta che si muove e parla e siede a tavola o in classe dando l’illusione di una presenza totale. Ancora una volta la letteratura per immagini diverte, commuove, interroga. Insomma: è buona letteratura.