SalTo30: Alicia Giménez-Bartlett, ritratto di una scrittrice

Una letteratura al di là delle certezze

di Viola Ottino

Alicia Giménez-Bartlett, ex insegnate di letteratura spagnola che vive vicino a Barcellona, è stata ospite del XXX Salone Internazionale del Libro di Torino dove si è raccontata ai suoi lettori attraverso alcuni dei suoi libri, in dialogo con Lella Costa: da Exit, il suo primo romanzo uscito nel 1984, a Dove nessuno ti troverà, vincitore del premio Nadal nel 2011 e nel quale rivive la figura storica, mitica, dimenticata, del partigiano La Pastora; dall’anticipazione dell’uscita dell’ultima inchiesta della amatissima ispettrice Petra Delicado, al suo ultimo libro Uomini Nudi, vincitore del Premio Planeta 2015. Definito un romanzo di svolta, Uomini nudi è la sua “commedia umana” dove la moderna lotta di classe e la lotta femminista diventano protagoniste reali della nostra società e dei suoi cambiamenti.

Metafora di un cambiamento

Alicia Gimenez Bartlett - Uomini nudi“Ogni libro ha una storia. Quando mi chiedono da dove traggo l’ispirazione per i miei romanzi io non so rispondere.” Alicia Giménez-Bartlett vive la letteratura come la vita e quando la realtà irrompe, con la sua imprevedibilità, sconvolgendo le certezze, la scrittrice trova la sua storia.
Uomini nudi prende vita durante una cena tra amici durante la quale una cara amica, donna importante e ricca, arriva in compagnia di un ragazzo bello e intelligente.
“Dove hai trovato questo uomo meraviglioso?”, chiedono le amiche. “Non vi mentirò, l’ho comprato”. Dall’occasione all’indagine, Alicia Giménez-Bartlett indaga su un mondo sommerso fatto di ricche donne e circoli privati di bei ragazzi. I suoi “uomini nudi”.
Questo romanzo nasce da una curiosità: svelare il mondo della prostituzione maschile. Ma attraverso la metafora del denudamento è l’umanità tutta che si spoglia restando scoperta e indifesa, mostrando le sue contraddizioni, le sue crudeltà e i suoi paradossi. La scrittrice si interroga sulla natura umana, attraverso i suoi personaggi, in uno scorrere continuo della narrazione. L’intero romanzo si sostiene con dialoghi, monologhi interiori e flussi di coscienza che disorientano il lettore e lo portano a cambiare costantemente il punto di vista.
Attraverso la letteratura si offre uno sguardo sul mondo e sui suoi cambiamenti: “Siamo in un momento specialissimo. La crisi economica è stata terribile e il ruolo dell’uomo e della donna è stato importante in questo cambiamento sociale. Vediamo uomini giovani che perdono il loro lavoro. Una generazione di uomini più intelligenti, più femminili che capiscono le donne.” Questo cambiamento è, però, inutile. Javier è un professore di letteratura che perde il lavoro a causa della crisi. Tutto ciò che aveva imparato nella vita non serve più. Senza il lavoro, niente ha più un senso. E se così dev’essere, perché non accettare l’offerta di lavorare in uno strip-club per donne?

Il contrappeso narrativo è Irene, direttrice di un’azienda che viene lasciata dal marito. È una donna di successo che porta con sé il peso dell’abbandono e della solitudine. Ma per lei le priorità non sono l’amore, la famiglia, la maternità. Nella sua vita il lavoro assorbe tutto, ormai. Così l’amara conclusione: “Tante donne pensano che l’amore è secondario. È questo ha portato a un cambiamento terribile. Si poteva pensare ad una storia dove le donne sono magnifiche, forti, coraggiose, con un successo estremo e buone come angeli. Ma non è così questa storia. Si trovano tante donne che non sono angeli perché il mondo non è fatto per angeli. Il mondo attualmente è una giungla. Ho avuto critiche da collettivi femministi, da comunità ecclesiastiche, da amici ma alla fine la realtà come io l’ho vista era così e non era onesto farlo in un altro modo”.
Ma vale di più la lotta sociale o la lotta femminista? In Uomini Nudi le donne sono benestanti, hanno una vita tutto sommato facile e i ragazzi sono modesti e soli. Allora che cosa viene prima? La scrittrice non ama divulgare verità, non c’è un risposta semplice. Preferisce la complessità: “Pensare, in fondo, è difficile. Essere sicuri di sé non è una qualità, dimostra una scarsa capacità di pensare”.

E Petra come sta?

A settembre uscirà l’ultima inchiesta: Il mio caro assassino. La scrittrice ha pensato a Petra in un contesto seriale, negli Stati Uniti; è stata una scrittura difficile perché “gli americani sono speciali, hanno Donald Trump”. Come inserire l’ironia, che contraddistingue la sua scrittura, mantenendo la credibilità e la verosimiglianza?
Il tema profondo è la solitudine delle donne e la loro capacità di condividere e di aggregarsi creando una mini società che funziona ed è autonoma. Gli uomini sono più soli perché non hanno questo bisogno di confidenza e vivono di relazioni semplici. Petra, infondo, preferisce queste ultime così come le preferisce la scrittrice. Spesso, racconta Alicia Giménez-Bartlett, durante le passeggiate in campagna, le capita di incontrare un contadino con il quale parla della natura e degli animali: “Stiamo parlando della stessa cosa: lui sa cos’è la vita, come lo so io. La mia preparazione intellettuale arriva a un punto comune con questo contadino che è il sapere della vita. Questa conversazione ha per me un valore umano”.

Alicia Giménez-Bartlett è una donna curiosa che ha il coraggio di leggere al di là del banale. Lella Costa ha ricordato, citando Romain Gary, come l’ironia sia una dichiarazione di dignità, ovvero “l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita”. Questa scrittrice è maestra in questo, porta con sé il lettore in situazioni inquietanti e spiazzanti senza mai mancare d’ironia. I suoi gialli sono stati definiti “tragici” ma lei non condivide questa affermazione. C’è tragicità certo perché c’è la morte. “Ma un giallo è un gioco intellettuale di piacere e la commedia e la tragedia forse non sono poi così distanti fra loro”.

V Ottino è laureata in Culture Moderne e Comparate presso l’Università di Torino