Un organo plastico
recensione di Danilo Zagaria
dal numero di settembre 2018
Sarah-Jayne Blakemore
INVENTARE SE STESSI
Cosa succede nel cervello degli adolescenti
ed. orig. 2017, trad. dall’inglese di Allegra Panini
pp. 246, € 24
Bollati Boringhieri, Torino 2018
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Che cosa succede nel cervello degli adolescenti? Alla fine degli anni novanta era opinione diffusa presso gli scienziati che al termine dell’infanzia lo sviluppo cerebrale fosse in larga parte avvenuto. I nuovi studi nel campo delle neuroscienze hanno progressivamente scardinato questa visione, tanto che oggi l’adolescenza – la cui durata non è affatto definita, ma che corrisponde pressappoco al periodo che va dall’inizio della pubertà (12-13 anni) a un’età compresa fra i 22 e i 25 anni – è considerata una fase della vita in cui il cervello subisce cambiamenti sostanziali e determinanti al fine di definire l’identità personale.
Sarah-Jayne Blakemore, neuroscienziata britannica autrice del saggio Inventare se stessi. Cosa succede nel cervello degli adolescenti, sostiene che l’importanza dello sviluppo cerebrale durante l’adolescenza sia avvalorata da tre motivi: le caratteristiche e i comportamenti tipicamente associati agli adolescenti sono riscontrabili in molte culture e non soltanto in quella occidentale; si tratta di un periodo peculiare dello sviluppo anche in specie non umane; l’agire adolescenziale è rimasto costante nella nostra storia di specie, come confermano molte fonti, da Socrate a Shakespeare. Quindi, grazie agli studi sperimentali e alle scansioni del cervello, oggi i neuroscienziati come Blakemore sono in grado di “interpretare il comportamento caratteristico dei giovani in funzione dei mutamenti che interessano il cervello nell’età dello sviluppo”.
Il saggio è un appassionante viaggio nel mondo dell’adolescenza e del cervello che l’autrice fa procedere su due binari. Il primo riguarda gli studi il cui oggetto è il cosiddetto “cervello sociale”, vale a dire i sistemi cognitivi che entrano in gioco durante l’interazione con gli altri. Gli adolescenti sono una categoria che risente in modo marcato del contesto sociale, peraltro diverso da cultura a cultura. Diversi studi mettono in risalto come i giovani siano ipersensibili all’esclusione sociale e quindi maggiormente influenzabili dai coetanei nelle decisioni, come durante l’adolescenza inizi a svilupparsi la “metacognizione”, cioè la capacità introspettiva e il senso del sé e come, al tempo stesso, in questo periodo una persona cominci a comprendere le intenzioni e le prospettive del prossimo. Sul secondo binario, invece, Blackemore guida il lettore dentro al cervello, descrivendone l’anatomia e illustrando come l’Mri (acronimo inglese traducibile con “immagine a risonanza magnetica”) sia l’arma in più dei neuroscienziati, poiché è una tecnologia in grado di produrre una rappresentazione dettagliata del cervello in funzione e quindi permette di esaminare come un organo di tale complessità lavori in tempo reale. Tenendo presente che non sempre è possibile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto, il neuroimaging ha dimostrato, grazie a studi longitudinali (cioè che permettono l’osservazione degli stessi soggetti per anni), che il cervello è un organo plastico e che “non perde mai la sua capacità di cambiare”, soprattutto durante l’adolescenza.
Spesso gli adulti ricordano gli anni della propria giovinezza con rammarico, ma in molti casi le loro reminiscenze sono ammantate di vergogna. Spesso sono grati che quella fase della loro vita sia conclusa. Oggi, grazie agli studi dei neuroscienziati, sappiamo che siamo diventati gli adulti che siamo proprio anche grazie al modo in cui abbiamo attraversato quegli anni e a come il nostro cervello in quel periodo è cambiato.
danilo.zagaria@gmail.com
D Zagaria è biologo e redattore editoriale