La soppressione dell’amore
recensione di Anna Specchio
dal numero di aprile 2018
Natsuo Kirino
IN
ed. orig. 2009, trad. dal giapponese di Gianluca Coci
pp. 383, € 15,30
Neri Pozza, Milano 2018
“La regina del noir”: è in questi termini che nel nostro paese siamo abituati a sentir parlare di Kirino Natsuo, una delle maggiori rappresentanti della letteratura giapponese contemporanea. IN è il suo nono lavoro a essere tradotto in lingua italiana ma, a dispetto del titolo enigmatico, sembra voler sancire una volta per tutte la rottura dell’autrice con il genere mystery. A rendere Kirino famosa in tutto il mondo è stato OUT (Le quattro casalinghe di Tokyo, Neri Pozza, 2003), un noir al femminile in cui quattro donne si ritrovano improvvisamente coinvolte in un omicidio e sono costrette a evadere dai propri schemi e ruoli. IN si presenta quasi come il suo opposto, fin dal titolo: romanzo complesso e strutturato epifanicamente in una forma metanarrativa, sonda dall’interno le vite private di alcune figure legate al mondo dell’editoria.
Il tema centrale è quello della soppressione dell’amore. Ma non dell’amore normale tra due persone che vivono, o hanno vissuto, una regolare vita di coppia, bensì quell’amore immenso, passionale, travolgente e indomabile del quale si vogliono saggiare i limiti e tutte le possibilità, quell’amore che brucia e che lentamente consuma, corrode, distrugge dall’interno chi non (o)sa domarlo. L’amore tra amanti. Quell’amore clandestino che, a seconda dei casi, è necessario soffocare per continuare a sopravvivere. Suzuki Tamaki, la scrittrice protagonista di IN, è ossessionata da questo argomento al punto da farne l’oggetto del romanzo (intitolato L’Indecenza) al quale sta faticosamente lavorando, dopo essere uscita da una lunga ed estenuante relazione con il suo amante ed editor Abe Seiji. Sceglie come protagonista X, una donna che compare all’interno del romanzo autobiografico di Midorikawa Mikio, L’innocente, uscito più di quarant’anni prima (costituisce un intero capitolo di IN, il terzo per l’esattezza, e ritorna a stralci lungo l’intero arco della narrazione). Nell’Innocente, l’autore rivela senza mezzi termini la storia dell’intricato rapporto con la moglie Chiyoko – casalinga frustrata e rosa dalla gelosia, la quale poco alla volta cova la sua vendetta – e la relazione segreta con X, che dichiara di amare alla follia ma che paradossalmente decide di sacrificare e sopprimere al punto da ridurla a una mera incognita. Il tutto senza dimenticare di dipingersi come un uomo infedele e codardo, un autentico farabutto, forse nel tentativo di espiare qualche colpa. In un abile intreccio di verità e finzione, nel quale risulta molto arduo individuare dove finisca la prima e cominci la seconda, L’innocente racconta di persone realmente esistite, delle quali si conoscono nomi e cognomi – a eccezione, è ovvio, di X. Che si tratti di un personaggio immaginario, creato da Midorikawa al fine di giustificare la distruzione del legame con la moglie? Difficile stabilirlo con certezza, ecco perché Suzuki Tamaki parte alla ricerca di informazioni sulla vita privata di Midorikawa Mikio. Da questo punto di vista, IN riesce ad accontentare anche il lettore nostalgico della prima Kirino: i diversi capitoli del libro raccontano i progressi compiuti da Tamaki nella sua avvincente indagine, anche se questa non è imperniata sulla risoluzione di un assassinio, sebbene i protagonisti stessi dell’Innocente possano in qualche modo rientrare nelle classiche categorie dei carnefici e delle vittime. Poco alla volta, le vite di Midorikawa Mikio e quelle delle donne che hanno avuto a che fare con lui si incrociano con quella di Suzuki Tamaki, la quale comincerà a scavare nei meandri del proprio animo nel tentativo di sopprimere una volta per tutte l’amore impossibile per Abe Seiji e risorgere.
Una Kirino geniale e agghiacciante, che con questo lavoro presenta il primo volume di una ideale trilogia ispirata a grandi scrittori del Novecento giapponese. IN prende infatti spunto da Shi no toge (L’aculeo della morte), romanzo del 1960 nel quale l’autore Shimao Toshio narra della malattia della moglie e tocca, seppure in maniera indiretta, il suo tradimento con una donna tuttora anonima, e da Nanika aru (C’è qualcosa, 2010), ispirato a Hayashi Fumiko, e infine da Denjarasu (Dangerous, 2017), dedicato a Tanizaki Jun’ichirō. Tra l’altro, a intervallare la pubblicazione di questi straordinari romanzi, va segnalata un’altra sorprendente trilogia, stavolta ambientata negli anni settanta, in cui la “nuova” Kirino tratta alcuni temi a lei cari e l’epoca della sua generazione, ovvero gli attentati terroristici dell’Armata rossa unita, i moti studenteschi e il movimento femminista della ūman ribu, composta da: Yoru mata yoru no fukai yoru (Notte, di nuovo notte, profonda notte, 2014), Daku onna (Donne che abbracciano, 2015) e Yoru no tani o iku (Nella valle della notte, 2017).
anna.specchio@unito.it
A Specchio è dottoranda in lingua e letteratura giapponese all’Università di Torino