Tessa Hadley – Il passato

Una casa nel bosco

recensione di Matteo Fontanone

Tessa Hadley
IL PASSATO
ed. orig. 2016, trad. dall’inglese di Milena Zemira Ciccimarra
pp. 313, € 20
Bompiani, Milano 2017

Tessa Hadley - Il passatoOgni estate tre sorelle, un fratello e le rispettive famiglie passano un po’ di tempo insieme nella vecchia casa dei nonni, un cottage bisognoso di qualche lavoro di ristrutturazione e isolato in mezzo alle colline inglesi. Le tre settimane che Alice, Roland, Harriet e Fran si apprestano a trascorrere sotto lo stesso tetto, però, potrebbero essere le ultime: all’ordine del giorno c’è proprio la messa in vendita della casa. In via ufficiale le motivazioni sono economiche, ma ben presto emerge come sotto ci sia molto di più: sbarazzarsi di quel territorio in comune vorrebbe dire sciogliere i vincoli da cui i fratelli sono reciprocamente legati e tagliare una volta per tutte i ponti col passato, quell’età della nostalgia che poi è il grande moloch nonché il titolo di questo bel romanzo di Tessa Hadley. Calati in una quotidianità pigra e accogliente, tra tazze di tè, passeggiate nei boschi e pettegolezzi, i tanti personaggi di questo romanzo non fanno nient’altro che intessere trame di relazioni, battibeccare per poi fare la pace, fomentare piccoli screzi e cercare subito dopo il compromesso. Lontani dalle distrazioni del mondo, così concentrati su di sé eppure costretti a una promiscuità quasi totale, questi atipici villeggianti danno vita a magnifiche situazioni da commedia.

Harriet rinnega la sua impalcatura di sinistra e si innamora di Pilar, la nuova moglie del fratello Roland, una donna che incarna tutto ciò contro cui si è sempre battuta ma esercita su di lei un fascino inarrestabile. Mollie, la figlia del primo matrimonio di Roland, inizia ben presto un’innocente relazione con Kasim, una sorta di figlioccio di Alice, la quale a sua volta indaga morbosamente il passato della madre – morta di cancro quando i fratelli erano giovani – leggendo vecchie lettere scovate nei cassetti. Per sorreggere i continui cambiamenti del punto di vista narrativo, ora focalizzato sullo sguardo morboso dei due bambini di casa ora su quello malinconico e ossessivo di Alice, Hadley mette a punto un linguaggio equilibrato: terso e lirico negli ingorghi di tensione drammatica, ma anche piacevolmente descrittivo o addirittura ironico nella resa dei molti episodi. Nel Passato, però, non c’è soltanto l’istinto voyeuristico del curiosare tra le vite altrui: il lavoro di Hadley sul montaggio, infatti, richiama da vicino la Virginia Woolf di To the Lighthouse. Entrambe allestiscono un romanzo a tre arie che gioca con la linea del tempo. Se nella sezione centrale Woolf si spinge nel futuro, prospettando al lettore la dissoluzione della famiglia Ramsay, Tessa Hadley torna indietro e ritrova il cottage qualche decade prima, quando i quattro fratelli erano bambini e la loro giovane mamma, Jill, era tornata a casa dai genitori per riflettere sul proprio matrimonio. Dall’escursione nel passato, Hadley si riproietta nel presente con gli agganci risolutivi tra le due linee temporali: la vecchia casa nel bosco in cui i figli di Fran scoprono il cadavere di un cane e i due giovani fidanzati cercano un poco d’intimità, ad esempio, ha rivestito una funzione simbolica anche per Jill, e diventerà la chiave di tutta la vicenda. I tanti elementi irrisolti, gli umori in sospeso e le eccitazioni messe a tacere, infine, riaffiorano nelle pagine conclusive del romanzo, dove ancora una volta Hadley mette in campo un’eleganza rara, un piacere del narrare che sa di antico e lascia al lettore una sensazione di composta armonia.

matteo.fontanone@gmail.com

M Fontanone è critico letterario