Olivier Bourdeaut: Aspettando Bojangles, il mio omaggio all’amore folle

Una storia d’amore con una gru dagli occhi rossi

intervista di Tiziana Merani

Olivier Bourdeaut
ASPETTANDO BOJANGLES
traduzione di Roberto Boi
pp. 141, euro 12,75
Neri Pozza, Milano 2016

Aspettando BojanglesOlivier Bourdeaut, autore che si è rivelato l’anno scorso in Francia col libro En attendant Bojangles, arriva in Italia, edito da Neri Pozza e tradotto da Roberto Boi con un romanzo che mette d’accordo critica e lettori, stupendoli entrambi. Lo stupore e la delizia nella lettura di Aspettando Bojangles nascono dal senso di levità e di allegra follia di cui è intrisa la storia.

Sin dalle prime righe, quando il giovane protagonista racconta i mestieri del padre – da cacciatore di mosche con arpione ad apritore di garage – si ha la certezza che il viaggio intrapreso col libro non si rivelerà deludente.  A dispetto di ciò che si potrebbe immaginare, leggendo di un papà che fa ginnastica a ritmo di sorsate di gin tonic, di una mamma che trascorre le giornate ballando e non viene mai chiamata con lo stesso nome, di una gru dagli occhi rossi che si aggira nell’appartamento oscillando il lungo collo nero, a dispetto delle fughe in Spagna, delle pagine piene di sole e musica (sempre la stessa musica, Mr Bojangles, suonato e ballato a ritmi compulsivi), questo non è un libro surreale ma una storia d’amore.

Si amano, i genitori del ragazzo, dal primissimo istante. Di amore incondizionato, l’uno per l’altra, vivranno Georges e compagna, ma illimitato è anche l’amore del figlio verso gli eccentrici genitori, al punto di chiedersi come facciano gli altri bambini a vivere senza i suoi genitori. Il ragazzo, infatti, trasformerà difetti e stramberie in rare e ideali qualità, e assisterà alle esibizioni di papà e mamma con sguardo stupefatto e appagato, come di fronte a uno spettacolo pirotecnico allestito da una coppia di acrobati. E in un certo senso, personaggi di un mondo irreale imprigionati nella realtà, Georges e consorte sopravvivono grazie alle loro acrobazie. Dai luoghi si può fuggire, le regole si possono ignorare e i tiranni sbeffeggiare, ma soltanto se si è folli, perché la follia qualche volta appare come una strada veloce verso la felicità.

Scritto con mano leggera e attenta, Aspettando Bojangles è un libro che si legge con una piega sulle labbra, una piega che tende all’alto e diventa un sorriso che non si spegne nemmeno quando il lettore riconosce la strada imboccata dalla storia e la sua inevitabile destinazione.

Olivier Bourdeaut – “In ogni romanzo resta la nostra polvere”

Nato nel 1980 a Nantes, in una casa che guardava l’oceano atlantico e dove il rumore delle onde sostituiva quello dei programmi televisivi, prima di diventare scrittore, Bourdeaut è stato un disastroso agente immobiliare, il tuttofare di una casa editrice di libri scolastici e un raccoglitore di fior di sale da Guérande a Croisic.

Nella pagina che precede l’inizio del libro, lei ha scritto che questa è la ‘storia della sua vita con alcune menzogne a dritto e a rovescio, perché la vita spesso è così’. Che cosa voleva dire? Davvero questa storia la riguarda personalmente?

No, assolutamente. La storia della mia vita non ha nulla a che vedere, in realtà, con quella dei personaggi di cui racconto. E tuttavia in ogni romanzo resta la nostra polvere. Qualcosa dell’autore che s’insinua tra le pieghe della narrazione.

Il suo è stato descritto come un romanzo leggero. Delicato, sicuramente, ma, per i temi che esplora, non esattamente leggero. L’idea è ispirata a qualcuno che conosce o è completamente frutto della sua fantasia?

No, è decisamente frutto della mia fantasia. Riguardo al tipo di romanzo, ho notato che a seconda del lettore il giudizio cambia. Alcuni lo giudicano un romanzo leggero, altri lo hanno percepito in modo diverso e lo definiscono profondo. Credo l’interpretazione dipenda dalle esperienze che abbiamo avuto nella nostra vita.

Perché Bojangles? Cosa rappresenta per lei questo brano?

Un paio di settimane prima di iniziare a scrivere il libro, ho scoperto questa canzone nella versione cantata da Nina Simone. Era un periodo della mia vita in cui mi sentivo scontento, insoddisfatto, e ho iniziato ad ascoltare il pezzo ogni giorno, più volte. Possiamo dire che la canzone ha ispirato il libro…

Un libro che è un omaggio all’amore folle?

Assolutamente. È proprio così.

Nel romanzo la malattia ha due facce: quella della felicità e quella dell’angoscia. Alla fine però la prima sembra soccombere alla seconda. Possiamo dire che la nostra società, con le sue regole e i suoi giudizi, rende la vita difficile a quelli che vorrebbero vivere in modo diverso, fuori dagli schemi?

Sì, esattamente. Credo che sia giusto, però, che il 90 per cento delle persone sia pragmatica. Ma è anche necessario che esista quel 10 per cento di persone che vivono al di fuori delle convenzioni.

Ci dice che tipo di romanzi legge?

Leggo tantissimo, cose diverse. Tra gli scrittori che prediligo ci sono Truman Capote, John Scott Fitzgerald, e un autore francese, Antoine Blondin. Uno dei miei romanzi preferiti in assoluto è proprio Colazione da Tiffany di Capote.

L’atmosfera del libro infatti è un po’ quella di certi romanzi di Fitzgerald.

Sì, precisamente. Le storie sono diverse ma l’atmosfera è quella…

I protagonisti del suo romanzo non hanno la televisione. E lei?

Ho vissuto sino a 18 anni senza guardarla. A casa dei miei genitori non l’avevamo. Poi, andando via di casa, mi sono ritrovato a vivere in posti diversi dove la televisione era presente e per me, essendo una novità, è iniziato un periodo in cui ne guardavo moltissima. Ma tuttora ritengo sia meglio farne a meno…

In un passaggio del libro, un amico di famiglia consiglia al giovane protagonista di evitare due categorie di persone, i vegetariani, che forse erano cannibali in una vita precedente, e i ciclisti di professione, che per il berretto a forma di supposta e gli osceni pantaloncini che indossano, non avrebbero le rotelle a posto. Perché proprio queste due categorie?

A dire il vero non so perché ho scelto loro. In realtà non ho nulla contro i vegetariani e nemmeno contro i ciclisti.

Cosa sta scrivendo in questo momento?

Un nuovo romanzo di circa cinquecento pagine, una storia poetica che parla di un incontro tra due uomini molto diversi tra loro nelle saline della Guérande, in Bretagne, un luogo molto poetico. Si tratta di un libro più ruvido e più contemporaneo rispetto a Bojangles. Ma mi auguro che sia altrettanto strano e divertente.