Storia contemporanea e produzione culturale, un legame bidirezionale
recensione di Federico Paolini
Giancarlo Poidomani
I SIMPSON E LA STORIA
Viaggio nel tempo a bordo di un divano
pp.13-204, € 19
Sironi Editore, Milano 2016
Recentemente, in occasione delle elezioni presidenziali statunitensi, quasi tutti i mezzi di informazione hanno evidenziato come la vittoria di Donald Trump fosse stata predetta da un episodio (Bart al futuro…) della serie animata I Simpson (17 dicembre 1989 – in corso, Matt Groening). Ulteriore coincidenza, nel novembre 2016 l’editore Sironi ha pubblicato questo interessante volume dedicato agli usi pubblici della storia nella sitcom a cartoni animati. L’autore, professore associato di storia contemporanea presso l’Università di Catania, riesce a leggere efficacemente i rapporti fra la celebre famiglia gialla e gli eventi storici mostrando al lettore che una materia generalmente non molto amata (non solo dagli studenti) com’è la storia contemporanea, in realtà è legata indissolubilmente a tutta la produzione culturale (alta e popolare) del XX e del XXI secolo. Si tratta di un legame di tipo bidirezionale: gli eventi della contemporaneità storica permeano la produzione culturale (si pensi alle canzoni di Woody Guthrie e di Bob Dylan, ma anche di Francesco Guccini; ai film di Ken Loach e di Stanley Kubrick, ma anche di Bernardo Bertolucci…) che, a sua volta, diventa uno dei motori degli eventi storici (ad esempio, le tappe della controcultura – dai ritrovi beat presso la libreria City Lights di San Francisco ai concerti di Woodstock e dell’isola di Wight – divenute ormai dei capisaldi della storia sociale novecentesca).
Muovendo da questa consapevolezza, Poidomani rilegge la storia (non solo) statunitense attraverso le avventure di Homer, Marge (che, sottolinea l’autore, di cognome fa Bouvier, proprio come Jacqueline Kennedy) e dei loro figli Bart, Lisa, Maggie. Così, nel primo capitolo, trovano spazio riflessioni sul mestiere di storico e sull’uso delle fonti (nell’episodio Il colore giallo, Lisa si cimenta con le ricerche «senza scrittura» condotte dalla oral history, che ha contribuito a rinnovare profondamente la storia sociale), nonché sul ruolo propagandistico della narrazione storica (la puntata Lisa l’iconoclasta che sembra rileggere le tesi sull’invenzione della tradizione espresse da Eric Hobsbawm e Terence Ranger). Il protagonista del secondo capitolo è il Novecento simpsoniano, la cui periodizzazione inizia con gli anni Venti (quelli ruggenti del proibizionismo…) e si dipana attraverso i due conflitti mondiali, la guerra del Vietnam e l’evoluzione della controcultura hippie. Il terzo capitolo è dedicato alle crisi novecentesche, a cominciare dallo scandalo del Watergate per proseguire con la guerra fredda, il rapporto tra i processi di mondializzazione e il declino degli Stati Uniti (La fobia di Homer, dedicato ai problemi delle delocalizzazioni industriali) e la complessità del tempo presente (il terrorismo, il ruolo delle potenze emergenti, la crisi economica globale…). Il volume si chiude con un’utile appendice che contiene alcune schede sui principali personaggi storici citati negli episodi della serie e l’elenco delle puntate citate nel libro.
Per concludere, un libro da leggere con molta attenzione (poiché dietro ad una scrittura scorrevole si celano molteplici livelli di lettura) e da cui trarre ispirazione per nuove analisi storiche… Venticinque anni dopo la fine del mondo bipolare, è ormai tempo che una nuova storiografia – assai meno prona all’uso politico della storia e alle narrazioni care alle élite, nonché molto più attenta alle dinamiche sociali – si metta in marcia.
federico.paolini@unina2.it
F Paolini insegna storia globale del mondo contemporaneo alla Seconda Università di Napoli