Come e dove saremo?
recensione di Giuseppe Boccignone
dal numero di ottobre 2018
Jim Al-Khalili (a cura di)
IL FUTURO CHE VERRÀ
Quello che gli scienziati possono prevedere
ed. orig. 2017, trad. dall’inglese di Giuliana Olivero
pp. 246, € 23
Bollati Boringhieri, Torino 2018
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La cronaca fotografa un presente incerto: guerre e migrazioni, cambiamenti climatici, instabilità geopolitiche ed economiche, insostenibilità di economia e sviluppo. Un presente immerso in un futuro già concreto di ingegneria genetica e biologia sintetica, di robot e materiali intelligenti, di mondi virtuali e guerriglie cyber. Mai così attuali i versi di Andrew Marvell: “Ma alle mie spalle odo continuamente / l’alato carro del tempo che incalza”. Come saremo e dove saremo? Karl Popper sosteneva che il futuro è aperto: in ogni momento possono svilupparsi infinite possibilità e nessuna società può predire deterministicamente il proprio futuro. Tuttavia nel territorio fra l’inevitabile e l’inatteso, la scienza può e deve aiutarci a tratteggiare scenari; a distinguere fra quelli ragionevolmente certi e altri quantomeno plausibili o semplicemente impredicibili. Consentire lo sguardo lungo per immaginare alternative.
Un tentativo in tale direzione è Il futuro che verrà. Quello che gli scienziati possono prevedere, raccolta di saggi curata da Jim Al-Khalili, docente di fisica teorica presso l’Università del Surrey. Un libro su quali possano essere gli sviluppi scientifici e tecnologici ipotizzabili; non solo fra cinque o dieci anni, ma di là da venire, oltre la fine della nostra stessa vita.
Lo sforzo di Al-Khalili è articolato in cinque parti: il futuro del nostro pianeta (demografia e cambiamento climatico); il futuro dell’umanità (medicina genetica e transumanesimo); il futuro del cyberspazio (intelligenza artificiale, informatica quantistica e internet); costruire il futuro (ingegneria, trasporti ed energia); in un futuro remoto (viaggio nel tempo, vita nello spazio e l’apocalisse). Complessivamente, diciotto capitoli, scritti da autorevoli esperti per la maggior parte di provenienza accademica. Iniziative editoriali di questo tipo sono rischiose: sovente partoriscono algide, ancorché erudite, collezioni di saggi slegati tra loro, che lasciano al lettore la fatica della sintesi. Tuttavia, nel volume, pagina dopo pagina si manifesta evidente l’impegno profuso – ad esempio, nell’indicare richiami espliciti da capitolo a capitolo, e nel limare uniformemente le definizioni dei concetti comuni – per costruire a vantaggio di chi legge una trama narrativa coerente ed efficace.
Godibilissimi i saggi su demografia, cambiamento climatico e biosfera: insieme, disegnano una geografia concreta ove collocare le questioni dell’energia e del trasporto così come lo conosciamo e come possiamo immaginarlo: proiettato verso la colonizzazione del sistema solare e i viaggi interstellari; pronto a sfruttare teletrasporto e cunicoli nello spaziotempo.
Efficaci e segnatamente interconnessi i capitoli che riguardano l’incombente futuro digitale: cloud e internet delle cose, intelligenza artificiale, informatica quantistica, robotica. Geografie, quella del cyberspazio e quella materiale, che si intersecheranno nelle città del futuro e soprattutto in noi, nei nostri corpi, rendendo sfumato il confine tra il naturale e l’artificiale, come prefigurano gli sviluppi della medicina, della genomica e dell’ingegneria genetica, della biologia sintetica e dei materiali intelligenti.
Un utile strumento per assemblare modelli di futuro
Il pregio principale dell’opera è, probabilmente, quello di consegnare al lettore non già risposte certe, bensì mattoncini per assemblare modelli di futuro basati su stime realistiche e ipotesi ben fondate. Diversi gli esempi nei vari saggi. Tuttavia, se il lettore vorrà cimentarsi nella sfida, sperimenterà in prima persona l’esplosione combinatoria di tutti i possibili cammini che possono di volta in volta essere intrapresi. In breve, toccherà con mano la complessità del futuro. Esercizio utile che sottolinea con forza l’importanza della scelta. Ogni saggio, in diversa misura, mostra un futuro aperto: così, il possibile corso delle cose può essere tratteggiato con colori lievi o con tinte più fosche (si vedano ad esempio i capitoli su Il transumanesimo di Mark Walker e Apocalisse di Lewis Darnell).
L’uomo può influenzare gli avvenimenti: consapevolmente o inconsapevolmente, con maggiore o minore libertà. Ritornando a Popper, su di noi ricade la responsabilità di introdurre finalità e significato nella storia. Sottolinea Al-Khalili nel saggio introduttivo: “Non possiamo permetterci di lasciarci sospingere in un futuro ignoto senza valutare scrupolosamente le implicazioni etiche e pratiche delle nostre scoperte e delle loro applicazioni”.
Come ci ha insegnato Umberto Eco, lo sguardo lungo necessariamente si nutre di memoria. All’inizio degli anni ottanta del secolo scorso la Rai mandò in onda una trasmissione televisiva dove si chiedeva ad alcuni protagonisti del mondo politico, culturale e scientifico, tra cui lo stesso Eco e Italo Calvino, di formulare previsioni sul futuro. La risposta di Calvino intervistato su cosa sarebbe servito nel 2000 fu lapidaria: “Ricordarsi sempre che tutto quello che abbiamo può esserci tolto da un momento all’altro”.
giuseppe.boccignone@unimi.it
G Boccignone insegna interazione naturale e modelli di computazione affettiva all’Università di Milano