L’unica intelligenza aliena è quella del polpo
recensione di Marco Ferrari
dal numero di maggio 2017
Jim Al-Khalili (a cura di)
ALIENI
C’è qualcuno là fuori?
ed. orig. 2016, trad. dall’inglese di Giuliana Olivero
pp. 230, € 22
Bollati Boringhieri, Torino 2017
È difficile stendere un trattato scientifico sul nulla. O, meglio, su qualcosa che esiste con probabilità ignota, ma che tutti, per ragioni complesse e spesso misteriose, vorrebbero ci fosse. Questo nulla sono i cosiddetti “alieni”, entità multiformi che vanno da semplicissime forme di vita a complesse e millenarie civiltà che si spostano tra le galassie cambiando la sorte dei pianeti. La raccolta di saggi curata dal fisico e divulgatore Jim Al-Khalili affronta questo universo (per ora) incorporeo e solo desiderato con un ventaglio di proposte e analisi estremamente ampio. Sono saggi brevi di autori dalla svariata estrazione, che cercano di rispondere al (più volte ripetuto nel testo) paradosso di Fermi: “Dove sono tutti quanti?”. Anche se la certezza è impossibile, le risposte sono quanto mai diverse: si va dalle caratteristiche minime di un pianeta che potrebbe ospitare la vita, all’improbabilità delle civiltà aliene, di Matthew Cobb, alle ragioni per cui gli alieni dovrebbero farci visita (per rubarci i nostri minerali, per nutrirsi di donne e uomini?). Passando per la comparsa della vita sulla Terra (dove e come) alle speranze di trovare vita sulle lune di Giove o Saturno. Alcuni saggi, quelli dell’ultima sezione Caccia agli alieni, sono descrizioni tecniche, ma non troppo, sui metodi di ricerca di altre forme di vita, a partire dalla classica equazione di Drake, che “descrive” la probabilità delle presenza di civiltà aliene altrove nella nostra galassia. I due contributi di Sara Seager e Giovanna Tinetti contribuiscono, con qualche sovrapposizione, a chiarire con quali metodi la moderna astronomia si stia dedicando alla ricerca su altri pianeti di “anomalie” suggestive di presenza di vita.
Rapimenti alieni e non solo
Non sono però questi saggi a rispondere con maggiore soddisfazione a chi chiede se gli alieni esistano o meno e come comunicare con loro. Per questo ci si può rivolgere più proficuamente a ponderosi volumi, come Cosmic Biology. How Life Could Evolve on Other Worlds, di Louis Irwin e Dirk Schulze-Makuch (Springer, 2011), il libro della Nasa Archaeology, Anthropology, and Interstellar Communication, a cura di Douglas A. Vakoch (scaricabile gratuitamente da https://go.nasa.gov/2pefxx6) o il brillante Dove sono tutti quanti?, di Amedeo Balbi (Rizzoli, 2016, ancora il paradosso di Fermi). Per non parlare di articoli scientifici e riviste peer reviewed.
Al-Khalili ha voluto allargare l’interesse dei lettori appassionati con pezzi provocatori e sorprendenti, a volte spiazzanti, ma mai deludenti. Come il contributo di Anil Seth sull’unica intelligenza veramente aliena che conosciamo, quella del polpo, un mollusco filogeneticamente lontanissimo da noi uomini, ma che riesce a risolvere intricati problemi ingegneristici. Oppure le cronache, più psicologiche che astronomiche, delle cosiddette alien abduction (i rapimenti alieni). Il campo di interesse e analisi del fenomeno alieni si allarga ancora con saggi come quello di Andrea Sella, un ricercatore di origine italiana che guarda la chimica della vita dal punto di vista degli elementi di base e delle condizioni: un approccio che non è azzardato descrivere come esoterico. Altrettanto interessante il pezzo in cui Paul Davies, un fisico, pondera la possibilità di vita dal punto di vista della filosofia mescolata alla biologia e alla matematica (tranquilli, nessuna equazione). Cosa deve accadere perché la vita si manifesti? E, se la scoprissimo, cosa accadrebbe alla nostra visione del mondo?
Il campo diventa vasto con Johnjoe McFadden (“complice” di Jim Al-Khalili in un altro libro sulla biologia quantistica), che esplora la possibilità che la vita sia nata proprio grazie alle interazioni tra onde e particelle a un livello molto lontano da quello cellulare. E si completa con curiose analisi della vita aliena al cinema e nella letteratura fantastica. Non semplici elenchi, però, ma valutazioni critiche di come lo schermo e la fantascienza abbiano visto gli alieni in maniera differente secondo i tempi e le provenienze.
Un mosaico di spunti interessanti
Fatti salvi alcuni errori da cui il libro non è immune, specie dal punto di vista della traduzione (fa capolino un paio di volte la parola “evoluzionario”, che ricorda un personaggio dei fumetti, oppure “archeobatteri” o un improvvido “astrologi”), il libro è un’ampia e divertente analisi di quello che la specie umana ha pensato e pensa degli alieni, in qualsiasi loro forma. Non è perfetta la scelta e la cura degli scritti, perché le stesse descrizioni si ritrovano su saggi differenti (quella dei laghi di metano di Titano, per esempio, una luna di Saturno), così come è ripetuta da punti di vista differenti l’equazione di Drake. I saggi che si rincorrono, molto brevi, non coprono per intero gli argomenti, né lo vorrebbero, credo. Sembrano più domande ed elucubrazioni che risposte complete. Il suo pregio maggiore sono però i diversissimi punti di vista sulla questione alieni, che insieme costruiscono un complesso mosaico di spunti interessanti e idee sorprendenti. Il che, per un libro basato su un’idea e una speranza, è un grossissimo pregio. Un volume molto interessante, stimolante, divertente e coraggioso.
marco.pferrari@gmail.com
M Ferrari è giornalista scientifico