Osservatorio Scuola
di Matteo Biagi e Beniamino Sidoti
In Italia manca ancora un intervento generale, strutturato, articolato, serio, che dica cosa si vuole fare per la lettura: per fortuna, nel frattempo, “dal basso” stanno nascendo molte cose. Gran parte di questo lavoro avviene nella scuola: è un lavoro spesso nell’ombra, che vogliamo riconoscere attraverso dieci illuminazioni, dieci luci o modi per far luce.
Dalla scuola non si prescinde
La scuola ha tra i suoi compiti istituzionali anche l’istigazione alla lettura, la diffusione di abitudini e competenze per continuare a leggere in un arco di tempo lungo quanto la vita stessa. La mappa della lettura a scuola in Italia è a macchie di leopardo, con eccellenze e povertà: pure, dalla scuola bisogna partire.
Qual è il valore della lettura
L’obiettivo è chiaro, ribadito anche dalle indicazioni nazionali: a scuola si legge per scongiurare il pericolo della non lettura; non per insegnare la grammatica o per far conoscere i generi letterari, per consolidare un canone o per affrontare un argomento. La lettura non è ancillare ad altri saperi: è una pietra angolare della scuola, al pari della convivenza e del rispetto, della legalità e del metodo. Si legge, come comunità in crescita, per diventare lettori capaci e autonomi.
C’è un pericolo
Il vero pericolo è crescere dei non lettori: persone in grado di leggere, ma che preferiscono trovare scorciatoie per non leggere; che magari leggono ma non provano piacere, non immaginano ciò che viene raccontato o non vengono toccate dalle vicende narrate; che leggono ma non verificano, non si interrogano. Questo pericolo è maggiore dei molti rischi concreti e personali: il rischio per esempio di venire denunciati per aver proposto in classe una lettura non adatta – non adatta alla fascia di età, o al momento storico, o a una sorta di par condicio che la scuola non è tenuta a rispettare. Eppure, per non correre rischi, a volte precipitiamo nel pericolo: accettiamo la censura e dimentichiamo di costruire lettori.
Niente è adatto
Non ci sono libri “inadatti”, perché i libri non hanno un’etichetta e una misura corrispondente all’età del bambino: i buoni libri hanno un’ampiezza smisurata, in cui può accadere di tutto. Ci sono invece momenti giusti e momenti sbagliati, e libri perfetti per un certo momento. Per trovarli è necessario accompagnare la lettura con proposte individuali: in molte scuole i libri non sono un vaccino offerto a tutti in maniera indifferente, ma un nutrimento personale scelto secondo gusti e momenti. Rifiutando i libri brutti, quelli che pretendono di fornire solo ciò che si reputa giusto a una certa età, proponendo così un’idea strumentale della lettura, ancillare alla scuola e alle sue strane usanze. Il libro non è uno strumento della scuola: esiste da prima e ha un’importanza più ampia. La scuola è il luogo di incontro con i libri selvaggi, non il vivaio di finti libri addomesticati perché siano adatti a qualcosa.
Le risorse
Dove nelle scuole si sta facendo la differenza, lo si sta facendo con biblioteche e non con libri; con appuntamenti settimanali, perfino quotidiani, di lettura, e non con feste del libro. Si lavora con temi e suggestioni, accogliendo ciò che dal mondo proviene, le letture suggerite da amici e cugini, sorelle e compagne: si lavora con tutti i libri, per far crescere ogni lettore lungo una strada che senta come propria. Per far questo servono risorse: biblioteche scolastiche e pubbliche, soldi dedicati all’acquisto dei libri, possibilità di formazione per i docenti, occasioni di incontro e di scambio. Il coraggio non basta: occorrono conoscenza e perseveranza, risorse di tempo, di spazio o monetarie – risorse che si possono costruire.
La circolarità
Quando si lavora bene con la lettura, lo si fa non per esaurire “il programma” ma con un metodo: la parola chiave è allora “circolarità”. La lettura è due volte circolare: perché permette di parlare e di scrivere altro e perché è un’attività individuale ma non solitaria, che chiede di condividere le nostre scoperte con altri lettori. La lettura non prepara un’interrogazione, ma crea un luogo di incontro, in particolare con altri coetanei: in classe, in un gruppo di lettura presso la biblioteca o la libreria, in rete.
La socialità
Dove si rimette al centro la dimensione sociale della lettura, accadono miracoli: l’incontro con il libro non fa più parte di una sorta di destino familiare, di una maledizione personale. Si scopre che leggere non è facile, ma è qualcosa che vale la pena fare. Coltiviamo così i lettori di domani: leggere chiede scambio e confronto, sorpresa e dialogo.
Oltre la scuola
La classe è un luogo di partenza per tracimare nella scrittura e nella discussione, e per uscire fuori, nell’incontro con l’autore o nella visita al festival, in biblioteca o in libreria. La lettura è diffusa perché i libri sono dappertutto: perché la nostra è una società, una cultura, fondata sulla lettura. La lettura cresce fuori e dentro la scuola quando sa dialogare con il territorio: può accadere con trasmissioni radio o con recensioni sui giornali, con pagine web o con interviste nei festival, con incontri o gare tra lettori; tappe gratificanti di un percorso lungo e costante.
Un investimento ripagato
Dalla lettura si riparte e si va avanti: ogni risorsa investita nella lettura è spesa bene, e viene ripagata in tutti i gangli di questo organismo complesso e vitale che è la scuola. Consolida le regole, il rispetto e la comunità; promuove il confronto e la diversità; è una finestra sulle singole materie e gli interessi.
Costruire sulla persona
Infine, la lettura a scuola funziona, come tante altre cose a scuola funzionano, quando sono costruite sulla persona: le persone che studiano, e quelle che insegnano. Le buone iniziative sulla lettura sono costruite da persone reali con gusti e passioni reali.