Istruire seducendo
recensione di Anna Ferrari
dal numero di ottobre 2018
Eric H. Cline
TRE PIETRE FANNO UN MURO
La storia dell’archeologia
ed. orig. 2017, trad. dall’inglese di Stefano Suigo
pp. 478, € 26
Bollati Boringhieri, Torino 2018
Una pietra è una pietra; due pietre sono un indizio; tre pietre sono un muro. Da questo assioma deriva il titolo del libro di divulgazione archeologica di Eric H. Cline, illustre studioso americano che affronta la difficile impresa di condensare in meno di 500 pagine di godibile lettura la storia dell’archeologia universale, offrendo una sintesi di storia della ricerca sul terreno, una panoramica delle conoscenze suddivise per epoca e area geografica e una spiegazione dei criteri e delle tecniche d’indagine. Un simile tentativo è stato compiuto più volte nella storia della divulgazione archeologica. C’era una volta Ceram, autore del manuale romanzato di archeologia più celebre, Civiltà sepolte (1947), cui seguirono Civiltà al sole (1957), I detectives dell’archeologia (1965) e altri: la popolarità della disciplina deve molto alla sua opera, discutibile fin che si vuole ma dotata di una impareggiabile presa sul pubblico. Replicare quell’impresa, alla quale esplicitamente si richiama, riesce a Cline solo in parte. Non solo perché il pubblico è oggi dotato di più strumenti d’informazione, ma anche perché lo studioso ha posto l’asticella a un livello più alto del suo predecessore, proponendosi – o almeno questa è l’impressione – di parlare al vasto pubblico di non specialisti non solo seducendolo, ma anche istruendolo con un tono spesso didascalico, e in più strizzando qualche volta l’occhio ai suoi colleghi, ai quali rivolge qua e là le proprie considerazioni. La mappa del libro muove da un profilo storico della disciplina, per passare poi a delineare un quadro della scienza archeologica per grandi epoche storiche (preistoria; archeologia del mondo greco e romano; terra santa; nuovo mondo). Alla fine di ognuna di tali parti un box intitolato Scaviamo più a fondo risponde a curiosità legate al lavoro sul terreno, costituendo una specie di manualetto per aspiranti archeologi. Ad aggiornamenti recentissimi e notizie di prima mano si affiancano le ineludibili sintesi sulla storia dei “misteri” dell’archeologia (Sulle tracce di Atlantide?; Mistero a Masada, ecc.). La compresenza di registri così diversi per un pubblico eterogeneo conferisce alla narrazione, pur brillante e spesso divertente (specie nel racconto delle “bufale” dell’archeologia), un vago senso d’indeterminatezza, dando la sensazione che l’obiettivo non sia del tutto centrato, non certo per inadeguatezza dell’autore, ma per l’ambiguità, appunto, dell’obiettivo stesso.
Di libri come questo, tuttavia, pur con le marginali obiezioni che possono suscitare, c’è molto bisogno, specie in Italia; non è un caso che da noi si debba spesso ricorrere a traduzioni, nella cronica carenza di specialisti italiani disponibili per la divulgazione di buon livello. Una necessità tanto più avvertita se si pensa, come scrive Cline, che in tutto il mondo si assiste da alcuni anni a un attacco senza precedenti a siti archeologici e musei (come in Libia, Siria, Afghanistan, Iraq ecc.). All’esigenza di fare buona divulgazione si aggiunge così anche l’imperativo morale di contribuire a sensibilizzare su questi temi l’opinione pubblica di tutto il mondo. Perché tre pietre non fanno un muro. Fanno la storia dell’umanità.
archeoanna@libero.it
A Ferrari è saggista e studiosa di antichità classiche