di Vincenzo Vita
Prosegue la pubblicazione sul sito degli interventi che fanno seguito alla lettera di Franco Rositi pubblicata sul numero di luglio/agosto 2017 del giornale. Chi desiderasse partecipare al dibattito, può inviare il suo contributo a mimmo.candito@lindice.net.
La bella lettera inviata qualche tempo fa a Mimmo Candito da Franco Rositi sull’accidente della sinistra contiene, tra l’altro, un’affermazione molto importante: “Quel che occorre non è un cartello di gruppi. Occorre invece la capacità di un consenso convinto e leale su antichi valori e su qualche preciso accordo per un programma realistico”. La chiave sta proprio, infatti, nella connessione tra i principi essenziali sui quali si fonda l’idea di sinistra e la definizione di un programma credibile. Si può aggiungere un altro argomento altrettanto decisivo: guai a confondere l’urgenza di costruire una lista unitaria in grado di partecipare credibilmente alle prossime elezioni politiche, e la questione storica del Soggetto. Che si tratti di un vero e proprio partito strutturato o di un rassemblement di associazioni e movimenti, il percorso della rappresentazione è asimmetrico rispetto a quello della rappresentanza. Quest’ultima è, se mai, una premessa, relativamente autonoma rispetto alla delineazione di un progetto sorretto da solide basi di cultura politica. Difficile sfuggire, infatti, alla necessità di rileggere i luoghi e le forme dei conflitti dell’era digitale, interpretati da movimenti “freddi”, di cui scrisse anni fa proprio Rositi. Meno “caldi” rispetto all’esperienza dell’epoca analogica, legata ad apparati fisici forti e spesso grandi: contenitori di masse di lavoro vivo. Certamente, ancora oggi partecipiamo a manifestazioni di piazza o di strada, con tanto di voci gridate e di slogan urlati.
Tuttavia, così come la catena del valore si sposta dall’accumulazione fordista all’industria dei punti 0, e così come la conoscenza transita dai media tradizionali agli stili social, analogamente mutano i potenziali attori del cambiamento. Si tratta di reti diffuse e di sovente invisibili, di un’intelligenza connettiva: alle quali non è credibile contrapporre idee generiche e modelli organizzativi strumentali. Anzi. Da qui passa la moderna lotta per l’egemonia, laddove la dialettica Destra-Sinistra si accompagna ora allo scontro Alto-Basso. In una società impoverita ma più informata ed esigente, la credibilità degli antichi riti politici si è ridotta enormemente. Per evitare che prevalgano i cosiddetti populismi –categoria in verità troppo “generalista”- o che riprendano vita destre persino ringalluzzite dalla crisi della globalizzazione, è necessaria una sinistra riformista: non contro il partito democratico, bensì oltre il Pd. Non un elenco di sigle o, peggio, qualche unto dal signore scelto dall’ossessiva strisciata dei talk televisivi.
Il riconoscimento dei conflitti digitali è un pezzo del mosaico da ridisegnare. La geopolitica del mondo si è trasformata, senza equilibri solidi, mentre la guerra diffusa – per citare il Papa di Roma – è brutalmente tornata in scena. Il tema delle migrazioni ha sconvolto l’aria serena dell’ovest, resuscitando tensioni corporative, xenofobe e razziste. I pericoli dei maschilismi – violenti o meno – in tragica crescita sono altissimi. I poteri finanziari, insieme agli oligarchi dei saperi (da Google, a Facebook, ad Amazon, per citarne alcuni) costituiscono il vertice dell’Impero, di fronte ad una platea di sudditi e di nuovi schiavi che ci interpellano su diritti e tutele necessari.
Insomma, ri-costruire una Sinistra richiede tempi adeguati e una ricerca non improvvisata, valorizzando e coordinando i numerosi istituti che si propongono – purtroppo ognuno per conto suo – di dare fondamenta ad un pensiero alternativo. Nel periodo breve, torniamo al discorso di Rositi, ci tocca tentare un qualcosa di praticabile, di realistico. Una lista unitaria, che comprenda le organizzazioni attuali innervandole – però – con lo spirito dell’efficace assemblea del teatro Brancaccio dello scorso 18 giugno. Una lista di scopo, supportata da una consultazione aperta per decidere dirigenti, portavoce e candidati. Senza esclusioni preventive e senza insopportabili tatticismi. Usciamo, per favore, dalla stanza della psicoanalisi – Pisapia sì, Pisapia no – e atterriamo nel regno del Reale: crudo, cattivo, duro; e nel contempo più ricco e variegato di ciò che si dice nella vulgata. Attenzione, facciamo presto. Non c’è tempo, per evocare il famoso matematico.
vita@vincenzovita.net
V Vita è giornalista ed ex parlamentare
L’intervento di Davide Lovisolo pubblicato sul numero di Settembre 2017 e sul sito.