Traboccante entusiasmo cinefilo
recensione di Matteo Pollone
dal numero di novembre 2016
Mauro Marchesini
LA FINESTRA SUL CORTILE
Intimità violate, cattivi pensieri
si.p., € 12
Edizioni di Cineforum, Bergamo 2016
Apparentemente è la classica monografia dedicata a un singolo film: un saggio che parte dalla scheda tecnica e dalla sinossi dell’opera per concludersi con una breve rassegna critica. Sfogliandolo più attentamente, però, non sono pochi i segnali che mettono subito in luce come il volume contenga un approccio meno ortodosso al capolavoro di Hitchcock La finestra sul cortile (Rear Window), datato 1954 e interpretato da James Stewart e Grace Kelly. Prima di tutto, se ci si ferma all’indice, ci si accorge che i titoli dei capitoli (Preambolo: Alfred cerca i giacimenti; Una notte afosa un perditempo; Cauto elogio dello scrutatore; Il fidanzato di gesso; Sette enigmi da camera; A tu per tu con l’oracolo) rimandano a toni non così rigorosamente analitici. Chi ha avuto occasione di leggere l’altra monografia scritta da Marchesini, uscita vent’anni fa, dedicata al grande regista inglese (L’ombra del dubbio. Cinque trame per Alfred Hitchcock, Le Mani, 1996, versione definitiva del precedente La carta del cattivo: Alfred Hitchcock e l’ombra del dubbio, Lubrina, 1993) sa che l’autore ama talvolta concedersi grandi libertà nell’ideazione e nella stesura dei suoi saggi.
Senza spingersi ai livelli del libro del 1996 (di fatto, un’opera di narrativa) Marchesini si conferma anche questa volta un analista imprevedibile e originale, anti-metodologico ma non per questo poco rigoroso. Certamente Marchesini propone una dissezione scrupolosa di La finestra sul cortile, ma basta sfogliare le quattro pagine fitte che contengono l’elenco dei film citati per accorgersi che l’insieme di riferimenti messi in campo va molto oltre il film analizzato. Come sottolineato anche nella prefazione di Gian Piero Brunetta, se Alfred Hitchcock è uno degli autori su cui si è più scritto, in Italia e altrove, La finestra sul cortile è a sua volta uno dei titoli più frequentati da studiosi, accademici, critici e appassionati, anche in virtù dei film che, nel corso degli anni, gli sono stati debitori (basti citare i thriller di Brian De Palma che Marchesini naturalmente non dimentica di nominare). Senza ignorare la corposa bibliografia che lo precede, anzi rendendone puntualmente conto lunga tutta la durata del volume, l’autore decide però di iniziare affrontando il breve racconto di Cornell Woolrich da cui il film è tratto, consapevole del fatto che «forse non è stato ancora indagato a sufficienza il modo con cui Hitchcock individuava i soggetti da portare sullo schermo».
Ovvio, sarebbe scorretto dire che La finestra sul cortile. Intimità violate, cattivi pensieri offre una lettura inedita del capolavoro hitchcockiano, date le migliaia di pagine che precedono questa pubblicazione. Ma è corretto invece sottolineare come l’autore si ponga, nei confronti del film e della bibliografia a esso dedicata, in maniera critica, problematizzando le analisi e le testimonianze, cercando di interrogare l’opera non per solidificare le certezze già acquisite ma per far emergere ulteriori domande o contraddizioni spesso senza risposta. Questo approccio arriva a lambire, nell’ultima parte del volume, persino il testo sacro della pubblicistica dedicata al «maestro del brivido»: la pionieristica intervista di François Truffaut, pubblicata nel 1966. Marchesini estende la sua analisi minuziosa anche alle parole dei due registi, a quelle sul film e a quelle, più in generale, di tutto il libro. Paradossalmente – ma la scelta è comprensibile – è sul valore metafilmiico dell’opera che Marchesini si sofferma meno. Proprio perché è l’aspetto più indagato, Marchesini sembra volerlo dare quasi per acquisito, dimostrandosi soprattutto a suo agio, come il titolo del libro suggerisce, con una forte impostazione di natura psicoanalitica. Infine, qualche parola va spesa sullo stile adottato dall’autore. Saggista originale, come abbiamo detto, Marchesini è una voce che mescola con grande maestria la terminologia specifica dello studioso al tono spesso informale, quando non divertito, del critico. Come già in altri libri dedicati a Robert Altman, a Jerry Lewis o a François Truffaut, questo fa sì che al lettore venga restituita, vivida, l’immagine di una passione che a stento riesce a rimanere confinata all’interno degli strumenti dell’analisi. Libro generoso, traboccante di entusiasmo cinefilo, La finestra sul cortile. Intimità violate, cattivi pensieri è prezioso soprattutto per questo: racconta di Hitchcock, di Truffaut, di Woolrich, di Stewart e di Grace Kelly. Ma sa anche raccontare di sé. Di uno sguardo che si è posato centinaia di volte su quelle immagini e non ha mai smesso di amarle.
matteo.pollone@unito.it
M Pollone insegna storia delle teoriche del cinema all’Università di Torino